Archivio | giugno 2024

NOVENA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’(dal 22 al 30 giugno)

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NOVENA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’

O Sangue Preziosissimo, sorgente di vita eterna, prezzo e motivo dell’ universo, bagno sacro delle nostre anime, che difendi senza sosta la causa degli uomini presso il Trono della suprema Misericordia, io Ti adoro profondamente.

Io vorrei, se possibile, compensare le ingiurie e gli oltraggi che ricevi continuamente da parte degli uomini, soprattutto da parte di quelli che osano bestemmiare.

Chi potrebbe non benedire il Sangue così Prezioso, non essere infiammato d’amore per Gesù che l’ha versato?

Cosa sarei diventato se non fossi stato riscattato da questo Sangue Divino, che l’Amore ha fatto uscire fino all’ultima goccia dalle vene del mio Salvatore?

O Amore immenso, che ci hai donato questo balsamo di salvezza!

O balsamo inestimabile, che provieni dalla sorgente di un amore infinito!

Io ti scongiuro, che tutti i cuori e tutte le lingue Ti lodino, Ti benedicano e Ti rendano grazia, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così sia.

 

Padre nostro…

Ave Maria…

Gloria al Padre…

Concludere con la recita delle Litanie al Preziosissimo Sangue.

Questa preghiera è da recitarsi per nove giorni consecutivi, e si raccomanda di assistere almeno ad una Messa durante il tempo della Novena.

 

 

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’

Signore, pietà. Signore, pietà
Cristo, pietà. Cristo, pietà
Signore, pietà. Signore, pietà
Cristo, ascoltaci. Cristo ascoltaci
Cristo, esaudiscici. Cristo, esaudiscici

Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi
Figlio redentore del mondo, Dio, abbi pietà di noi
Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi

Sangue di Cristo, Unigenito dell’eterno Padre, salvaci
Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato, “
Sangue di Cristo, della nuova ed eterna alleanza, “
Sangue di Cristo, scorrente a terra nell’agonia, “
Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione,
Sangue di Cristo, stillante nella coronazione di spine,
Sangue di Cristo, effuso sulla croce,
Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza,
Sangue di Cristo, senza il quale non vi è perdono,
Sangue di Cristo, nell’Eucaristia bevanda e lavacro delle anime,
Sangue di Cristo, fiume di misericordia,
Sangue di Cristo, vincitore dei demoni,
Sangue di Cristo, fortezza dei martiri,
Sangue di Cristo, vigore dei confessori,
Sangue di Cristo, che fai germogliare i vergini,
Sangue di Cristo, sostegno dei vacillanti,
Sangue di Cristo, sollievo dei sofferenti,
Sangue di Cristo, consolazione nel pianto,
Sangue di Cristo, speranza dei penitenti,
Sangue di Cristo, conforto dei morenti,
Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori,
Sangue di Cristo, pegno della vita eterna,
Sangue di Cristo, che liberi le Anime del purgatorio,
Sangue di Cristo, degnissimo di ogni gloria ed onore,

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi
Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue. E ci hai fatti regno per il nostro Dio

PREGHIAMO
O Padre, che nel Sangue prezioso del tuo unico Figlio hai redento tutti gli uomini, custodisci in noi l’opera della tua misericordia, perché celebrando questi santi misteri otteniamo i frutti della nostra redenzione.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

20 giugno: MADONNA DELLA CONSOLATA

MADONNA DELLA CONSOLATA

Innamorati di Maria

PATRONA DI TORINO

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La devozione torinese verso la Consolata, Patrona dell’ Arcidiocesi, è certamente la più sentita oltre ad essere la più antica. Nella storia remota sull’origine del Santuario troviamo l’anziano Re Arduino di Ivrea che, ritiratosi nell’Abbazia di Fruttuaria, ebbe in sogno disposizione dalla Madonna, insieme a S. Benedetto e S. Maria Maddalena, di costruire tre chiese a lei dedicate: la Consolata, Belmonte nel Canavese e Crea nel Monferrato. Nel 1104 la Vergine apparve anche ad un cieco di Briancon, Giovanni Ravachio, a cui disse di recarsi a Torino dove, trovando un quadro che la rappresentava, avrebbe acquistato la vista. Messosi in viaggio per un momento gli si aprirono gli occhi presso Pozzo Strada, oggi vi sorge la parrocchia dedicata alla Natività di Maria, e vide da lontano il campanile di S. Andrea (antico titolo del Santuario). Giunto finalmente alla meta, scavando, trovò l’immagine della Vergine e acquistò la sospirata vista. Probabilmente l’icona era stata nascosta durante l’imperversare dell’eresia del vescovo iconoclasta Claudio, affinché non fosse distrutta. Accorse il vescovo Mainardo, allora residente a Testona di Moncalieri e la miracolosa immagine venne ricollocata con i dovuti onori. Quest’effige oggi non esiste più mentre vi è nella parte bassa del Santuario la cappella sotterranea detta “delle Grazie”.

Il complesso abbaziale di S. Andrea era retto dai benedettini che vi avevano trovato rifugio a causa delle scorribande saracene. Della loro presenza ci restano il millenario imponente campanile in stile romanico-lombardo. Ai benedettini subentrarono poi i Cistercensi Riformati. Il quadro oggi venerato è invece dono del Cardinale Della Rovere (il costruttore del Duomo) ed è attribuito ad Antoniazzo Romano. Opera della fine del XV secolo si ispira alla Madonna del Popolo di Roma. La devozione della città verso la Vergine fu sempre accompagnata a quella della Casa Regnante. I Savoia furono attenti ai vari interventi costruttivi facendo sì che vi lavorassero i migliori artisti al loro servizio. La devozione della città verso la Vergine Consolata è rimasta costante nei secoli, il popolo con i suoi sovrani vi si raccoglieva in preghiera sia nelle occasioni felici, sia in quelle infauste: centinaia di ex-voto lo testimoniano. Tra i vari avvenimenti che videro la Consolata particolarmente invocata, ricordiamo l’assedio alla città da parte dei francesi nel 1706. Torino resistette eroicamente per mesi agli attacchi del forte esercito nemico. Nel 1835 durante l’epidemia di colera, in ringraziamento per il limitato numero di vittime fu eretta all’esterno del Santuario una colonna con la statua della Vergine. Nel 1852 lo scoppio della vicina polveriera di Borgo Dora vide Paolo Sacchi, novello Pietro Micca, scongiurare la tragedia. Il vicino ospedale del Cottolengo subì gravissimi danni, tra le macerie restò illesa un’immagine della Consolata e fortunosamente non si registrò alcuna vittima.

