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Recitare con frutto il S. Rosario n. 3

Recitare con frutto il S. Rosario n. 3

Innamorati di Maria

rosario

-Conoscere il S. Rosario (prima parte)-

Che cosa è il Rosario? Giovanni Paolo II ci dice che è un compendio del Vangelo: “Esso ci fa continuamente ritornare sulle principali scene della vita di Cristo, quasi per farci “respirare” il suo mistero. Il Rosario è via privilegiata di contemplazione. E’, per così dire, la via di Maria. Chi più di Lei conosce Cristo e lo ama?”.

Nella Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” ha anche spiegato perché il Rosario è una preghiera orientata per sua natura alla pace. “Lo è non solo in quanto ce la fa invocare, forti dell’intercessione di Maria, ma anche perché ci fa assimilare, con il mistero di Gesù, anche il suo progetto di pace. (…) Al tempo stesso, con il ritmo tranquillo della ripetizione dell’Ave Maria, il Rosario pacifica il nostro animo e lo apre alla grazia che salva. Il Beato Bartolo Longo ebbe un’intuizione profetica, quando, al tempio dedicato alla Vergine del Rosario, volle aggiungere questa facciata come monumento alla pace. La causa della pace entrava così nella proposta stessa del Rosario. E’ un’intuizione di cui possiamo cogliere l’attualità, all’inizio di questo Millennio, già sferzato da venti di guerra e rigato di sangue in tante regioni del mondo”.

E’ molto importante sapere che il Rosario contiene due elementi: l’orazione mentale e l’orazione vocale.

Quella mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della missione, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre.

Quella vocale consiste nel dire venti decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Padre nostro, meditando e contemplando le venti principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei venti misteri del santo Rosario.

Per recitare il Rosario con frutto è importante praticare queste due orazioni perché purtroppo molto spesso ci riduciamo solo nella parte vocale…
Il Rosario della Vergine si compone di quattro corone, ognuna composta di cinque decine, e ci suggerisce S. Luigi, allo scopo:

1) di onorare le tre Persone della SS. Trinità;
2) di onorare la vita, la missione, la morte e la gloria di Gesù Cristo;
3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante;
4) di modellarsi sulle tre parti del Salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;
5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla morte e di gloria nell’eternità.

E come nasce il nome “Rosario”? Ce lo spiega S. Luigi riportando anche una bella testimonianza:

“Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò Rosario, cioè corona di rose. E ciò per significare che ogni volta che si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153(ora 203 con l’aggiunta dei misteri della Luce) rose bianche e di 16(21) rose rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.

Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa. Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l’ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli angeli raccoglievano le rose, una dopo l’altra e le ponevano sul capo della Vergine che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta. Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch’essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell’intera corona ebbe termine».

Il Rosario è dunque una grande corona di rose; una parte del Rosario è come una piccola ghirlanda di fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria. Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra le devozioni.”

Ecco il Rosario che, recitato con devozione e amore, diventa una meravigliosa corona di rose da donare al Signore Gesù e alla nostra Mamma Celeste. Ecco perché Lei ci chiede di recitarlo quotidianamente! Perché desidera da noi il nostro atto di amore, il nostro atto di fede e di abbandono al Signore, tutto racchiuso in questa corona di rose profumate. La recita del Rosario è l’espressione d’amore tra Cielo e terra.

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Mentre san Domenico predicava questa devozione in Carcassonne, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori allora lo condussero al beato Padre affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell’eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato, quell’infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi da questo castigo e dalla forza del Rosario. (Rosier mystique, 9ª decina, c. 10)

 

 

 

Preghiere composte da S. Gemma Galgani

Santa Gemma Galgani
Innamorati di Maria

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S. Gemma Galgani
(1878-1903)

Preghiere composte da S. Gemma Galgani
( Per ottenere grazie )

– Eccomi ai vostri santissimi piedi, caro Gesù, per manifestarvi ogni momento la mia gratitudine per tanti e continui favori che mi avete fatto e che ancora volete farmi. Quante volte vi ho invocato, o Gesù, mi avete fatte sempre contenta: ho ricorso spesso a voi e m’avete sempre consolata. Come esprimermi con voi, caro Gesù? Vi ringrazio. Ma un’altra grazia voglio, o mio Dio, se a voi piace ….

