Archivi

26 marzo: Santi Coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino

SANTI CONIUGI MARTIN

Innamorati di Maria  
Il 26 Marzo si ricordano i Santi Coniugi Martin,
genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino
festa liturgica: 29 Luglio e 28 Agosto
Genitori S. Teresina 2
Luigi Stanislao Martin (1823-94) e Zelia Maria Guérin (1831-77)
genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, sono stati dichiarati «Venerabili», riconoscendo le loro «virtù eroiche», da SS Giovanni Paolo II il 26 marzo 1994 e successivamenti dichiarati “Beati”: A portarli sull’altare, l’inspiegabile guarigione, avvenuta nel 2002 a Milano, da una grave malformazione congenita di un neonato.
Dichiarati “Santi” nel 2015.

Sulla scia della Famiglia di Nazareth i coniugi Martin hanno fatto della loro vita coniugale una continua offerta a Dio!!! Pur sentendo inizialmente nel loro animo il richiamo alla vita religiosa, videro svanire i loro propositi e si sposarono il 13 Luglio 1958. Ebbero ben 9 figli di cui 4, due maschi e due femmine morirono in tenera età e gli altri 5 (tutte femmine) scelsero il Carmelo. Santa Teresina era la più piccola. Come si può notare le Famiglie sante … esistono !!! In un mondo in cui predominano separazioni e divorzi, famiglie sfasciate ancor prima che si costituiscano, … la famiglia Martin dovrebbe essere presa ad esempio !!! Inoltre se ben 5 dei loro figli scelsero la vita consacrata vuol dire che loro per primi fecero respirare in famiglia “aria di Dio” !!! La loro vita santa è un’ennesima dimostrazione di come basta dire “SI'” a Dio, sull’esempio della Nostra Mamma durante la Santa Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele, che Dio opererà grandi cose !!! Come sarebbe bello che ogni nuova vocazione nascente trovasse nei genitori il pieno accoglimento, come gioirebbero la Nostra Mamma ed il Nostro Papà se in ogni famiglia i figli potessero dire dei loro genitori quello che ha detto Santa Teresina “Il Buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra”.

Vi allego sotto una preghiera-novena ai “Sanri” coniugi Martin con l’augurio che per loro intercessione aumentino le famiglie cristiane e possano nascere sempre più vocazioni nel cuore dei singoli focolari domestici. In Gesù e Maria. Vera

Preghiera per ottenere grazie attraverso l’intercessione dei Santi Louis e Zelie Martin e per la loro glorificazione:

Dio nostro Padre,
io ti ringrazio
di averci donato Luigi Martin e Zelia Guérin,
nell’unità e fedeltà del matrimonio,
ci hanno offerto la testimonianza di una vita cristiana esemplare,
compiendo i loro doveri quotidiani secondo lo spirito del Vangelo.
A
llevando una numerosa famiglia,
attraverso le prove, i lutti e le sofferenze,
hanno manifestato la loro fiducia in te
ed aderito generosamente alla tua volontà.
Signore,
facci conoscere i tuoi disegni a loro riguardo,
e accordami la grazia che ti chiedo,
nella speranza che il padre e la madre
di santa Teresa di Gesù Bambino
possano un giorno essere proposti dalla Chiesa come modello alle famiglie del nostro tempo.
Amen

BEATA VERGINE MARIA DELLA PROVVIDENZA


BEATA VERGINE MARIA DELLA PROVVIDENZA

terzo sabato di Ottobre (celebrazione mobile)

IdM-Buona giornata!

provvidenza

La devozione alla Madonna della divina Provvidenza risale al 1732, quando il popolo romano cominciò a venerarne la bella effigie nella chiesa di San Carlo ai Catinari. Nel 1744 Benedetto XIV (+ 1758) concesse alla Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) una messa della beata Vergine Maria, “madre della divina Provvidenza” e l’istituzione di una confraternita. Da allora, numerosi pontefici, da Pio VII a Giovanni Paolo II, hanno voluto recare personalmente alla Madonna della Provvidenza l’omaggio della loro pietà. È noto poi che numerosi Santi e Beati hanno messo sotto la sua protezione molte opere di beneficenza.

Patronato: Macchia di Giarre e Zafferana Etnea (Catania); Corpo di Commissariato dell’Eserc

Etimologia: Provvidenza = assistenza benevola di Dio a favore delle creature; Maria = amata

Sotto questo titolo si onora la missione che Dio, la cui provvidenza tutto dispone secondo un disegno di amore, affidò alla beata Vergine affinché fosse: – benignissima Madre di Cristo; per la provvidenza divina che si è dispiegata nell’economia della salvezza, la beata Vergine Maria ha generato il Salvatore del mondo; – provvida madre degli uomini, che Cristo Gesù le ha affidato dalla croce; – dispensatrice di grazia; colei che a Cana di Galilea pregò il Figlio in favore degli sposi, ora, assisa alla destra del Figlio, veglia sulla Chiesa che lotta, che soffre, che spera. La beata Vergine è chiamata “madre della divina Provvidenza”, perché da Dio ci è stata data come premurosa madre, che ci procura con la sua intercessione i beni del cielo. Come Dio non può dimenticarsi del suo popolo e che proprio come una madre lo consola, così la Madonna ha compassione di noi, intercede per noi, ci ricolma di consolazione.
I fedeli sorretti dal patrocinio di una Madre così sublime, trovano grazia e sono aiutati al momento opportuno e cercando, secondo il comando del Signore, anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, sperimentano in ogni circostanza della vita la provvidenza del Padre.

Il 31 maggio 1986, con Decreto dell’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, confermato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti in data 19 luglio 1989, la Beata Vergine Maria della Divina Provvidenza è stata dichiarata Patrona presso Dio del Corpo di Commissariato dell’Esercito Italiano.

Fonte: Parrocchia Macchia di Giarre (CT)

PREGHIAMO:

Maria,
Vergine Immacolata e Madre della Divina Provvidenza,
mantieni la mia anima con la pienezza della tua grazia.
Governa la mia vita
e dirigila sulla via della virtù,
fa’ che io possa compiere la volontà divina.
Ottieni per me
il perdono e la remissione di tutti i miei peccati.
Sii il mio rifugio, la mia protezione, la mia difesa, e la mia guida
nel mio pellegrinaggio attraverso il mondo.
Confortami in mezzo alle prove.
Conducimi sicuro attraverso ogni pericolo.
Dammi la tua protezione sicura nelle tempeste dell’afflizione.

Maria,
Rinnova il mio cuore spiritualmente,
così che possa diventare un luogo sacro di abitazione
per il tuodivin Figlio Gesù.
Tieni lontano da me ogni genere di peccato,
negligenza, imprudenza, la codardia e il rispetto umano.
Tu sei la Madre della Provvidenza
e la Vergine del perdono.
Siete la mia speranza sulla terra.
Fa’ che io possa avere te come mia madre
nella gloria del cielo.