Anche durante le due guerre mondiali i torinesi si rivolsero alla loro Patrona: centinaia di spalline militari, croci di guerra, un’edicola all’esterno e una lapide all’interno celo ricordano. Il Santuario fu meta di numerosi santi, tra gli altri ricordiamo S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales, S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, Don Bosco che portava qui i suoi ragazzi dal vicino Valdocco, S. Giuseppe Cafasso, qui si venerano le sue spoglie, S. Leonardo Murialdo che fuori dal portone faceva la questua per le sue opere, S. Ignazio da Santhià si raccoglieva lungamente in preghiera durante il suo giro in città prima di salire al Monte, il Beato Pier Giorgio Frassati vi sostava per la Messa prima di recarsi nelle soffitte dai poveri, S. Giuseppe Marello vi fu miracolato da ragazzo, la Beata Enrichetta Dominici del vicino Istituto S. Anna, il Venerabile Pio Brunone Lanteri fondatore degli Oblati di Maria Vergine che nell’800 ressero il Santuario. La festa si celebra, preceduta dalla solenne novena, il 20 giugno. Al tramonto del sole la statua argentea viene condotta in processione per le vie del centro cittadino. Migliaia di fedeli la seguono preceduti da tutti i religiosi e le religiose della città, da tutte le confraternite e dalle associazioni cattoliche di volontariato. Il Cuore pulsante della Diocesi il Santuario è un’oasi, in pieno centro cittadino, per temprare lospirito. Le celebrazioni si susseguono quasi ininterrottamente tutti i giorni e numerosi sacerdoti sono sempre presenti per riconciliare con Dio chiunque lo desidera.

Autore: Daniele Bolognini

E’ bello pregare Maria meditando che la consolata da Dio
è più che mai la Consolatrice nostra

“V

Oppresso dalla tribolazione, gemendo e piangendo
sotto il peso delle mie miserie
a Te ricorro o Beatissima Vergine Maria.
Tu sei in cielo la Regina degli Angeli e dei Santi
ma qui in terra Tu vuoi essere la Madre delle consolazioni.
Tu sei la Consolata ed io
tuo figlio
benchè indegno voglio essere consolato.
Io non ti chiedo onori, o Maria,
non piaceri, non ricchezze, io ti chiedo consolazione.
O Maria dolcissima, tu sai il modo,
tu conosci la via per esaudirmi
in Te pienamente mi affido.
Dì una parola a quel Gesù che con tanto amore
tieni fra le tue braccia
ed io gusterò la gioia del conforto.
Da te consolato, o Maria, e dal tuo divino Figlio,
io porterò in pace le mie stesse tribolazioni.
Mi sarà facile il soffrire, mi sarà dolce il morire
e come sarò giunto ai piedi del tuo trono
io canterò senza posa in eterno
le tue misericordie.
Amen
(3 Ave Maria)

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18 giugno: Madonna della Pace

Madonna della Pace
1482
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Il 18 ottobre del 1482 tra gli abitanti delle due comunità di Albisola e Stella (SV) si svolse una violenta lite e si arrivò ben presto all’uso delle armi. Il motivo del contenzioso fu legato per lo più ai confini territoriali e del pascolo e, come descrivono numerosi documenti dell’epoca, cercarono di sedare l’imminente rivolta le più alte cariche politiche e religiose dell’epoca. I tentativi di pacificazione avviati dai due podestà di Savona e Varazze, dal Senato della Repubblica di Genova e dal vescovo di Savona furono totalmente inutili tanto che le due comunità arrivarono alla scontro armato diretto.

Secondo la tradizione orale, tramandata ancora oggi, sul campo di battaglia apparve però all’improvviso all’orizzonte una nube luminosa e nel mentre si udì per tre volte, da una “voce dolcissima” come racconta la leggenda paesana, la parola “Pace”. Le due comunità che videro nel fatto un “intervento miracoloso” della Vergine Maria cessarono la battaglia e le ostilità, giurando e mantenendo nel tempo la pace tra i borghi vicini.

Sul luogo del presunto evento miracoloso fu edificata in seguito una piccola cappella, corrispondente all’odierna cripta del santuario, e nel 1578 fu edificato l’attuale edificio per il continuo afflusso di devoti intitolandolo proprio alla Madonna della Pace.

Il santuario verrà consacrato dal vescovo della diocesi di Noli il 22 ottobre del 1716. Poco dopo la sua edificazione la sua gestione fu affidata prima al clero secolare, in seguito ai Conventuali Riformati, congregazione riformata dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, e dal 1628 al 1805 fu invece proprietà dell’Ordine di Sant’Agostino. A partire da tale data, dove la Liguria subì la dominazione francese di Napoleone Bonaparte, la chiesa divenne proprietà del Comune di Albisola che nel 1820 affidò l’edificio religioso agli Osservanti Riformati di San Francesco d’Assisi.

Tra il 1884 e il 1907 contrasti tra l’ordine religioso francescano e il Comune porteranno i primi a lasciare il santuario e affidando pertanto la struttura ai Redentoristi fino al 1914; da tale data il santuario viene abbandonato da quest’ultimi divenendo così luogo di rifugio dei profughi della prima guerra mondiale dalle terre irredente.