(esporre la grazia che si desidera).

Se voi non foste onnipotente, non vi farei questa domanda. O Gesù, abbiate pietà di me! Sia fatto in tutto il vostro santissimo volere.

cr2 Mio Dio Crocifisso, eccomi ai piedi vostri, non vogliate rigettarmi ora che mi presento come peccatore. Vi ho offeso tanto per il passato, Gesù mio, ma non sarà più così. Dinanzi a Voi, mio Dio, presento tutte le mie colpe… già le ho considerate e vedo che non meritano perdono, ma deh! Date uno sguardo ai vostri patimenti e guardate quanto vale quel Sangue che scorre dalle vostre vene. Chiudete, mio Dio, in questo momento gli occhi ai miei demeriti e apriteli agli infiniti meriti vostri, e giacché vi siete compiaciuto morire per i miei peccati, perdonatemeli tutti affinché mai più senta il peso di essi perché quel peso, o Gesù, troppo mi opprime. Aiutatemi, mio Gesù, vo’ ad ogni costo diventare buono: togliete, distruggete, annientate tutto ciò che si trova in me non conforme alla vostra volontà. Vi prego però, Gesù, ad illuminarmi affinché possa camminare nel vostro S. Lume.
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Caro mio Dio, mi abbandono interamente nelle Vostre SS. Mani, accioché Voi facciate di me e delle cose mie quello che più e meglio Vi aggrada. In questo dolce abbandono mi riposo sul Vostro Cuore Divino come la tenera bambina si riposa sul seno della mamma sua. Voi pensate a tutto ed io penserò solo ad amarVi e a compiere le Vostra SS. Volontà.
Preghiere a S. Gemma Galgani
( Per la conversione dei peccatori )

– Santa Gemma, ricordati che in vita protestasti tante volte di volere salvi tutti i peccatori, e per questo ti offristi vittima al Signore, soffrendo per essi, con Gesù e Maria, i dolori della Passione, e versasti lacrime di sangue nel sentirLo offeso con la diabolica bestemmia. Ora che in cielo godi di favori tanto più grandi, pèrora, te ne preghiamo, la causa di tutti i poveri peccatori, che privi della divina grazia, vivono lontani da Dio, affinché per te convertiti, amino e servano fedelmente il Signore in questa vita e passino un giorno a lodarLo e benedirLo eternamente in cielo.

Amen.

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O S. Gemma, quanto pietoso era il tuo amore per i miseri, quanto grande il tuo zelo per aiutarli! Vieni anche in mio aiuto, nei miei presenti bisogni, ed ottienimi la grazia… se è profittevole all’anima mia. I numerosi miracoli, le meravigliose grazie attribuite alla tua intercessione infondono in me la fiducia che tu mi potrai aiutare. Prega Gesù, il tuo Sposo Celeste, per me: mostraGli le stimate che il suo Amore ti ha donato, ricordaGli il sangue che da esse stillavi, gli spasimi che tu hai sopportato, le lacrime che tu hai versato per la salvezza delle anime, poni tutto questo tuo tesoro prezioso come in una coppa di amore, e Gesù ti esaudirà. Amen.

Ringraziamo LA CASA DELLE STIGMATE.
Abbiamo riportato una piccola parte della vita di S. Gemma. Per chi desidera approfondire la conoscenza di S. Gemma Galgani consigliamo la visita a Lucca alla “Casa delle stigmate”: si può visitare tutti i giorni, ad eccezione delle domeniche al mattino: dalle 9-11, nel pomeriggio dalle 15:30-17:30.
Abbiamo riportato anche uno stralcio del libro di padre Tito Paolo Zecca “Così lontani così vicini”. Ed.Paoline.