Da oggi: NOVENA DELLA GRAZIA

NOVENA DELLA GRAZIA

IdM-Buona giornata!

Nella prima domenica dopo l’Immacolata, l’11 dicembre 1633, si svolse nel palazzo reale di Napoli la festa tradizionale della monarchia spagnola, molto devota alla Vergine Maria. Per rendere più solenne la festa, il Viceré aveva voluto che nella loggia intorno al gran cortile fossero eretti quattro altari.

Ne fu affidata la realizzazione ad altrettanti nobili cavalieri, tra cui Carlo Brancaccio, fratello del cardinale omonimo. Carlo a sua volta, per meglio riuscire nell’intento, si rivolse al Padre Marcello Mastrilli s.j., sicuro che l’altare da lui eretto sarebbe risultato di sicura finezza artistica.

Terminata la festa, il P. Mastrilli volle tornare al suo altare dove gli operai si apprestavano a togliere gli addobbi. Ed ecco che improvvisamente uno degli operai, che lavorava su una lunga scala, si lasciò sfuggire un pesante martello, che colpì violentemente P.Mastrilli alla testa.

Soccorso e portato nel collegio gesuitico del “Gesù Vecchio”, il ferito ricevette tutte le cure possibili dai medici, ma – nonostante un breve periodo di miglioramento – ogni rimedio si rivelò vano, e P. Mastrilli si aggravò al punto che – dopo 21 giorni – il 2 gennaio 1634 era ormai in fin di vita, né c’erano altre speranze per salvarlo.

Il giorno seguente le sue condizioni erano sempre disperate, ma ecco che il mattino di mercoledì 4 gennaio P. Mastrilli fu visto, con stupore di tutti, all’altare a celebrare la Messa, quando ormai ci si attendeva la sua morte. Evidentemente qualcosa di straordinario era avvenuto, e fu lo stesso P. Mastrilli a riferirlo.

S.Francesco Saverio
S.Francesco Saverio
guarisce il P.Mastrilli s.j.

[Residenza del Gesù Nuovo – Napoli]

Come scrisse in una relazione – firmata e consegnata alle autorità della Diocesi – prima di ricevere l’estrema unzione fece voto, davanti al suo Padre Provinciale, P. Carlo di Sangro, di partire come missionario in India, se il Signore lo avesse voluto guarire.

Pregò quindi il suo confessore di far portare nella sua camera una immagine di S. Francesco Saverio, pregandolo che gli concedesse di poter fare la Comunione prima di morire, data la difficoltà che aveva di inghiottire. E per questo si accostò alla gola una piccola reliquia del Santo.

Difatti poté poi ricevere la Comunione, e per il resto del giorno, poiché si sentiva soffocare, pregò pure la Madonna di affrettare la sua morte. Ma ecco che a questo punto si sentì chiamare: “Marcello! Marcello!” Sentì poi ancora la medesima voce, e volgendo gli occhi verso l’immagine di San Francesco Saverio, ecco che scomparvero ai suoi occhi i confratelli che gli stavano vicino, e vide una persona vestita da pellegrino, col volto di San Francesco Saverio.

“Ebbene – gli disse il Santo – che si fa? Volete morire o andare alle Indie?” P. Mastrilli rispose che desiderava fare quello che Dio voleva. “Non vi ricordate – proseguì allora il Santo – che ieri, col permesso del vostro Provinciale, avete fatto voto di andare in India se Dio vi avesse ridato la salute?” Alla sua risposta affermativa il Santo continuò: “Dunque, allegramente, dite con me queste parole…” E il Santo gli fece ripetere, con alcune aggiunte concernenti la partenza per le Indie e la domanda del martirio, la formula dei voti propria della Compagnia di Gesù.

Infine aggiunse: “Ormai siete sano. Ringraziate Dio di un favore così grande, e in segno di adorazione baciate le cinque piaghe del vostro crocifisso”. Inoltre aggiunse anche che “quanti avessero ferventemente richiesto la sua intercessione presso Dio per nove giorni in Onore della sua canonizzazione (quindi dal 4 al 12 marzo, giorno della sua canonizzazione), avrebbero certamente sperimentato gli effetti del suo grande potere nei cieli ed avrebbero ricevuto qualsiasi grazia che avesse contribuito alla loro salvezza”.

Infatti, come tutti poterono costatare, il P.Mastrilli era completamente guarito. E tre anni dopo partì per l’Oriente, dove tre anni dopo, nel 1637, morì martire in Giappone, a Nagasaki.

Grato della guarigione ottenuta, il Mastrilli conservò per S. Francesco Saverio una grande devozione, che si sforzò di diffondere tra quanti il Signore metteva nel suo cammino di missionario. Molti da allora testimoniarono di grazie ricevute da S. Francesco Saverio, e si diffuse così quella che venne chiamata la «Novena della Grazia», che in modo particolare si pratica dal 4 al 12 marzo.

Testo della “Novena della Grazia”

Carissimo S. Francesco Saverio, con te adoro Dio nostro Signore, ringraziandolo per i grandi doni di grazia che ti ha concesso durante la tua vita, e per la gloria di cui ti ha coronato in Cielo.
Ti supplico con tutto il cuore di intercedere per me presso il Signore, perché mi dia anzitutto la grazia di vivere e morire santamente, e mi conceda la grazia particolare di cui ho bisogno in questo momento, sempre che sia secondo la Sua volontà e la Sua maggior gloria. Amen.

– Padre nostro – Ave Maria – Gloria.
– Prega per noi, S. Francesco Saverio.
– E saremo degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo:

O Dio, che con la predicazione apostolica di S. Francesco Saverio hai chiamato molti popoli dell’Oriente alla luce dei Vangelo, fa’ che ogni comunità cristiana abbia il suo fervore missionario, perché su tutta la terra la Santa Chiesa si allieti di nuovi figli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

 

27 febbraio: S. Gabriele dell’Addolorata

S. Gabriele dell’Addolorata

IdM-Buona giornata!

s.gabriele dell'addolorataSan Gabriele dell’Addolorata, che si festeggia oggi, è unito alla nostra Santa Gemma da una relazione spirituale che è un vero poema di grazia e di cielo, tipico delle anime amiche che sono a loro volta innamorate di Dio. Gemma “incontra” la prima volta San Gabriele nell’inverno del 1899 leggendone la vita. La lessi più volte” scriverà lei stessa, “non mi saziavo mai di rileggerla e di ammirare le sue virtù ed i suoi esempi. La sera non trovavo sonno se non avevo l’immagine sua sotto il guanciale”. Lo elegge suo protettore e consigliere. Le apparizioni di San Gabriele sono frequenti. Gabriele le fa baciare il suo abito e la corona del rosario. Recitano spesso insieme il breviario mentre Gemma è in estasi. Aspetto” scrive al direttore spirituale, “una visitina di Gabriele, devo parlargli di molte cose”. Gabriele (Gabriellino lo chiama lei) l’accompagna verso la santità lungo la via della croce.Gemma coraggio” le dice in una apparizione “ti aspetto al Calvario: è verso quel monte che sei diretta. Le raccomanda la devozione alla Madonna addolorata. All’occorrenza Gabriele la rimprovera sapendo essere anche un maestro esigente e severo, proprio come un fratello maggiore. In una apparizione le dice: “Sorella mia… sorella mia tu sarai”. Gemma gli domanda se riuscirà a diventare monaca passionista. Gabriele sorridendo le ripete sorella mia…”, le fa una carezza sulla fronte e le dona il distintivo passionista che porta sul petto. Nonostante gli sforzi, Gemma non entrerà in monastero. Nel cuore e nello spirito però è passionista e ne professa privatamente anche i voti. Pio XII dichiarandola santa infatti la chiamerà giustamente “spirituale religiosa passionista”. Degna figlia di Paolo della Croce, dolce sorella di Gabriele dell’Addolorata.