Al termine del primo conflitto bellico, nel 1919, la proprietà passò ai Padri Dehoniani che stabilirono al santuario la sede del locale convento e del loro noviziato per aspiranti religiosi e missionari.

 

 

Preghiera semplice

 

O Signore

fà di me un strumento della tua pace

dov’è odio ch’io porti l’amore

dov’è offesa ch’io porti il perdono

dov’è discordia ch’io porti l’unione

dov’è dubbio ch’io porti la fede

dov’è errore ch’io porti la verità

dov’è disperazione ch’io porti la speranza

dovè la tristezza ch’io porti la gioia

dov’è tenebra ch’io porti la luce.

Oh! Maestro fà ch’io non cerchi tanto

di essere consolato quanto di consolare

di essere compreso quanto di comprendere

di essere amato quanto di amare.

Poichè è dando che si riceve

perdonando che si è perdonati

morendo che si rinasce a Vita Eterna.

(S. Francesco d’Assisi)

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Miracoli a Milano durante la II guerra mondiale…

Scoppiata la guerra, il Prevosto di una parrocchia di Milano, Monsignor Mario Svampa, sacerdote devotissimo della Madonna, indice frequenti incontri di preghiera, vuole che la medaglia della Madonna Miracolosa sia appesa sulle imposte di tutte le case ed invita i fedeli a pregarla ogni giorno perchè ci protegga.

Il primo bombardamento sull’Italia avviene a Milano

La notte di domenica 17 giugno 1940 la Francia compie il primo bombardamento sull’Italia.
È notte fonda, l’una e venti minuti: un terribile boato, un rumore as­sordante ci scuote nel sonno; un fuggire precipitoso nelle cantine e nei rifugi. Aerei francesi sorvolano Milano e nell’intento di colpire le case minime di Vialba, scambiate per caserme militari, sganciano numerose bombe sul territorio della Parrocchia.

Alcune bombe cadono sull’asilo parrocchiale. Le due ali dell’edificio sono rase al suolo; della parte centrale, dove al piano superiore dormo­no le Suore, rimane solo la parete esterna.

I fatti miracolosi
Le Suore, svegliate dal tremendo scoppio, invocano: “Maria Ausilia­trice, salvaci!” e sono salve, appendendosi alle finestre pericolanti per­chè il pavimento delle stanze è crollato. Solo il tratto di pavimento oc­cupato dal letto di Suor Rosa Panzeri, malata di cuore, resta inspiega­bilmente attaccato alla parete.

santua4 maria auxLa bomba che colpisce di striscio la cappella, ne provoca il crollo e scava una voragine tra la Chiesetta e la colonnina del cortile su cui è posta la statua della Madonna. Nonostante il terribile spo­stamento d’aria provocato dalla bomba esplosa, la statua di Maria Ausiliatrice, collocata sulla colonna senza alcun sigillo, non subisce il minimo spostamento. Blocchi di muro sfiorano la sta­tua e vanno a sfondare il muro della casa retrostante.

Dal fienile della cascina adiacente all’asilo, viene invece scaraventato a terra, dall’altezza di cinque metri, un uomo di fatica, che dopo aver prestato servizio presso un contadino che lo assumeva a giornata, vi dor­miva la notte. Luigi, rialzatosi incolume, sente le invocazioni di aiuto delle Suore, prende una scala a pioli e, oltrepassato il muro di cinta crol­lato, camminando pericolosamente rasente alla voragine, mette in sal­vo le suore che sono terrorizzate, ma vive. È il giovane soldato Guido Moretti, in congedo per motivi di salute, che soccorre le Suora malata. Cessato il bombardamento, insieme ai sacerdoti, molti parrocchiani si precipitano all’asilo.

Sotto le macerie della cappella, Mons. Mario Svampa e Mons. Fe­derico Tettamanti, accorsi immediatamente, ricercano affanno­samente l’Ostia Consacrata e la ritrovano dopo più di un’ora di ricerche, intatta, sepolta tra i massi, lontano dalla pisside che la custodiva, ridotta in frantumi…

Tremanti di gioia e di meraviglia, la portano al sicuro nel tabernacolo della chiesa parrocchiale.

La Via Aldini è ricoperta di vetri che lo scoppio ha infranto in tutte le case. Ma tutti sono salvi! Sono salvi anche gli abitanti delle Case Mi­nime cui erano destinate le armi micidiali.

Altre bombe cadute nell’orto, dietro l’asilo, restano inesplose così pure quelle capitate nel piccolo cimitero, situato al posto delle odierne pisci­ne di Via Graf e in Via Zoagli.

Tre bombe cadono all’Ospedale Sacco, di fronte al terzo padiglione che ospita circa trecento ammalati di tubercolosi. Restano conficcate nel ter­reno inesplose. Un’edicola alla Madonna viene eretta sul luogo a ricordo. Tutti riconoscono l’intervento miracoloso di Dio per intercessio­ne della Madonna Ausiliatrice!

Vengono indette celebrazioni di ringraziamento a Dio e alla Vergine San­tissima e, la domenica seguente ai fatti, la Superiora delle Suore del Pre­ziosissimo Sangue, cui era affidata la cura dell’asilo-oratorio, Suor Car­mela Sala riceve, nella S. Comunione, la piccola Ostia Miracolosa.

Finita la guerra, i nostri soldati reduci dai fronti, portano in trionfo, la Statua Miracolosa di Maria Ausiliatrice, per le vie della parrocchia. La Statua miracolosa della Madonna Ausiliatrice che si trovava nel cortile è ora collocata sopra l’altare nella Cappella Santuario.

santua5 maria auxEntrando nel santuario, a sinistra, alta sulla parete, una lapide in mar­mo ricorda i fatti del 17 giugno 1940: sulla parete opposta si può legge­re il decreto del Cardinal Ildefonso Schuster che dichiara la cappella Santuario Mariano.

Una scheggia di bomba è affissa ad un legno.

Anche oggi, a buon diritto, il piccolo Santuario di Via Aldini può essere considerato il Santuario Mariano del Decanato Quarto Og­giaro.