16 maggio: S. Gemma Galgani

Cari amici, oggi 16 maggio festeggiamo la nostra santa protettrice S. Gemma Galgani. Innamorati di Maria nasce il 24 maggio 1997 e nello stesso giorno è stato offerto a Maria Ausiliatrice e posto sotto la protezione di S. Gemma. In questi quasi 25 anni di cammino lei ci è stata sempre vicina. Onoriamola e ringraziamola per tante grazie che ci ha concesso attraverso le sue preghiere!

S. Gemma Galgani (1878-1903)

Preghiera A S. Gemma di Giovanni Paolo II

“O Padre, che ti compiaci di stabilire la tua dimora in chi ti ama con cuore semplice e puro, fa’ che sull’esempio e per l’ intercessione di S. Gemma viviamo, con purezza evangelica, il mistero dell’amore crocifisso, per essere immagine viva del tuo Figlio. Egli e’ Dio e vive e regna conte, nell’unita dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.”

PREGHIERA A S. GEMMA PER CHIEDERE GRAZIE

O cara santa Gemma, che ti sei lasciata plasmare da Cristo crocifisso, ricevendone nel tuo corpo verginale i segni della sua gloriosa Passione, per la salvezza di tutti, ottienici di vivere con generosa dedizione il nostro impegno battesimale e intercedi per noi presso il Signore affinché ci conceda le grazie desiderate. Amen