Gemma un giorno cominciò ad ammalarsi di una curvatura alla spina dorsale. Inoltre contrasse la meningite, che la lasciò temporaneamente sorda. Dei grossi ascessi le si formaronno in testa, le caddero i capelli, e infine le membra divennero paralizzate. Il medico curante tentò molti rimedi nessuno dei quali ebbe successo. Gemma, che aveva vent’anni, sembrava in punto di morte. Fu suggerita una novena come l’unica via di salvezza. A mezzanotte del 23 febbraio 1899, Gemma udì il rumore di un rosario e si accorse che San Gabriele le stava davanti. Le parlò così:
Vuoi guarire? . . . prega con fede il Cuore di Gesù; ogni sera, fino che non sarà terminata la Novena, io verrò qui da te, e pregheremo insieme il Cuor di GesùIl primo giorno di marzo la novena finì. La grazia fu accordata: Gemma era guarita! Quando si alzò, coloro che le stavano intorno piangevano di gioia. Sì, era stato compiuto un miracolo e grazie al Cuore di Gesù e all’intercessione di Gabriele dell’Addolorata, un ulteriore segno di questa mistica amicizia.

Preghiera:

passionista

O Signore, che hai insegnato a San Gabriele dell’Addolorata a meditare assiduamente i dolori della tua dolcissima Madre, e per mezzo di lei lo hai elevato alle vette più alte della santità, concedi a noi, per la sua intercessione e il suo esempio, di vivere tanto uniti alla tua Madre addolorata da goderne sempre la materna protezione. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

PREGHIERA PER OFFRIRE IL SACRO VOLTO DI GESU’ A DIO PADRE

PREGHIERA PER OFFRIRE IL SACRO VOLTO DI GESU’ A DIO PADRE PER PLACARE LA SUA
GIUSTIZIA E FAR SCENDERE SU DI NOI LA SUA MISERICORDIA
padre e figlio
Onnipotente ed Eterno Padre, poiché piacque al
Nostro Divino Salvatore di rivelare all’umanità di oggi
il potere che risiede nel Suo Sacro Volto, ora noi ci
avvaliamo di questo Tesoro per i nostri più grandi
bisogni. Poiché il Salvatore stesso ha promesso che,
offrendo a Te il Suo Sacro Volto sfigurato nella
Passione, noi possiamo ottenere la soluzione di tutti gli
affari della nostra famiglia e che nulla ci sarà negato,
ora noi veniamo davanti al Tuo trono. Eterno Padre,
distogli il tuo sguardo pieno di ira dal nostro popolo
peccatore il cui volto è diventato ripugnante ai Tuoi
occhi. Guarda invece al Volto del Tuo Diletto Figlio,
perché questo è il Volto di Colui nel quale Ti sei
compiaciuto. Ora noi ti offriamo questo Suo Sacro
Volto coperto di sangue, sudore, polvere, sputi e
vergogna, in riparazione dei peggiori crimini della
nostra epoca, ovvero l’ateismo, la bestemmia e la
profanazione dei giorni di precetto.
Speriamo così di poter placare la Tua giusta ira
provocata contro di noi. Il Misericordiosissimo
Avvocato apra la Sua bocca per perorare la nostra
causa; ascolta il Suo pianto, guarda le Sue lacrime, o
Dio, e attraverso i meriti del Suo Santo Volto ascolta
quando Egli intercede per noi miseri peccatori.

PROMESSE AL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

A suor Maria di S. Pietro, suora carmelitana di Tours,
in Francia, per chi onora il Suo Sacro Volto.
1. Per l’offerta del mio Santo Volto al mio Eterno
Padre, nulla sarà rifiutato, otterrete la conversione di molti peccatori.

2. Con il mio Sacro Volto opererete prodigi,
placherete l’ira di Dio e farete scendere la misericordia sui peccatori.

3. Tutti coloro che onoreranno il Mio Volto in spirito
di riparazione svolgeranno il compito della pia Veronica.

4. In base all’attenzione che avrete nel riparare il mio
Sacro Volto, sfigurato dai bestemmiatori, allo
stesso modo io avrò cura delle vostre anime
sfigurate dal peccato. Il Mio Volto è il Sigillo della
Divinità che ha il pregio di riprodurre nelle anime l’immagine di Dio.

5. Tutti coloro che difenderanno con le parole, con
preghiere e con lo scritto la Mia causa nell’Opera
di Riparazione, in particolare i miei sacerdoti, li
difenderò davanti al Padre mio, e darò loro il mio Regno.

6. Come in un regno loro possono procurarsi tutto ciò
che desiderano con una moneta con l’effige del Re,
così nel Regno dei Cieli avranno tutto ciò che
desiderano con la preziosa moneta del Mio Sacro Volto.

7. Coloro che sulla terra contempleranno le ferite del
Mio Volto lo ammireranno in Cielo radioso e pieno di gloria.

8. Essi riceveranno nelle loro anime un’irradiazione
luminosa e costante della mia Divinità e, a
somiglianza con il Mio Volto, brilleranno di uno
splendore particolare in Cielo.