Ogni giorno feriale, nelle prime ore del mattino, nella Cappella Santua­rio viene celebrata la Santa Messa; le Suore ed alcuni fedeli innalzano a Dio e alla Madonna la lode di gloria e di ringraziamento.

Ogni terza domenica del mese i fedeli si raccolgono per adorare Gesù Eucaristia e al quarto venerdì per innalzare alla Madre di Dio la pre­ghiera a lei gradita: il Santo Rosario.

Tratto da: “NOTTE DI MIRACOLI A MILANO” dell’autrice Narcisa Boniardi.

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15 giugno: SANTA GERMANA

SANTA GERMANA COUSIN

Pibrac, Francia, 1570 circa – 15 giugno 1601

SANTA GERMANA COUSIN

Nata nel 1570 in un piccolo villaggio a pochi chilometri da Tolosa da modestissimi operai, restò per tutta la vita una povera pastorella. Con una malformazione congenita all’arto superiore destro e una costituzione gracile, si ammalò ben presto di scrofolosi che portò con sé quale cronica sofferenza per tutti i suoi anni. Perse la madre poco tempo dopo la nascita, il padre si risposò e in casa fu isolata. Fu mandata a pascolare le greggi e quasi sempre doveva dormire nella stalla. Tutto questo veniva però accettato con estrema umiltà e non le impediva di esercitare tanta carità nei confronti dei compagni, per lo più giovani pastori e pastorelle. Grande era la sua fede costruita intorno a quel poco che su Dio e sulla Madonna aveva appreso in parrocchia. Ogni giorno andava a Messa, ogni giorno recitava il Rosario e l’Angelus. Gli abitanti di Pibrac, il villaggio natale, la chiamavano perciò «la bigotta» e la dileggiavano. Ma Germana sopportava tutto con umiltà . Una mattina il gregge non uscì dall’ovile; Germana non andò in Chiesa. Era morta silenziosamente quasi addormentandosi nella pace eterna il 15 giugno 1601. Dopo la morte, per sua intercessione si verificarono numerosissimi miracoli. Tutta Pibrac e in seguito tutta la Francia le portarono grande devozione. (Avvenire)

PREGHIERA A SANTA GERMANA

(tradotta dal francese)

Ricordati, o dolcissima Germana,
dei
tuoi fratelli e delle tue sorelle che gem
ono
e
che soffrono
in questa valle di lacrime.

Ricordati che sperano in te,
che aspettano da te soccorso nelle loro prove,

consolazione nel loro dolore.

Ricordati che anche tu hai sofferto,
che anche
tu hai
pianto,
che anche
tu hai
sperimentato la povertà,
l’isolamento, l’umiliazione e la sofferenza.

E ora, nella tua gloria, ricordati delle nostre miserie;

nella tua potenza, ricordati delle nostre infermità;

nella tua felicità, ricordati delle nostre lacrime.

Insegnaci alla scuola della tua dolcezza,
la tua pazienza, la tua fede, il
tuo amore.

E al momento di lasciare questo mondo,

accoglieteci nella patria eterna.


DEVOZIONE AL SACRO CAPO DI GESU’

 

DEVOZIONE AL SACRO CAPO DI GESU’
Imprimatur: 2 settembre 1926 Edm. Can. Surmont V.G. – Inghilterra

Sacro CapoQuesta devozione è riassunta nelle seguenti parole dette dal Signore Gesù a Teresa Elena Higginson il 2 Giugno 1880:

“ Vedi, o figlia prediletta, sono rivestito e schernito come un pazzo nella casa dei miei amici, sono messo in derisione, Io che sono Dio di Sapienza e di Scienza. A Me, Re dei re, l’Onnipotente, si offre un simulacro di scettro. E se vuoi contraccambiarmi, non potresti fare di meglio che dire che si faccia conoscere la devozione su cui ti ho così sovente intrattenuta.

Desidero che il primo venerdì seguente la festa del mio Sacro Cuore sia riservato come giorno di festa in onore del mio Sacro Capo, quale Tempio della Divina Sapienza e mi sia offerta una pubblica adorazione per riparare a tutti gli oltraggi e peccati che vengono continuamente commessi contro di Me.” E ancora: “E’ immenso desiderio del mio Cuore che il mio Messaggio di salvezza sia propagato e conosciuto da tutti gli uomini.”

In altra occasione Gesù disse: “ Considera l’ardente desiderio che provo di vedere il mio Sacro Capo onorato, così come ti ho insegnato.”

Dice Teresa: “ Nostro Signore e la sua Santa Madre considerano questa devozione come un potente mezzo per riparare l’oltraggio che fu fatto a Dio Sapientissimo e Santissimo quando fu coronato di spine, preso in derisione, disprezzato e rivestito come un folle. Sembrerebbe ora che queste spine stiano per fiorire, voglio dire che Egli desidererebbe attualmente essere coronato e riconosciuto come la Sapienza del Padre, vero Re dei re. E come nel passato la Stella condusse i Magi da Gesù e Maria, in questi ultimi tempi il Sole di Giustizia deve condurci al Trono della Trinità Divina. Il Sole di Giustizia sta per sorgere e noi lo vedremo nella Luce del Suo Volto e se ci lasciamo guidare da questa Luce, Egli aprirà gli occhi della nostra anima, istruirà la nostra intelligenza, darà raccoglimento alla nostra memoria, nutrirà la nostra immaginazione di una sostanza reale e vantaggiosa, guiderà e farà piegare la nostra volontà, ricolmerà il nostro intelletto di cose buone ed il nostro cuore di tutto quel che esso possa desiderare.”

Se non abbiamo la fede non possiamo né amare né servire Dio. Ancora adesso l’infedeltà, l’orgoglio intellettuale, la ribellione aperta contro Dio e la sua Legge rivelata, l’ostinazione, la presunzione riempiono gli spiriti degli uomini, li sottraggono al giogo sì dolce di Gesù e li legano con le catene fredde e pesanti dell’egoismo, del proprio giudizio, del rifiuto a lasciarsi condurre al fine di governarsi da soli, da cui deriva la disobbedienza a Dio e alla Santa Chiesa.