Santa Gemma Galgani, prega per noi. Padre nostro, Ave Maria, Gloria

Con approvazione ecclesiastica -Santuario Santa Gemma – Lucca

La vita di S. Gemma Galgani Gemma Galgani nasce il 12 marzo 1878 a Bogonuovo di Camigliano (Lucca). Il giorno dopo viene battezzata. Della piccola, il parroco di Gragnano, ebbe a dire: «Le gemme sono in paradiso. Speriamo che anche questa bambina sia una Gemma di paradiso». Il 26 maggio 1885, nella chiesa di San Michele in Foro, l’arcivescovo di Lucca somministra a Gemma la Cresima. Durante la messa, «a un tratto una voce nel cuore mi disse: “Mi vuoi dare a me la mamma? Me la dai volentieri?”. Fui costretta a rispondere di sì». Mamma Aurelia morirà nel settembre dell’’anno successivo. La piccola Gemma entra precocemente nella scuola del dolore. Un altro grande dolore fu per la giovane la morte del fratello Gino, seminarista, avvenuta nel 1894, ad appena 18 anni. Durante il 1895 e l’anno seguente, Gemma riceve varie ispirazioni a seguire con più impegno e decisione la via della croce, itinerario di ogni autentico discepolo di Cristo. «In me sentivo crescere una brama di amare tanto Gesù crocifisso, e insieme a questo una brama di patire e aiutare Gesù nei suoi dolori». Per la prima volta le appare un angelo, che in seguito riconosce come il suo Angelo Custode: le ricorda quali sono i veri monili «che abbellano una sposa di un Re crocifisso», ossia le spine e la croce. Dopo la morte di Enrico Galgani, padre di Gemma, l’11 novembre 1897, le tristi condizioni della famiglia, la portano ad un trasferimento della casa di Via S. Giorgio, a quella di Via del Biscione 13 (oggi Via S. Gemma 23). Gemma, in questo periodo, è presso la zia di Camaiore che l’aveva voluta con sé dopo la morte del babbo. Nell’autunno 1899 Gemma si ammala gravemente e ritorna in famiglia. I mesi invernali segnano grandi sofferenze per tutti: le ristrettezze economiche si fanno sentire penosamente, e la famiglia è tuttora numerosa: oltre alle due zie Elisa ed Elena, vi sono i fratelli di Gemma, Guido, Ettore e Tonino, e le sorelle Angelina e Giulietta. Guido, il maggiore, studia a Pisa e, dopo la laurea in farmacia, cerca di aiutare la famiglia lavorando presso l’ospedale di Lucca. Anche Tonino studia a Pisa con sacrificio di tutti. E’ in questo tempo che Gemma, ammalata, legge la biografia del ven. Gabriele dell’Addolorata (ora santo), Passionista, che le appare per confortarla. La sera dell’’8 dicembre, festa dell’’Immacolata, Gemma fa voto di verginità, e nella notte seguente il ven. Gabriele le appare e la chiama «sorella mia», porgendole a baciare il «segno» dei Passionisti e posandoglielo sul petto. Nel gennaio, la malattia di Gemma si aggrava: è osteite delle vertebre lombari, con ascesso agli inguini e paralisi alle gambe. A nulla giovano due bottoni di fuoco applicati, secondo la terapia del tempo, ai reni. Il 28 gennaio si manifesta anche un’otite purulenta con partecipazione della mastoide. In questi giorni, Guido si trasferisce a Bagni di San Giuliano dove ha ottenuto una farmacia. Oltre al ven. Gabriele, anche l’Angelo custode conforta Gemma e l’ammonisce: «Se Gesù ti affligge nel corpo, fa per sempre più purificarti nello spirito». Ma anche il demonio le si avvicina per affliggerla con tentazioni. Gemma ne esce vittoriosa invocando l’aiuto del ven. Gabriele che ella considera ormai come fratello spirituale. Il 2 febbraio l’ammalata è gravissima e i medici avvertono che non passerà la notte. Ma Gemma non muore e i giorni scorrono tra indicibili sofferenze fino al 3 marzo, giorno della guarigione miracolosa. E’ il primo venerdì del mese, e la giovane ha terminato una novena in onore della beata Margherita Maria Alacoque (ora santa). «…feci la Comunione. Che momenti felici passai con Gesù! Mi ripeteva: “Gemma, vuoi guarire?”. La commozione fu tanto che non potevo rispondere. Povero Gesù! La grazia era fatta, ero guarita». Il 23 dello stesso mese, tornato a casa dopo aver ricevuto l’Eucaristia, sente dire dal ven. Gabriele: «Gemma, coraggio! Ti aspetto al Calvario: è verso quel monte che sei diretta». Il 30 marzo è il Giovedì Santo; Gemma è in preghiera, compie l’«Ora Santa»in unione a Gesù nell’’Orto degli Ulivi, e Gesù a un tratto le appare, tutto ferite e sangue. «Le piaghe di Gesù rimasero sì bene nella mia mente che non si sono più cancellate». Nell’aprile seguente, un giorno, preoccupata di non sapere amare Gesù, Gemma si trova nuovamente davanti al Crocifisso e ne ascolta parole di amore: «Guarda, figlia, e impara come si ama» e mi mostrò le sue cinque piaghe aperte. «Vedi questa croce, queste spine, questo sangue? Sono tutte opere di amore, e di amore infinito. Vedi fino a qual segno io ti ho amato? Mi vuoi amare davvero? Impara prima a soffrire. Il soffrire insegna ad amare». «Il giorno 8 giugno, dopo la Comunione, Gesù mi avvisò che la sera mi avrebbe fatto una grazia grandissima. Andai poi il giorno steso per confessarmi e lo dissi a Monsignore, e rispose che stessi bene attenta a riferirgli dopo ogni cosa. Eravamo alla sera: tutto ad un tratto, più presto del solito mi sento un interno dolore dei miei peccati; ma lo provai così forte, che non l’ho più sentito; quel dolore mi ridusse direi lì lì per morire. Dopo questo mi sento raccogliere tutte le potenze dell’’anima: l’intelletto non conosceva che i miei peccati e l’offesa di Dio; la memoria tutti me li ricordava, e mi faceva vedere tutti i tormenti che Gesù aveva patito per salvarmi; la volontà me li faceva tutti detestare e promettere di voler tutto voler soffrire per espiarli. Un mucchio di pensieri si volsero tutti alla mente: erano pensieri di dolore, di amore, di timore, di speranza e di conforto. Al raccoglimento interno successe ben presto il rapimento dei sensi, ed io mi trovai dinanzi alla Mamma mia celeste, che aveva alla sua destra l’Angelo mio Custode, che per primo mi comandò di recitare l’atto di contrizione. Dopo che l’ebbi terminato, la Mamma mi rivolse queste parole: “Figlia, in nome di Gesù ti siano rimessi tutti i peccati”. Poi soggiunse: “Gesù mio figlio ti ama tanto e vuol farti una grazia; saprai tu rendertene degna?”