9. Li difenderò, li proteggerò e assicurerò loro la
Perseveranza Finale

Salva

Oggi è la festa del Sacro Volto (Martedì che precede l’inizio della Quaresima)


PREGHIERA PER OFFRIRE IL SACRO VOLTO DI GESU’ A DIO PADRE PER PLACARE LA SUA GIUSTIZIA E FAR SCENDERE SU DI NOI LA SUA MISERICORDIA

Santo Volto
Onnipotente ed Eterno Padre, poiché piacque al
Nostro Divino Salvatore di rivelare all’umanità di oggi
il potere che risiede nel Suo Sacro Volto, ora noi ci
avvaliamo di questo Tesoro per i nostri più grandi
bisogni. Poiché il Salvatore stesso ha promesso che,
offrendo a Te il Suo Sacro Volto sfigurato nella
Passione, noi possiamo ottenere la soluzione di tutti gli
affari della nostra famiglia e che nulla ci sarà negato,
ora noi veniamo davanti al Tuo trono. Eterno Padre,
distogli il tuo sguardo pieno di ira dal nostro popolo
peccatore il cui volto è diventato ripugnante ai Tuoi
occhi. Guarda invece al Volto del Tuo Diletto Figlio,
perché questo è il Volto di Colui nel quale Ti sei
compiaciuto. Ora noi ti offriamo questo Suo Sacro
Volto coperto di sangue, sudore, polvere, sputi e
vergogna, in riparazione dei peggiori crimini della
nostra epoca, ovvero l’ateismo, la bestemmia e la
profanazione dei giorni di precetto.
Speriamo così di poter placare la Tua giusta ira
provocata contro di noi. Il Misericordiosissimo
Avvocato apra la Sua bocca per perorare la nostra
causa; ascolta il Suo pianto, guarda le Sue lacrime, o
Dio, e attraverso i meriti del Suo Santo Volto ascolta
quando Egli intercede per noi miseri peccatori.
PROMESSE AL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
A suor Maria di S. Pietro, suora carmelitana di Tours,
in Francia, per chi onora il Suo Sacro Volto.
1. Per l’offerta del mio Santo Volto al mio Eterno
Padre, nulla sarà rifiutato, otterrete la conversione di molti peccatori.
2. Con il mio Sacro Volto opererete prodigi,
placherete l’ira di Dio e farete scendere la misericordia sui peccatori.
3. Tutti coloro che onoreranno il Mio Volto in spirito
di riparazione svolgeranno il compito della pia Veronica.
4. In base all’attenzione che avrete nel riparare il mio
Sacro Volto, sfigurato dai bestemmiatori, allo
stesso modo io avrò cura delle vostre anime
sfigurate dal peccato. Il Mio Volto è il Sigillo della
Divinità che ha il pregio di riprodurre nelle anime l’immagine di Dio.
5. Tutti coloro che difenderanno con le parole, con
preghiere e con lo scritto la Mia causa nell’Opera
di Riparazione, in particolare i miei sacerdoti, li
difenderò davanti al Padre mio, e darò loro il mio Regno.
6. Come in un regno loro possono procurarsi tutto ciò
che desiderano con una moneta con l’effige del Re,
così nel Regno dei Cieli avranno tutto ciò che
desiderano con la preziosa moneta del Mio Sacro Volto.
7. Coloro che sulla terra contempleranno le ferite del
Mio Volto lo ammireranno in Cielo radioso e pieno di gloria.
8. Essi riceveranno nelle loro anime un’irradiazione
luminosa e costante della mia Divinità e, a
somiglianza con il Mio Volto, brilleranno di uno
splendore particolare in Cielo.
9. Li difenderò, li proteggerò e assicurerò loro la
Perseveranza Finale

MONASTERO SANTO VOLTO
DEI MONACI BENEDETTINI SILVESTRINI
Giulianova (TE)


IL SANTO VOLTO

santovoltoL’icona del S. Volto qui riprodotta è venerata nella chiesa di S. Stefano Protomartire dei Padri Benedettini Silvestrini in via S. Stefano del Cacco, 26 – Roma.
Il Santuario del S. Volto in Bassano Romano (VT) e il monastero del S.Volto in Giulianova (TE) sono retti dai monaci Benedettini Silvestrini.

PICCOLE NOTE BIOGRAFICHE

La serva di Dio Madre Pierina De Micheli, nata a Milano l’11.9.1890, è morta in concetto di santità il 26.7.1945 a Centonara d’Artò (Novara) dove le sue spoglie mortali riposano nella cripta della cappella dell’istituto delle Figlie dell’immacolata Concezione di Buenos Aires.
Visse nel silenzio e nell’umiltà più profonda, martire d’amore per riparare le offese recate al Signore Gesù.
Di lei è in corso la causa di canonizzazione.
Il servo di Dio Abate Ildebrando Gregori, monaco benedettino silvestrino, nato a Poggio Cinolfo di Carsoli (L’Aquila) ‘8.5.1894, è morto a Roma il 12.11.1985.
Per un ventennio egli fu abate generale della sua congregazione a cui dette un eccezionale impulso negli anni difficili del dopoguerra. Fondò la congregazione delle Suore Benedettine Riparatrici del S. Volto di N.S.G.C. che ne custodiscono i resti mortali nella cappella della loro casa madre ‘L’Assunta” in Bassano Romano (VT).
L’Abate Ildebrando Gregori visse di fede ed esercitò in grado eroico la carità verso i poveri e i bisognosi nei quali scorgeva il Volto stesso di Cristo crocifisso.
Di lui è in corso la causa di canonizzazione.
LA FESTA DEL SANTO VOLTO DI GESU’ SI CELEBRA IL MARTEDI’ CHE PRECEDE L’INIZIO DELLA QUARESIMA

LA MEDAGLIA DEL VOLTO SANTO DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

medaglia santo volto
Cosa è

La medaglia del Volto Santo è l’icona, di Cristo morto in croce per la redenzione dell’umanità e di Cristo vittima immolata, vivente nella Santa Eucarestia.

Breve storia della medaglia

La medaglia del Volto Santo di Gesù è un dono di Maria Madre di Dio e Madre nostra.
Nella notte del 31 maggio 1938, la Serva di Dio M. Pierina De Micheli, suora delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires, si trova va nella cappella del suo Istituto a Milano in via Elba 18.
Mentre era immersa in profonda adorazione dinanzi al tabernacolo, le apparve in un nimbo di luce sfolgorante una Signora di celestiale bellezza: era la Santissima Vergine Maria.
Ella teneva in mano come un dono una medaglia che su un lato recava impressa l’effigie del Volto di Cristo morto in croce, circoscritta dalle parole bibliche “Fà splendere su di noi, Signore, la luce del tuo volto”. Sull’altro lato appariva un’Ostia raggiante circoscritta dall’invocazione “Resta con noi Signore”.
la Madre del Cielo si avvicinò alla suora e le disse: “Ascolta bene e riferisci al padre confessore che questa medaglia è un’ARMA di difesa, uno SCUDO di fortezza e un PEGNO di misericordia che Gesù vuoi dare al mondo in questi tempi di sensualità e di odio contro Dio e la Chiesa. Si tendono reti diaboliche per strappare la fede dai cuori, lì male dilaga. I veri apostoli sono pochi: è necessario un rimedio divino, e questo rimedio è il Volto Santo di Gesù. Tutti quelli che porteranno questa medaglia e faranno, potendo, ogni martedì una visita al SS. Sacramento per riparare gli oltraggi che ricevette il 5. Volto del mio figlio Gesù durante la passione e che riceve ogni giorno nel Sacramento dell’Eucarestia:
– saranno fortificati nella fede;
– saranno pronti a difenderla;
– avranno le grazie per superare le difficoltà spirituali interne ed esterne;
– saranno aiutati nei pericoli dell’anima. e del corpo;
– avranno una morte serena sotto lo sguardo sorridente del mio Divin Figlio

Questa consolante promessa divina è un richiamo d’amore e di misericordia del Cuore Sacratissimo di Gesù. Gesù stesso, infatti, il 21 maggio 1932, aveva detto alla serva di Dio: “Contemplando il mio Volto, le anime parteciperanno alle mie sofferenze, sentiranno il bisogno di amare e di riparare. Non è forse questa la vera devozione al mio Cuore?
Il primo martedì del 1937 Gesù le aveva ancora aggiunto che “il culto del Suo Volto completava e aumentava la devozione al Suo Cuore”. In verità, quando contempliamo il Volto di Cristo morto per i nostri peccati, possiamo comprendere e vivere i palpiti d’amore del Suo Cuore divino.