Allora lo stesso Gesù, verbo Incarnato, Sapienza del Padre, che si è reso obbediente sino ala morte di Croce, ci dà un antidoto, un elemento che può riparare, ripara e riparerà in tutti i modi e che ripagherà al centuplo il debito contratto verso la Giustizia Infinita di Dio. Oh! Quale espiazione si potrebbe offrire per riparare una tal offesa? Chi potrebbe pagare un riscatto sufficiente a salvarci dall’abisso?

Guardate, ecco una Vittima che la natura disprezza: il Capo di Gesù coronato di spine!”

Sia benedetto il Sacro Capo di Gesù. Ora e sempre. Amen.

PREGHIERA QUOTIDIANA AL SACRO CAPO DI GESU’

O Sacro Capo di Gesù, Tempio della Divina Sapienza, che guidi tutti i moti del Sacro Cuore, ispira e dirigi tutti i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni.

Per le tue sofferenze, o Gesù, per la tua Passione dal Getsemani al Calvario, per la corona di spine che straziò la tua fronte, per il tuo Sangue prezioso, per la tua Croce, per l’amore e il dolore di tua Madre, fai trionfare il tuo desiderio per la gloria di Dio, la salvezza di tutte le anime e la gioia del tuo Sacro Cuore. Amen.

 

13 giugno: SANT’ANTONIO DI PADOVA

SANT’ANTONIO DI PADOVA

Innamorati di Maria

Lisbona (Portogallo) c.1195 – Padova 13 giugno 1231

santo antonio

Fernando di Buglione nasce a Lisbona da nobile famiglia portoghese discendente dal crociato Goffredo di Buglione.
A quindici anni è novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, poi si trasferisce nel monastero di Santa Croce di Coimbra, il maggior centro culturale
del Portogallo appartenente all’Ordinedei Canonici regolari di Sant’Agostino, dove studia scienze eteologia con ottimi maestri, preparandosi all’ordinazione sacerdotale che riceverà nel 1219, quando ha ventiquattro anni. Quando sembrava dover percorrere la carriera del teologo e del filosofo,decide di lasciare l’ordine agostiniano. Fernando, infatti, non sopporta i maneggi politici tra i canonici agostiniani e re AlfonsoII, in cuor suo anela ad una vita religiosamente più severa. Il suo desiderio si realizza allorché, nel 1220, giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi.
Quando i frati del convento di monte Olivares arrivano per accogliere le spoglie dei martiri, Fernando confida loro la sua aspirazione di vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell’abate, eremita egiziano. Anelando al martirio, subito chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. Verso la fine del 1220 s’imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito da febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi.
Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. A Pentecosteè invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Il ministro provinciale dell’ordine per l’Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove serve un sacerdote che dica la messa per i sei frati residenti nell’eremo composto da una chiesolina, qualche cella e un orto. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, svolgendo per desiderio personalele mansioni più umili, finché deve scendere con i confratelli in città, per assistere nella chiesa di San Mercuriale all’ordinazione di nuovi sacerdoti dell’ordine e dove predica alla presenza di una vasta platea composta anche dai notabili. Ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore e insegnante dallo stesso Francesco, che gli scrive una lettera raccomandandogli, però, di non perdere lo spirito della santa orazione e della devozione. Comincia a predicare nella Romagna, prosegue nell’Italia settentrionale, usa la sua parola per combattere l’eresia (è chiamato anche il martello degli eretici), catara in Italia e albigese in Francia, dove arriverà nel 1225. Tra il 1223 e quest’ultima data pone le basi della scuola teologica francescana, insegnando nel convento bolognese di SantaMaria della Pugliola. Quando è in Francia, tra il 1225 e il1227, assume un incarico di governo come custode di Limoges. Mentresi trova in visita ad Arles, si racconta gli sia apparso Francesco che aveva appena ricevuto le stigmate. Come custode partecipa nel1227 al Capitolo generale di Assisi dove il nuovo ministro dell’Ordine, Francesco nel frattempo è morto, è Giovanni Parenti, quel provinciale di Spagna che lo accolse anni prima fra i Minori e che lo nomina provinciale dell’Italia settentrionale. Antonio apre nuove case, visita i conventi per conoscere personalmente tutti i frati, controlla le Clarisse e il Terz’ordine, va a Firenze, finché fissa la residenza a Padova e in due mesi scrive i Sermoni domenicali. A Padova ottiene la riforma del Codice statutario repubblicano grazie alla quale un debitore insolvente ma senza colpa, dopo aver ceduto tutti i beni non può essere anche incarcerato. Non solo, tiene testa ad Ezzelino da Romano, che era soprannominato il Feroce e che in un solo giorno fece massacrare undicimila padovani che gli erano ostili, perché liberi i capi guelfi incarcerati. Intanto scrive i Sermoni per le feste dei Santi, i suoi temi preferiti sono i precetti della fede, della morale e della virtù, l’amore di Dio e la pietà verso i poveri, la preghiera e l’umiltà, la mortificazione e si scaglia contro l’orgoglio e la lussuria, l’avarizia e l’usura di cui è acerrimo nemico.
E’ mariologo, convinto assertore dell’assunzione della Vergine, su richiesta di papa Gregorio IX nel 1228 tiene le prediche dellas ettimana di Quaresima e da questo papa è definito “arca del Testamento“. Si racconta che le prediche furono tenute davanti ad una folla cosmopolita e che ognuno lo sentì parlare nella propria lingua. Per tre anni viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d’asma ed è gonfio per l’idropisia, torna a Padova e memorabili sono le sue prediche per la quaresima del 1231. Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un grande albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna alla sua cella arborea. Una notte che si era recato a controllare come stesse Antonio, il conte Tiso è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo.
A mezzogiorno del 13 giugno, era un venerdì, Antonio si sente mancare e prega i confratelli di portarlo a Padova, dove vuole morire. Caricato su un carro trainato da buoi, alla periferia della città le sue condizioni si aggravano al punto che si decide di ricoverarlo nel vicino convento dell’Arcella dove muore in serata. Si racconta che mentre stava per spirare ebbe la visione del Signore ec he al momento della sua morte, nella città di Padova frotte di bambini presero a correre e a gridare che il Santo era morto.
Nei giorni seguenti la sua morte, si scatenano “guerre intestine” tra il convento dove era morto che voleva conservarne le spoglie e quello di Santa Maria Mater Domini, il suo convento, dove avrebbe voluto morire. Durante la disputa si verificano persino disordini popolari, infine il padre provinciale decide che la salma sia portata a Mater Domini. Non appena il corpo giunge a destinazione iniziano i miracoli, alcuni documentati da testimoni. Anche in vita Antonio aveva operato miracoli quali esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba, o un piede, recisa, fece ritrovare il cuore di un avaro in uno scrigno, ad una donna riattaccò i capelli che il marito geloso le aveva strappato, rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, costrinse una mula ad inginocchiarsi davanti all’Ostia, fu visto in più luoghi contemporaneamente, da qualcuno anche con Gesù Bambino in braccio. Poiché un marito accusava la moglie di adulterio, fece parlare il neonato “frutto del peccato” secondo l’uomo per testimoniare l’innocenza della donna. I suoi miracoli in vita e dopo la morte hanno ispirato molti artisti fra cui Tiziano e Donatello.
Antonio fu canonizzato l’anno seguente la sua morte dal papa Gregorio IX.
La grande Basilica a lui dedicata sorge vicino al convento di Santa Maria Mater Domini.
Trentadue anni dopo la sua morte, durante la traslazione delle sue spoglie, San Bonaventura da Bagnoregio trovò la lingua di Antonio incorrotta, ed è conservata nella cappella del Tesoro presso la basilica della città patavina di cui è patrono.
Nel 1946 Pio XII lo ha proclamato Dottore della Chiesa.