. La mia miseria non sapeva che rispondere. Soggiunse ancora: “Io ti sarò madre, ti mostrerai tu mia vera figlia?”. Aperse il manto e con esso mi ricoprì. In quell’istante comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco, che in un momento solo quelle fiamme vennero a toccare le mie mani e i miei piedi e il cuore. Mi sentii morire, sarei caduta in terra; ma la Mamma mi sorresse, ricoperta sempre col suo manto. Per parecchie ore mi convenne rimanere in quella posizione. Dopo, la Mamma mia mi baciò nella fronte, e tutto disparve, e mi trovai in ginocchio in terra; ma mi sentivo ancora un dolore forte alle mani, ai piedi e al cuore. Mi alzai per mettermi sul letto, e mi accorsi che da quelle parti, dove mi sentiva, usciva del sangue. Mi coprii alla meglio quelle parti, e poi, aiutata dall’Angelo mio, potei montare sul letto. Quei dolori, quelle pene, anziché affliggermi, mi recavano una pace perfetta. La mattina a stento potei andare a fare la Comunione, e mi misi un paio di guanti, tanto per nascondermi le mani. Non potevo reggermi in piedi; ad ogni momento credevo di morire. Quei dolori mi durarono fino alle 3 del venerdì, festa solenne del Sacro Cuore di Gesù». Da quella sera, ogni settimana Gesù chiama Gemma ad essergli compagna e collaboratrice nell’’opera della salvezza, unendola a tutte le sofferenze fisiche e spirituali che Egli, Agnello immolato, volle portare su di sé per il peccato del mondo. La «grazie grandissima» è motivo per Gemma di ineffabili gioie e di profondi dolori. In casa vi è perplessità e anche incredulità per quanto le avviene. Rimproveri dalle zie e dai fratelli; canzonature e indiscrezioni da una sorella; Gemma tace e attende, abbandonata alla guida del suo Signore. Sempre nei mesi estivi conosce i Passionisti impegnati nella Missione popolare in Cattedrale. E da uno di essi viene introdotta in casa Giannini. Gemma conosceva già la signora Cecilia, ma per mezzo del padre Passionista che frequenta la casa ospitale del via del Seminario, inizia una vera e profonda amicizia con quella che le sarà come «seconda mamma». In casa Giannini, nel gennaio dell’anno seguente, Gemma comincerà a scrivere a p. Germano, Passionista, il sacerdote che avrebbe riconosciuto in lei l’opera infinita della divina misericordia. Nel settembre successivo lo incontrerà per la prima volta. Sempre nel settembre 1900, Gemma lascia definitivamente la sua famiglia per abitare in casa Giannini. Solo qualche volta ancora tornerà in via del Biscione, soprattutto per consolare Giulietta, la sorellina tanto cara e tanto sofferente. Tra quelle pareti, testimoni di tanto amore e di tanto dolore di Gemma, rimangono soltanto le zie con Tonino, ammalato già seriamente di tisi, e Giulietta, mentre Angelina vive a pigione presso una famiglia. Gemma si avvia decisamente al Calvario; lo salirà in un crescendo di amore e di fedeltà, fino alla consumazione totale, come Gesù sulla croce, unita a Lui in un unico anelito: la gloria di Dio e la salvezza dei fratelli, specialmente i più poveri: i peccatori. Nel maggio del 1902 Gemma si ammala, poi si riprende. Si aggrava di nuovo il 21 ottobre (la sorella Giulia muore il 19 agosto; il fratello Tonino si spegne il 21 ottobre dello stesso anno). Il 24 gennaio 1903, per ordine dei medici, la famiglia Giannini deve trasferire Gemmea in un appartamento affittato dalla zia Elisa Galgani. La santa vive l’esperienza dell’’abbandono di Gesù in croce e del silenzio di Dio. E’ fortemente vessata dal demonio, ma non smarrisce mai la fede, non perde mai la pazienza ed è sempre piena di amore e di riconoscenza verso che la assiste nell’’ultima malattia. Sperimenta fino in fondo, nella sua carne, l’abbandono di Gesù sulla croce per il bene della Chiesa. L’assenza forzata di padre Germano negli ultimi giorni di agonia e le troppe rapide visite di mons. Volpi accentuano l’ultima desolazione dello spirito. Ma anche la loro presenza non avrebbe certo distolto Gemma dalla suprema conformazione all’’abbandono in Gesù «solo solo». L’11 aprile del 1903, alle ore 13:45, Gemma si addormenta nel bacio del Signore, assistita amorevolmente dai Giannini. Gemma si è incontrata, nella suprema povertà della morte, con lo Sposo crocifisso risorto. Quell’’11 aprile era Sabato santo. Come usava allora, da un’ora e tre quarti le campane di Lucca e del mondo avevano annunziato la risurrezione del Signore. Nel 1933, il 14 maggio, Pio XI annovera Gemma Galgani fra i Beati della Chiesa. Nel 1940, il 2 maggio, Pio XII, riconoscendo la pratica eroica delle sue virtù cristiane, innalza Gemma Galgani alla gloria dei Santi e la addita a modello della Chiesa universale.