Approvazione e diffusione della medaglia.

Il culto della medaglia del S. Volto ebbe l’approvazione ecclesiastica il 9 agosto 1940 con la benedizione del Beato Card. Ildefonso Schuster, monaco benedettino, devotissimo del S. Volto di Gesù, allora Arcivescovo di Milano. Superate molteplici difficoltà, la medaglia fu coniata ed iniziò il suo cammino.
Grande apostolo della medaglia del S. Volto di Gesù fu il servo di Dio, Abate Ildebrando Gregori, monaco benedettino silvestrino, daI 1940 padre spirituale della serva di Dio Madre Pierina De Micheli. Egli fece conoscere la medaglia, con la parola e con le opere in Italia, in America, in Asia e in Australia. Essa è ora diffusa in ogni parte della terra e neI 1968, con la benedizione del S. Padre, Paolo VI, fu deposta sulla luna dagli astronauti americani.

La medaglia annuncio del Vangelo

E’ mirabile constatare che la medaglia benedetta viene accolta con riverenza e devozione da cattolici, ortodossi, protestanti e persino da non cristiani. Tutti coloro che hanno avuto la grazia di ricevere e portare con fede la sacra icona, persone in pericolo, ammalati, carcerati, perseguitati, prigionieri di guerra, anime tormentate dallo spirito del male, individui e famiglia angustiate da ogni genere di difficoltà, hanno sperimentato sopra di sé una particolare protezione divina, hanno ritrovato la serenità, la fiducia in se stessi e la fede in Cristo Redentore. Dinanzi a tali prodigi quotidianamente operati e testimoniati, sentiamo tutta la verità della Parola di Dio, e spontaneo sgorga dal cuore il grido del salmista:
“SIGNORE, MOSTRACI IL TUO VOLTO E NOI SAREMO SALVI”
(salmo 79)

PREGHIERA AL VOLTO SANTO DI GESU’
Volto Santo del mio dolce Gesù, espressione viva ed eterna dell’amore e del martirio divino sofferto per umana redenzione, Ti adoro e Ti amo. Ti consacro oggi e sempre tutto il mio essere. Ti offro per le mani purissime della Regina Immacolata le preghiere, le azioni e le sofferenze di questo giorno, per espiare e riparare i peccati delle povere creature. Fà di me un tuo vero apostolo. Che il tuo sguardo soave mi sia sempre presente e si illumini di misericordia nell’ora della mia morte. Così sia.
Volto Santo di Gesù
guardami con misericordia

 

PREGHIERA E NOVENA AL VOLTO SANTO

o Gesù, che nella Tua crudele Passione divenisti “l’obbrobrio degli uomini e l’uomo dei dolori”, io venero il Tuo Volto Divino, sul quale splende-vano la bellezza e la dolcezza della divinità e che è divenuto per me come il volto di un lebbroso… Ma io riconosco sotto quei tratti sfigurati il Tuo infinito amore, e mi consumo dal desiderio di amarTi e di farTi amare da tutti gli uomini. Le lacrime che sgorgano con tanta abbondanza dagli occhi Tuoi sono come perle preziose che mi è caro raccogliere per riscattare con il loro infinito valore le anime dei poveri peccatori. O Gesù, il tuo Volto adorabile rapisce il mio cuore. Ti supplico di imprimere in me la Tua somiglianza divina e di infiammarmi del Tuo amore affinché possa giungere a contemplare il Tuo Volto glorioso. Nella mia presente necessità accetta l’ardente desiderio del mio cuore accordandomi la grazia che Ti chiedo. Così sia.


Con approvazione ecclesiastica
La storia della Medaglia e le Promesse divine sono state desunte dal diario spirituale autografo, scritto in virtù di santa obbedienza, dalla Serva di Dio Madre Pierina De Micheli.
In ossequio al Decreto di Papa Urbano VII si intende dare alla vicenda una fede puramente umana.

 

Immagine di Gesù Misericordioso

IMMAGINE GESU’ MISERICORDIOSO

Innamorati di Maria

Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso (22 febbraio 1931)

Il disegno di questo quadro è stato mostrato a Santa Faustina Kowalska nella visione del 22 febbraio 1931 nella cella del convento di Plock. “La sera, stando nella mia cella – scrive la santa – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido (…) Dopo un istante, Gesù mi disse “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te(Q. I del Diario di Santa Faustina, p. 26). Tre anni dopo Gesù ha spiegato il significato dei raggi: “I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua” (Q. I, p. 132). Non si tratta qui di un qualche effetto artistico, ma di una simbologia del quadro estremamente profonda.

Agli elementi essenziali del quadro appartengono le parole poste in basso: “Gesù, confido in Te”. “Gesù mi ricordò (…) che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza” (Q. I, p. 138). Gesù ha definito un altro particolare di questo quadro, ha detto infatti: “Il Mio sguardo da questa immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce” (Q. I, p. 140).

Qual è il significato di questo quadro?

Gesù ha legato la benedizione del quadro e la sua pubblica venerazione alla liturgia della prima domenica dopo Pasqua, festa della Divina Misericordia. La Chiesa legge in quel giorno il Vangelo sull’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e sull’istituzione del sacramento della penitenza (Gv 20, 19-29). A questa scena del Cenacolo si sovrappone l’avvenimento del Venerdì Santo: la crocifissione e la trafittura del Cuore di Gesù con la lancia. “Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia” (Q. I, p. 132). Gesù ha spiegato poi che “il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime” (Q. I, p. 132). Alla luce del Vangelo di Giovanni l’acqua e il sangue stanno a significare le grazie dello Spirito Santo, che ci sono state donate per la morte di Cristo, ed in modo particolare i sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. L’immagine del Gesù Misericordioso rappresenta quella della Divina Misericordia poiché‚ nella passione, morte e risurrezione di Cristo la misericordia di Dio verso l’uomo si è rivelata con totale pienezza.

In cosa consiste il culto dell’immagine della Divina Misericordia?