Autore: Maurizio Valeriani

Patronato: Affamati, oggetti smarriti, Poveri
Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco
Emblema: Giglio, Pesce
Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.

PREGHIERA A SANT’ANTONIO DI PADOVA
Ricordatevi, miracoloso santo,
che voi non avete mai lasciato di aiutare e consolare
chi vi ha invocato nelle sue necessità!
Animato io da una grande confidenza e dalla certezza di non pregare invano
a voi ricorro che siete tanto ricco di grazie e tanto caro a Gesù!
Eloquente predicatore dell’infinita misericordia di Dio
non rifiutate la mia preghiera
ma fate che essa giunga con la vostra intercessione al trono di Dio
affinchè io abbia aiuto e conforto nella presente mia necessità.
Così sia.

Cuore Castissimo di San Giuseppe

 

La devozione al Cuore Castissimo di San Giuseppe

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Il cuore rappresenta la capacità d’amare.
Il cuore casto è il cuore che ama senza egoismo, senza voler possedere, senza mettersi al primo posto, pronto sempre a dare la vita per chi si ama.
Giuseppe ha amato in maniera unica la Vergine Maria e Gesù. Li ha difesi, protetti, sfamati, custoditi. Per questo motivo il “cuore” di San Giuseppe rappresenta un esempio autentico di vita cristiana. Come lui, anche il nostro cuore deve imparare a fare spazio a Gesù e a Maria. Amare Dio e la Sua Santissima Madre con la stessa passione e la stessa cura di San Giuseppe, senza clamori, con umiltà, silenzio, fortezza, coraggio.
San Giuseppe è l’uomo dei fatti e non delle parole. Per questo è anche il Custode della Chiesa, delle famiglie, dei poveri, degli infermi, dei moribondi, dei casi più difficili.
Potentissima è la Sua intercessione tanto che Santa Teresa d’Avila affermava: “Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa. Chi non crede, ne faccia la prova, affinché si persuada”.
Egli insieme a Maria ha aiutato Gesù a crescere e a diventare uomo, e continua ad aiutare a crescere e a progredire nella santità chiunque a lui si affida.
La Sua intercessione è potente contro il male, a protezione della famiglia, per comprendere e imparare la fedeltà alla propria vocazione, per crescere nell’amore a Maria, e a Gesù presente specialmente nel Santissimo Sacramento e nei poveri.
Innumerevoli sono le grazie legate alla devozione a San Giuseppe e i benefici operati attraverso l’intercessione del Suo Castissimo Cuore.
don Luigi Maria Epicoco


Atto di consacrazione al castissimo Cuore di San Giuseppe

A Te, al Tuo castissimo e paterno Cuore ci consacriamo,
o glorioso San Giuseppe,
ed intendiamo onorarti come sposo purissimo di Maria,
Capo della più santa Famiglia e Padre putativo di Gesù Cristo.
Penetrati di rispetto e di amore
alla vista delle tue grandezze e della tua santità,
ti offriamo e ti consacriamo i nostri cuori.
D’ora innanzi ti avremo come padre e protettore nostro;
degnati di riguardarci come tuoi figli,
facci sentire gli effetti del tuo potere presso Dio e della tua carità verso di noi.
Ottienici tutte le grazie che imploriamo dai Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Prendi sotto la tua protezione i padri di famiglia,
perché educhino i loro figli nel santo timore di Dio
ed infondano nei loro cuori amore alla Chiesa di Gesù Cristo
affidata particolarmente al tuo potente patrocinio.
Finalmente ottienici, o grande Santo, una morte simile alla tua
tra le braccia di Gesù e Maria,
affinché, dopo averti venerato quaggiù sulla terra,
siamo fatti degni di benedirti ancora lassù nel Cielo.