Preghiera per ottenere grazie composta da S. Gemma Galgani

Eccomi ai vostri santissimi piedi, caro Gesù, per manifestarvi ogni momento la mia gratitudine per tanti e continui favori che mi avete fatto e che ancora volete farmi. Quante volte vi ho invocato, o Gesù, mi avete fatte sempre contenta: ho ricorso spesso a voi e m’avete sempre consolata. Come esprimermi con voi, caro Gesù? Vi ringrazio. Ma un’altra grazia voglio, o mio Dio, se a voi piace …….. (esporre la grazia che si desidera). Se voi non foste onnipotente, non vi farei questa domanda. O Gesù, abbiate pietà di me! Sia fatto in tutto il vostro santissimo volere.

Preghiera composta da S. Gemma Galgani

Mio Dio Crocifisso, eccomi ai piedi vostri, non vogliate rigettarmi ora che mi presento come peccatore. Vi ho offeso tanto per il passato, Gesù mio, ma non sarà più così. Dinanzi a Voi, mio Dio, presento tutte le mie colpe… già le ho considerate e vedo che non meritano perdono, ma deh! Date uno sguardo ai vostri patimenti e guardate quanto vale quel Sangue che scorre dalle vostre vene. Chiudete, mio Dio, in questo momento gli occhi ai miei demeriti e apriteli agli infiniti meriti vostri, e giacché vi siete compiaciuto morire per i miei peccati, perdonatemeli tutti affinché mai più senta il peso di essi perché quel peso, o Gesù, troppo mi opprime. Aiutatemi, mio Gesù, vo’glio ad ogni costo diventare buono: togliete, distruggete, annientate tutto ciò che si trova in me non conforme alla vostra volontà. Vi prego però, Gesù, ad illuminarmi affinché possa camminare nel vostro S. Lume.