L’immagine occupa una posizione chiave in tutta la devozione alla Divina Misericordia, poiché‚ costituisce una sintesi degli elementi essenziali di questa devozione: esso ricorda l’infinita fiducia nel buon Dio e il dovere della carità misericordiosa verso il prossimo. Della fiducia parla chiaramente l’atto che si trova nella parte bassa del quadro: “Gesù, confido in Te”. Inoltre l’immagine che rappresenta la misericordia di Dio deve essere per chiara volontà di Gesù un segno che ricordi l’essenziale dovere cristiano, cioè l’attiva carità verso il prossimo. “Essa deve ricordare le esigenze della Mia misericordia, poiché‚ anche la fede più forte non serve a nulla senza le opere” (Q. II, p. 278). La venerazione del quadro dunque consiste nell’unione di una preghiera fiduciosa con la pratica di atti di misericordia.

Le promesse legate alla venerazione dell’immagine:

Gesù ha definito con molta chiarezza tre promesse:

“L’anima che venererà questa immagine, non perirà” (Q. I, p. 18): cioè ha promesso la salvezza eterna (naturalmente praticando il culto della divina misericordia come esposto sopra).

“Prometto pure già su questa terra (…) la vittoria sui nemici” (Q. I, p. 18): si tratta dei nemici della salvezza e del raggiungimento di grandi progressi sulla via della perfezione cristiana.

“Io stesso la difenderò come Mia propria gloria nell’ora della morte” (Q. I, p. 26): ha cioè promesso la grazia di una morte felice.

La generosità di Gesù non si limita a queste tre grazie particolari. Poiché‚ ha detto: “Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia” (Q. I, p. 141), non ha posto alcun limite ne al campo ne alla grandezza di queste grazie e dei benefici terreni, che ci si può aspettare, venerando con incrollabile fiducia l’immagine della Divina Misericordia.

Ricordiamo infine che la Festa della Divina Misericordia, quest’anno (2020) cadrà domenica 19 aprile.

Nel 2002 Giovanni Paolo II ha istituito la Festa della Divina Misericordia con annessa l’Indulgenza Plenaria.

22 febbraio: Cattedra di San Pietro

Cattedra di San Pietro
IdM-Buona giornata!
«Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché ne’ la carne ne’ il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” »

La festa della Cattedra di San Pietro, che si celebra il 22 di febbraio, vanta una tradizione molto antica, attestata a Roma fin dal secolo IV, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all’apostolo Pietro e ai suoi successori.

La “cattedra”, letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta “cattedrale, ed è il simbolo dell’autorità del Vescovo e, in particolare, del suo “magistero”, cioè dell’insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana.

Quando il Vescovo prende possesso della Diocesi che il Papa gli affida, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra. Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità.

Quale fu, dunque, la “cattedra” di san Pietro?

Egli, scelto da Cristo come “roccia” su cui edificare la Chiesa, iniziò il suo ministero a Gerusalemme, dopo l’Ascensione del Signore e la Pentecoste. La prima “sede” della Chiesa fu il Cenacolo.

Successivamente, la sede di Pietro divenne Antiochia, in Siria, a quei tempi terza metropoli dell’impero romano. Di quella città Pietro fu il primo vescovo. Da lì, si spostò a Roma, dove concluse con il martirio la sua corsa al servizio del Vangelo.

Per questo la sede di Roma, che aveva ricevuto il maggior onore, raccolse anche l’onere affidato da Cristo a Pietro di essere al servizio di tutte le Chiese particolari per l’edificazione e l’unità dell’intero Popolo di Dio. La sede di Roma venne così riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la “cattedra” del suo vescovo rappresentò quella dell’Apostolo incaricato da Cristo di pascere tutto il suo gregge.

La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell’intero Popolo di Dio.

Nell’abside della Basilica di san Pietro si trova il monumento alla Cattedra dell’Apostolo, opera del Bernini, realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, due d’occidente, sant’Agostino e sant’Ambrogio, e due d’oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio.

Preghiamo oggi per l’amato Papa Benedetto, successore del Beato Pietro, Vicario di Cristo. Preghiamo per il ministero che Iddio gli ha affidato, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il Suo quotidiano servizio a tutta la Chiesa.

(Mons. Tommaso Stenico)

 

20 febbraio: Santa Giacinta Marto

 

Santa Giacinta Marto
IdM-Buona giornata!

BeataGiacintaMartoSanta Giacinta Marto (Aljustrel, 11 marzo 1910; † Lisbona, 20 febbraio 1920) è stata una veggente portoghese, una dei tre delle apparizioni di Fatima.

Il 13 maggio 1917, (quando aveva solo 7 anni), era a Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina di Fatima, in Portogallo, insieme al fratello maggiore Francisco e alla cugina Lucia dos Santos, a badare al gregge, quando apparve loro una “Signora”: la Madonna, che rivelò loro tre segreti, conosciuti come “Segreti di Fatima”.

Le apparizioni continuarono fino al 13 ottobre 1917, quando avvenne il Miracolo del sole.

Secondo quanto riferito da Lucia, all’epoca Giacinta era una bambina come tante altre: le piaceva giocare e ballare ed era un po’ permalosa.

Dopo l’incontro con la Madonna, però, la sua vita e le sue abitudini cambiarono: Giacinta pregava molto, fino a quando, il 23 dicembre 1918, venne colpita, assieme al fratello Francisco, dal terribile virus della spagnola.

Rispetto al fratello la malattia fu più lunga e dolorosa; venne anche ricoverata, inutilmente, all’ospedale di Lisbona, dove i medici tentarono di tutto per salvarla, ma la bambina morì ugualmente il 20 febbraio 1920.

Nel 1935 Suor Lucia scrisse circa sua cugina Giacinta:
«Ho speranza che il Signore, per la gloria della Santissima Vergine, le concederà l’aureola della santità. Lei era bambina solo negli anni. Per il resto, sapeva praticare le virtù e mostrare a Dio e alla Santissima Vergine il suo amore per la pratica del sacrificio… È ammirevole come avesse compreso lo spirito di preghiera e di sacrificio che la Madonna ci raccomandò…. Conservo di lei una grande stima di santità”. E aggiunse: “Giacinta fu, secondo me, quella a cui la Madonna comunicò una maggiore abbondanza di grazie, di conoscenza di Dio e della virtù… Aveva un portamento oltremodo serio, modesto e amabile, che sembrava tradurre la presenza di Dio in tutti i suoi atti, proprio da persona avanti negli anni e di grande virtù. »

«Morirò tutta sola»
Da: stpauls.it
“Esprimo la mia riconoscenza a Giacinta per i sacrifici per il Santo Padre, che aveva visto soffrire”
(Giovanni Paolo II).
La sera del 20 febbraio 1920, sola, come la Madonna le aveva annunciato, moriva la più piccola dei veggenti di Fatima, Giacinta Marto. Nel mese di febbraio ricorreva dunque l’anniversario della sua partenza per il Cielo e la Chiesa celebra la sua memoria da quando, il 13 maggio 2000, a Fatima, è stata proclamata Beata da Giovanni Paolo II insieme al fratello Francesco, anch’egli testimone e protagonista delle apparizioni di Fatima. Chi era la piccola Giacinta Marto? E come è possibile che una bambina di soli dieci anni – ne aveva sette al tempo delle apparizioni – possa aver scalato in così poco tempo la vetta della santità tanto da indurre la Chiesa a elevarla alla gloria degli altari?

g1
Aljustrel (Fatima), la casa natale di Giacinta e Francesco Marto (foto Del Canale).