Amen

 

Triduo al Sacro Capo di Gesù Cristo (11 – 13 giugno)

Triduo al Sacro Capo di Gesù Cristo

(dal 11 al 13 giugno)

Innamorati di Maria

 

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Da recitare tre giorni prima il venerdì seguente alla festa del Sacro Cuore. Il Signore Gesù Cristo ha rivelato alla stigmatizzata Teresa Elena Higginson (1844-1905) di voler essere onorato nel suo Sacro Capo, quale Tempio della Divina Sapienza. Questa devozione riassume tutti gli omaggi dovuti alla Santa Umanità di Gesù, ed è il rimedio potentissimo contro l’orgoglio intellettuale che nega in ogni modo la dottrina evangelica. La devozione al Sacro Capo corona, infine, la devozione al Sacro Cuore. Il Signore chiede che il primo venerdì seguente la festa del Sacro Cuore sia riservata come giorno di festa in onore al suo Sacro Capo, per offrire una pubblica adorazione per riparare a tutti gli oltraggi e peccati che vengono commessi. Chiunque venererà il suo Sacro Capo, non solamente come parte del corpo ma soprattutto come Tempio della Divina Sapienza, come sede delle potenze dell’anima e delle facoltà dello Spirito, ed in queste la Sapienza che ha guidato ogni affetto del Sacro Cuore e tutti i movimenti dell’intero Essere di Gesù, il Signore ha promesso che il devoto attirerà su di sé i migliori doni del cielo. Chi diffonderà questa devozione riceverà grandi benedizioni e abbondanti grazie dal Cielo e il Signore metterà il suo Segno sulle loro fronti e il su Sigillo, cioè la Sapienza, sulle loro labbra.. Lo Spirito Santo, inoltre, si rivelerà all’intelligenza del devoto che riuscirà ad amare meglio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, seppure nella Trinità delle persone divine. Ed alla fine della vita del devoto il Signore lo rivestirà di gloria davanti agli Angeli e gli uomini nella Corte Celeste e lo coronerà di eterna abitudine.

Recitare questa preghiera per tre giorni di seguito:

– O Dio, vieni a salvarmi..
(Ass.) Signore, vieni presto in mio aiuto.
– Gloria al Padre

Preghiera:

“O Maria, vi imploro per tutto l’amore e gli omaggi da voi offerti a questo Tempio della Divina Sapienza, davanti al quale i Cherubini ed i Serafini si profondono in adorazione tremanti di timore e di amore, per questo Sacro Capo che sì sovente stringeste al vostro Cuore Immacolato e faceste riposare sul vostro Seno!
O Maria, o Giuseppe, o Cori degli Angeli e Gloriosa Assemblea dei Santi, levate in alto, ora, i vostri spiriti, i vostri cuori e le vostre mani verso l’Adorabile Trinità e supplicate il Santo dei Santi di rivolgere i sui occhi su queste calde gocce vermiglie di valore infinito del Sangue Prezioso di Nostro Signore, che obbedirono agli ordini della Sua Divina Sapienza; chiedetegli, per la sua obbedienza sino alla morte, per la Sapienza e l’Amore da Lui testimoniati alle Sue creature, di levarsi e spandere questa Luce su tutta la terra.
Ove saremmo senza la sua Sapienza ed il suo Amore infiniti? Nel nulla, dal quale Egli trasse tutte le cose. Che tutte le creature, dunque, riconoscano, lodino, benedicano ed amino questa Sapienza ed adorino il Sacro Capo di Gesù come Suo Tempio!”.


3 Padre Nostro. 1 Ave Maria 1 Gloria.

LITANIE DEL SACRO CAPO DI GESU’
Con Imprimatur, 26 agosto 1937 – C.Puyo V.G.

Signore, abbiate pietà di noi.
Gesù Cristo, abbiate pietà di noi.
Signore, abbiate pietà di noi.
Gesù Cristo, ascoltateci.
Gesù Cristo, esauditeci.
Padre Celeste che siete Dio, abbiate pietà di noi.
Figlio Redentore del mondo, abbiate pietà di noi.
Spirito Santo, che siete Dio, abbiate pietà di noi.
Trinità Santa, che siete un solo Dio, abbiate pietà di noi.
Sacro Capo di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbiate pietà di noi.
Unito sostanzialmente al Verbo di Dio, abbiate pietà di noi.
Tempio della Divina Sapienza,
Focolare di eterni chiarori,
Santuario dell’Intelligenza infinita,
Provvidenza contro l’errore,
Sole della terra e del Cielo,
Tesoro di Scienza e pegno di Fede,
Raggiante di bellezza, di giustizia e di amore,
Pieno di grazia e di verità,
Lezione vivente di umiltà,
Riflesso dell’infinita Maestà di Dio,
Centro dell’Universo,
Oggetto delle compiacenze del Padre Celeste,
Che avete ricevuto le carezze della Vergine Maria,
Sul quale si è riposato lo Spirito Santo,
Che avete lasciato risplendere un riflesso della Vostra gloria sul Tabor,
Che non avete avuto sulla terra ove riposarvi,
Che avete gradito l’unzione profumata della Maddalena,
Che nell’entrare in casa di Simone, vi siete degnato dirgli che non aveva unto il Vostro Capo,
Inondato di sudore di sangue nel Getsemani,
Che avete pianto sui nostri peccati,
Coronato di spine,
Indegnamente oltraggiato durante la Passione,
Consolato dal gesto amoroso della Veronica,
Che vi siete chinato verso la terra, nel momento in cui la salvavate con la separazione della Vostra Anima dal Vostro Corpo, sulla Croce,
Luce di ogni uomo venente a questo mondo,
Nostra Guida e nostra Speranza,
Che conoscete tutti i nostri bisogni,
Che dispensate tutte le grazie,
Che dirigete i moti del Cuore Divino,
Che governate il mondo,
Che giudicherete tutte le nostre azioni,
Che conoscete il segreto dei nostri cuori,
Che vogliamo far conoscere ed adorare in tutta la terra,
Che rapite gli Angeli ed i Santi,
Che speriamo un giorno di contemplare svelato,

– Adoriamo, Gesù, il vostro Sacro Capo.
– E ci sottomettiamo a tutti i decreti della Sua Infinita Sapienza.