Preghiera composta da S. Gemma Galgani

Caro mio Dio, mi abbandono interamente nelle Vostre SS. Mani, accioché Voi facciate di me e delle cose mie quello che più e meglio Vi aggrada. In questo dolce abbandono mi riposo sul Vostro Cuore Divino come la tenera bambina si riposa sul seno della mamma sua. Voi pensate a tutto ed io penserò solo ad amarVi e a compiere le Vostra SS. Volontà.

Preghiera a S. Gemma Galgani per la conversione dei peccatori

Santa Gemma, ricordati che in vita protestasti tante volte di volere salvi tutti i peccatori, e per questo ti offristi vittima al Signore, soffrendo per essi, con Gesù e Maria, i dolori della Passione, e versasti lacrime di sangue nel sentirLo offeso con la diabolica bestemmia. Ora che in cielo godi di favori tanto più grandi, pèrora, te ne preghiamo, la causa di tutti i poveri peccatori, che privi della divina grazia, vivono lontani da Dio, affinché per te convertiti, amino e servano fedelmente il Signore in questa vita e passino un giorno a lodarLo e benedirLo eternamente in cielo. Amen.

Preghiera a S. Gemma Galgani

O S. Gemma, quanto pietoso era il tuo amore per i miseri, quanto grande il tuo zelo per aiutarli! Vieni anche in mio aiuto, nei miei presenti bisogni, ed ottienimi la grazia… se è profittevole all’anima mia. I numerosi miracoli, le meravigliose grazie attribuite alla tua intercessione infondono in me la fiducia che tu mi potrai aiutare. Prega Gesù, il tuo Sposo Celeste, per me: mostraGli le stimate che il suo Amore ti ha donato, ricordaGli il sangue che da esse stillavi, gli spasimi che tu hai sopportato, le lacrime che tu hai versato per la salvezza delle anime, poni tutto questo tuo tesoro prezioso come in una coppa di amore, e Gesù ti esaudirà. Amen.

Ringraziamo LA CASA DELLE STIGMATE . Abbiamo riportato una piccola parte della vita di S. Gemma. Per chi desidera approfondire la conoscenza di S. Gemma Galgani consigliamo la visita a Lucca alla “Casa delle stigmate”: si può visitare tutti i giorni, ad eccezione delle domeniche al mattino: dalle 9-11, nel pomeriggio dalle 15:30-17:30. Abbiamo riportato anche uno stralcio del libro di padre Tito Paolo Zecca “Così lontani così vicini”. Ed.Paoline.

16 maggio: S. Gemma Galgani

Recitare con frutto il S. Rosario n. 1

Recitare con frutto il S. Rosario n. 1

Innamorati di Maria

Cari amici,
desideriamo vivere il mese di maggio, dedicato alla Vergine Santissima, con le riflessioni sul S. Rosario. rosario
Il S. Rosario, come ben sapete, è la preghiera prediletta della nostra Madre Celeste che da secoli ci invita a recitarlo con fede e devozione. La ricordiamo nelle Sue numerose apparizioni con la corona del Rosario, come voler ricordarci che la recita del Rosario equivale a un dialogo aperto con Lei, che ascolta e offre le nostre preghiere al Signore intercedendo per noi.
Il Rosario ha anche un profondo valore spirituale che, nella meditazione dei misteri durante la recita delle Ave Maria, dona una ricchezza interiore, aprendo gli occhi della fede alla conoscenza evangelica.
Il Rosario, questa preghiera semplice ma potente, è una fonte di grazie!
Recitato con giusta attenzione, arricchisce la fede dell’orante a imitazione del Signore Gesù e di Maria, nostra Madre Celeste.
Abbiamo deciso di preparare una serie di mail in modo da scoprire e conoscere meglio il valore del S. Rosario per crescere insieme spiritualmente.

Per recitare bene il Rosario bisogna recitarlo digne, attente, devote.

Digne (degnamente) vuol dire dire in stato di grazia o almeno non con l’intenzione di rimanere nel peccato. «La prima e migliore disposizione per rendere efficaci le nostre preghiere è di essere in stato di grazia, o non essendovi, almeno desiderare di rimettersi in tale stato» (Catechismo maggiore di S. Pio X).