«Io prometto…»

Giacinta conduceva le pecore al pascolo con suo fratello Francesco in uno sperduto villaggio del Portogallo, alla Cova da Iria. Non aveva ancora fatto la prima Comunione quando le apparve la “Bella Signora”, il 13 maggio 1917.

Entrambi i fratelli non erano particolarmente devoti. Lo conferma il modo piuttosto birichino che essi avevano di recitare il rosario: dicevano Padre nostro e poi subito infilavano le parole Ave Maria, una dietro l’altra, fino al Pater successivo. Così il rosario finiva in un baleno e loro potevano tornare, senza rimorsi, ai loro giochi.

Per primo apparve l’Angelo, insegnando loro una preghiera: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo! Ti domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano…». Per poi aggiungere: «Pregate così. I Cuori santissimi di Gesù e Maria sono attenti alle vostre suppliche».

In seguito ai bambini – con Giacinta e Francesco c’era anche la cugina di qualche anno più grande, Lucia dos Santos – apparve la Vergine il 13 maggio 1917, chiedendo preghiere e sacrifici per i peccatori, la consacrazione al suo Cuore immacolato, ed annunciando infine una «grande promessa».

In che cosa consiste questa grande promessa di Fatima?

«Io prometto – disse la Vergine – di assistere nell’ora della morte, con le grazie necessarie alla salvezza, coloro che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confesseranno, riceveranno la Comunione, diranno una corona del rosario e mi faranno compagnia per un quarto d’ora meditando i misteri del rosario, con l’intenzione di offrirmi riparazione».

g2
La tomba di Giacinta nel Santuario-Basilica di Fatima (foto Giuliani).

Un dono totale

La consacrazione a Maria non deve essere un effimero entusiasmo, un fervore solo esteriore, ma un dono totale. Il dono di sé, nelle facoltà del corpo e dello spirito, a colei che è la cristifera, la soglia che ci introduce a Cristo, cuore del mistero trinitario. «Io prometto», dice la Vergine, e la sua non è una promessa alla maniera degli uomini, così facili a tirarsi indietro, così inclini al cambiamento. È una promessa che vale come salvacondotto per la vita eterna.

«Pregate molto»

Fin dal tempo delle prime apparizioni, Giacinta prese l’abitudine di dare la sua merenda ai poveri. Per saziare gli stimoli della fame si nutriva alla meglio con radici, ghiande, frutti selvatici. «Così si convertiranno più peccatori», diceva.

Sicura, per la promessa della Madre celeste, di dover lasciare presto la terra, Giacinta preferiva spesso saltare la scuola per fermarsi in chiesa a pregare.

Le sue giornate e quelle di Francesco erano puntellate di giaculatorie, atti d’amore a Gesù e Maria.

«Nella vicenda di questi due bambini – ha sottolineato Stefano De Fiores all’indomani della beatificazione dei fratelli Marto – c’è un piccolo trattato di antropologia cristiana. Chi è l’uomo? La tradizione illuminista lo vide una coscienza in grado di determinarsi. È una grande acquisizione. Ma ha rischiato di chiudere l’uomo su se stesso. Francesco e Giacinta, invece, vedono l’altro non come un estraneo, ma come qualcuno con cui solidarizzare fino al punto di assumersene il peso. È l’idea di un’antropologia relazionale, che in qualche modo è anche un riflesso della vita trinitaria».

Dopo le apparizioni, la piccola Marto cominciò a trascorrere lunghe ore in preghiera, specialmente nella recita del rosario, tanto raccomandato dalla Madonna. Le parole della Vergine si stamparono indelebilmente nel suo cuore, furono il faro di tutte le sue azioni. «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’inferno perché non vi è chi preghi e si sacrifichi per loro. Siete disposti a offrirvi al Signore, pronti a fare sacrifici e ad accettare volentieri tutte le sofferenze che egli vorrà mandarvi, in riparazione di tanti peccati con i quali viene offesa la sua divina maestà, per ottenere la conversione dei peccatori e in riparazione delle offese fatte contro l’immacolato Cuore di Maria?».

g3
Cartolina postale raffigurante i tre pastorelli di Fatima.

«O mio Gesù…»

Giacinta praticava l’immolazione nascosta per salvare i peccatori, portando una corda stretta attorno al corpo e sopportando in spirito di penitenza ogni contrarietà. Alla fine della sua vita, gravemente ammalata, fu internata in un ospedale di Lisbona, dove morì da sola. «O mio Gesù – furono le sue parole – ora puoi convertire molti peccatori, perché questo sacrificio è molto grande…».

Modello di santità

«Alla scuola della Vergine, l’anima progredisce di più in una settimana che in un anno fuori della sua scuola!», sosteneva il grande devoto di Maria, Grignion di Montfort. Queste parole nella vita di Giacinta si sono realizzate alla lettera. La pedagogia squisitamente materna di Maria in pochi anni ha fatto sì che Giacinta giungesse alle vette della santità. Del resto, «Giacinta era bambina soltanto negli anni», aveva detto di lei la cugina Lucia.

Un procedimento lungo e complesso, con difficoltà quasi insormontabili, ha portato Giacinta – e il fratello Fracesco – sugli altari. Il processo canonico circa l’eroicità delle loro virtù ha contribuito ad accertare, contro la convinzione dominante in precedenza, che anche i bambini possono essere santi.

La loro causa di beatificazione, infatti, era rimasta bloccata per vari decenni perché, secondo la dottrina tradizionale, si richiedeva che l’esercizio eroico delle virtù cristiane (quelle teologali di fede, speranza e carità e quelle cardinali di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) dovesse avvenire «per un periodo duraturo», il che escludeva dal prendere in considerazione dei fanciulli.

Nel 1981 il Dicastero per le cause dei santi dedicò un’assemblea allo studio di tale possibilità e la risposta da parte di teologi, giuristi, pedagoghi e psicologi fu affermativa. L’abolizione di quella restrizione, suffragata dai più moderni studi di psicologia infantile, ha così aperto la strada della santità canonica per i due fanciulli di Fatima e per altri che verranno dopo di loro.