Preghiamo:

O Gesù, che vi siete degnato rivelare alla vostra Serva Teresa Higginson, il Vostro immenso desiderio di vedere adorato il Vostro Sacro Capo, concedeteci la gioia di farLo conoscere ed onorare. Lasciate scendere sulle nostre anime un raggio della Vostra Luce per poter progredire, di lume in lume, condotti dalla Vostra Adorabile Sapienza, fino alla ricompensa promessa ai Vostri eletti. Amen

Sia benedetto il Sacro Capo di Gesù.
Ora e sempre.

Beata Anna Maria Taigi: casalinga, moglie e santa

Beata Anna Maria Taigi: casalinga, moglie e santa

 

Beata Anna Maria Taigi

 

 

Sposa esemplare e devota della Santissima Trinità. Sono le due caratteristiche di Anna Maria Taigi, nata a Siena nel 1769 e vissuta a Roma dall’età di sei anni alla morte, avvenuta nel 1837. Ancor giovane si sposò con Domenico Taigi, uomo dal carattere molto difficile. Mandò avanti la casa, dando un’educazione cristiana ai figli. La coppia ne ebbe sette (tre morirono, però, in tenera età). Il matrimonio fu improntato ai più elevati principi cristiani. Conoscendone tutto il profondo valore etico-sociale, e considerandolo semplicemente come un’altissima missione ricevuta dal cielo, la Beata trasformò la sua casa in un vero santuario, dove Iddio aveva il primo posto. Docile al marito, evitava quanto poteva irritarlo e turbare la pace domestica. Sobria e laboriosa, non fece mancare mai nulla alla famiglia e, nel limite delle sue possibilità, fu larga con i poveri. Tra i doni miracolosi che ebbe c’era un sole luminoso che per 47 anni le brillò davanti agli occhi. Vi vedeva quanto accadeva nel mondo e la situazione in cui si trovavano le anime di vivi e morti. Anna Maria è stata beatificata nel 1920 e il suo corpo riposa, incorrotto, in una cappella della chiesa romana di San Crisogono.

PREGHIERA

O Dio, grandezza degli umili,
che nella beata Anna Maria Taigi
hai donato alle madri di famiglia
un sublime esempio di carità e pazienza,
e al mondo un vivo ideale di vita cristiana,
fa’ che, per i suoi esempi e le sue virtù,
possiamo camminare con cuore gioioso,
nelle vie del mondo,
aperti all’amore di Cristo e del suo Vangelo.
Per Cristo nostro Signore.

Amen.

La Beata Anna Maria Taigi era devotissima delle Anime del Purgatorio. Nella sua pietà amava suffragare le Anime Sante con la recita di cento requiem. Ella testimonia di aver ottenuto da Dio molti celesti favori nelle circostanze più diverse e nei bisogni più gravi, spirituali e temporali recitando la seguente corona, la quale può essere recitata utilizzando un comune rosario.

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CORONA DI CENTO REQUIEM in suffragio dei defunti.

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

1. Ti offro, adorato mio Gesù, in aiuto delle anime del Purgatorio, i meriti dei patimenti e dei dolori da te sofferti per la nostra redenzione; e incomincio dal contemplare quel sangue, che trasudò dal tuo corpo per la tristezza e l’angustia che ti assalì nell’orto degli Ulivi.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

2. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la somma afflizione, che ti strinse il cuore, nel vedere un tuo discepolo, Giuda, da te amato e beneficato, il quale, fattosi persecutore, con bacio sacrilego ti tradì per consegnarti nelle mani di crudeli nemici.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

3. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la mirabile pazienza con cui sopportasti tanti oltraggi da quella vile soldatesca, che ti trascinò da Anna a Caifa, da Pilato ad Erode, il quale, per maggior disprezzo, facendoti indossare la veste dei folli, fra le beffe e le derisioni del popolo, ti rimandò al governatore romano.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

4. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, l’amarezza che turbò il tuo spirito allorché dai Giudei, tu innocente e giusto fosti posposto a Barabba, sedizioso ed omicida; poi legato alla colonna, senza alcuna pietà, fosti percosso con innumerevoli frustate.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

5. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio l’umiliazione da te tollerata, quando, per trattarti da finto re, ti hanno posto sulle spalle un cencio di porpora e ti hanno dato per scettro una canna, ti cinsero il capo con la tormentosa corona di spine, e così Pilato ti mostrò al popolo con le parole: Ecce homo.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

6. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, l’ineffabile rammarico che provasti, quando contro di te si gridò: crucifige, crucifige: ed il penoso peso sostenuto con sublime rassegnazione lungo la via del Calvario, col pesante legno della croce sulle spalle.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

7. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la compassione pietosa, e il dolore profondo da te interamente sentito, allorquando dalla tua diletta Madre, venuta ad incontrarti e ad abbracciarti, fosti con tanta violenza separato.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

8. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, gli inauditi tormenti che patisti quando, disteso sulla croce il tuo corpo sanguinante, fosti orribilmente trafitto con chiodi nelle nani e nei piedi, e innalzato sopra l’ignominioso patibolo.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

9. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio le angosce e le pene, che per tre ore continue sopportasti pendente alla croce e gli spasimi, che soffristi in tutte le membra, accresciuti dalla presenza della tua addolorata Madre, testimone di una simile straziante agonia.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

10. Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la desolazione da cui fu oppressa la Vergine Santissima nell’assistere alla tua morte, e lo schianto del suo tenero cuore nell’accoglierti esanime, deposto dalla croce, tra le sue braccia.

Si recita per 10 volte l’Eterno Riposo (detto anche Requiem) :

L’Eterno riposo dona loro
o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua.
Riposino in pace.

Amen.

Anime sante, Anime del Purgatorio pregate Dio per me, ch’io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.