La santità di Giacinta è stata nell’aver aderito pienamente al messaggio di Fatima. Quel messaggio era il Vangelo di Gesù predicato dalla Madonna. La piccola Marto, dunque, viene proposta come modello di santità non perché ha vissuto col fratellino Francesco l’esperienza di veggente della più importante apparizione mariana del ’900, ma, come ha efficacemente ribadito il postulatore della causa, il gesuita Paolo Molinari, «per come dei bambini hanno saputo sviluppare il loro spirito di fede nel Signore e mettere in pratica quello che la Madonna aveva loro detto: pregare il rosario e sacrificarsi per i peccatori».

Maria Di Lorenzo

PREGHIERA AI SANTI FRANCESCO E GIACINTA MARTO

fran4


Nostra Signora di Fatima,
Tu che hai scelto Francesco e Giacinta,
due poveri e semplici pastorelli,
per annunciare al mondo
i desideri del tuo Cuore lmmacolato,
aiutaci ad accogliere il tuo messaggio di conversione,
perché liberati dal peccato
possiamo vivere una vita nuova.

Santi Francesco e Giacinta,
voi che foste capaci
di una preghiera intensa,
fate che il momento
della preghiera quotidiana
diventi per noi il cuore
di ogni nostra giornata.

Voi che, seppur bambini,
foste capaci di offrire grandi sacrifici
in dono alla Vergine Maria
per la salvezza dei peccatori,
aiutateci a non sprecare
le piccole croci quotidiane,
ma a renderle offerta preziosa e gradita a Dio
per la salvezza del mondo.
Nostra Signora di Fatima,
per intercessione dei Santi Pastorelli
Francesco e Giacinta,
veglia su tutti i bambini del mondo,
soprattutto quelli più poveri e abbandonati.
Fa’ che anche loro possano trovare,
nel tuo Cuore lmmacolato e materno,
rifugio e protezione.

Santi Francesco e Giacinta,
Pastorelli di Fatima,
pregate per noi!

La Chiesa ha meditato molto prima di elevarla alla gloria degli altari, non perché si avesse qualche dubbio sulla sua vita cristallina, ma perché fior di teologi cercavano di mettersi d’accordo su una questione non di poco conto: se cioè a 10 anni non ancora compiuti le virtù possono essere vissute in grado eroico, come è appunto richiesto ad ogni cristiano che viene proposto alla venerazione dei fedeli come beato o santo.
Alla fine ogni dubbio si è sciolto, anche perché il buon Dio ha messo più di una firma (i miracoli, richiesti per portare qualcuno “sugli altari”) sulla santità di questa bambina. Non dunque per aver avuto sei apparizioni della Madonna, ma perché queste l’hanno aiutata a raggiungere la perfezione cristiana, noi oggi abbiamo la gioia di festeggiare il 20 febbraio Giacinta Marto, una dei tre veggenti di Fatima, che san Giovanni Paolo II ha beatificato insieme al fratellino Francesco il 13 maggio 2000 e la cui canonizzazione è stata fissata al 13 maggio 2017.
Tutto inizia un altro 13 maggio di 83 anni prima, quando la Madonna le appare per la prima volta (ha appena 7 anni, perché è nata l’11 marzo 1910), mentre è al pascolo con il fratello Francesco e la cuginetta Lucia.
È quest’ultima (morta il 13 febbraio 2005 sulla soglia dei 98 anni) a testimoniare che Giacinta fino a quel giorno è una bambina come tutte le altre: le piace giocare, come a tutti i bambini di quell’età; è un po’ permalosa, fa il broncio per un nonnulla e non si rassegna tanto facilmente a perdere; le piace ballare e basta il suono di un piffero rudimentale per far fremere e roteare il suo piccolo corpo.
La Madonna irrompe nella sua vita e la cambia radicalmente: medita a lungo sull’eternità dell’inferno e «prende sul serio i sacrifici per la conversione dei peccatori», si priva anche della merenda per soccorrere i bambini di due famiglie bisognose, si innamora del Papa che vorrebbe tanto incontrare a tu per tu, la sorprendono spesso in preghiera fatta con uno slancio di amore sicuramente superiore alla sua età. Qualsiasi sofferenza offerta per la conversione dei peccatori è sempre accompagnato da un amore che si riscontra solo nei più grandi mistici.
Il 23 dicembre 1918, 14 mesi dopo l’ultima apparizione, lei e Francesco vengono colpiti dalla “spagnola”, ma mentre quest’ultimo si spegne in pochi mesi, per Giacinta il calvario è più tormentato perché sopraggiunge una pleurite purulenta, da lei sopportata e offerta «per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria».
Un ultimo grande sacrificio le viene chiesto: staccarsi dai suoi e soprattutto dalla cugina Lucia, per un ricovero nell’ospedale di Lisbona. Dove si tenta di tutto, anche un intervento chirurgico senza anestesia per tentare di strapparla dalla morte, ma dove la Madonna viene serenamente a prenderla il 20 febbraio 1920, come aveva promesso.
Autore: Gianpiero Pettiti

Fonte: http://www.santiebeati.it

 

17 febbraio: Santi Sette Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria

Santi Sette Fondatori

dell’Ordine dei Servi di Maria

IdM-Buona giornata!

sec. XIII-XIV

servi di maria

Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Lasciate attività, case e beni ai poveri, verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Molti si rivolgevano a loro per risolvere dubbi e angosce, tanto che essi decisero di dare inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi – l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino. Nel 1888 Leone XIII canonizzò i sette primi Padri, sepolti, insieme, a Monte Senario. Si tratta di San Bonfiglio, guida del gruppo laico e poi priore della nascente comunità. San Bonagiunta, priore tra il 1256 e il 1257. San Manetto, artefice delle prime fondazioni in Francia. Sant’Amadio, anima del gruppo. San Sostegno e Sant’Uguccione, amici tra loro. Sant’Alessio, zio di santa Giuliana. (Avvenire)

Martirologio Romano: Santi sette fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria: Bonfilio, Bartolomeo, Giovanni, Benedetto, Gerardino, Ricovero e Alessio. Prima mercanti a Firenze, di comune accordo, sul monte Senario, si consegnarono nelle mani della beata Maria, istituendo l’Ordine sotto la regola di sant’Agostino. Vengono commemorati insieme nel giorno in cui si tramanda che Alessio, il più longevo, sia morto centenario.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

Preghiera:



A voi veniamo, nostri Padri antichi, come figli, discepoli, amici, per apprendere da voi, immagini vive di Cristo, come si ami Dio sopra ogni cosa e per i fratelli si spenda la vita; come il perdono vinca l’offesa e con il bene si ricambi il male; come al bisognoso si tenda la mano, dell’afflitto si lenisca la pena, il cuore si apra all’amico; come insieme ricostruisca la casa, e nella dimora paterna si viva, un cuor solo e un’anima sola. Ci accompagni, Padri nostri, il vostro esempio di comunione fraterna e di servizio a santa Maria, e ci sostenga la vostra intercessione e la materna protezione di Nostra Signora, oggi e in ogni tempo della nostra vita. Amen.