«L’orazione vocale è quella che si fa con le parole accompagnate dall’attenzione della mente e dalla devozione del cuore» (Catechismo maggiore di S. Pio X). Attente (con attenzione) vuol dire prestando attenzione alla preghiera che si sta facendo. Si può leggere un brano biblico, meditare brevemente il mistero, poi dire bene il Padre nostro pensando a ciò che si sta dicendo, dire bene le dieci Ave Maria (Salutazione angelica) salutando la Madonna nel mistero che si contempla e dire bene il Gloria.

Devote (con devozione) vuol dire con devozione interna ed esterna. «Il Rosario si deve recitare con grande devozione perché si parla con la SS. Vergine» (S. Paolo della Croce). In particolare bisogna recitarlo senza fretta, dicendo bene le preghiere. «Per ottenere le grazie domandate nel Pater noster bisogna recitarlo senza fretta, con attenzione e accompagnarlo col cuore» (Catechismo maggiore di S. Pio X). Poi bisogna recitarlo senza interruzioni, «dobbiamo durante la preghiera pensare che siamo alla presenza di Dio il quale ci vede e ci ascolta» (Ibidem) e con compostezza del corpo.

“Nessuna preghiera è più meritoria per l’anima e più gloriosa per Gesù e Maria del Rosario ben recitato”, così dice S. Luigi Grignion de Montfort. Il Rosario, se è ben recitato e conosciuto nella sua efficacia, è la preghiera più gradita al Signore e alla propria anima. Vi offriamo, come motivo di riflessione, le promesse che la nostra Madre Celeste ha concesso a tutti coloro che recitano questa meravigliosa preghiera.
Queste promesse sono legate alla devozione verso il S. Rosario, recitato con fede e amore, e non va confuso come un motivo di “compromessi”, come per dire “Io lo recito ma mi devi dare qualcosa in cambio”. Noi preghiamo non per fare la nostra volontà ma perché scenda la gloria di Dio in mezzo a noi!
Coscienti di questa grazia andiamo a scoprire quanti doni ci riserva la nostra amata Madre Celeste attraverso la recita del S. Rosario.

LE QUINDICI PROMESSE DELLA MADONNA
(Dal libro: De Rosario B. M. Virginis)

1. Coloro che mi serviranno con costanza recitando il Rosario riceveranno qualche grazia speciale.

2. A tutti quelli che reciteranno con devozione il mio Rosario prometto la mia protezione speciale e grandi grazie.

3. Il Rosario sarà un’arma potentissima contro l’inferno, eliminerà i vizi, libererà dal peccato, distruggerà le eresie.

4. Farà rifiorire le virtù e le opere sante, otterrà alle anime abbondantissime misericordie da Dio; trarrà i cuori degli uomini dal vano amore del mondo all’amore di Dio e li eleverà al desiderio delle cose eterne. Oh! quante anime si santificheranno con questo mezzo!

5. L’anima che si affida a me col Rosario non perirà.

6. Chiunque reciterà il Rosario con devozione con la meditazione dei misteri non sarà oppresso da disgrazie, non sperimenterà l’ira di Dio, non morirà di morte improvvisa, ma si convertirà se peccatore; se invece giusto, persevererà in grazia e sarà giudicato degno della vita eterna.

7. I veri devoti del mio Rosario non moriranno senza i Sacramenti.

8. Voglio che coloro che recitano il mio Rosario abbiano in vita e in morte la luce e la pienezza delle grazie; partecipino in vita e in morte dei meriti dei beati.

9. Libero ogni giorno dal purgatorio le anime devote del mio Rosario.

10. I veri figli del mio Rosario godranno di una grande gloria in cielo.

11. Qualunque cosa chiederai col Rosario la otterrai.

12. Soccorrerò in ogni loro necessità coloro che diffonderanno il mio Rosario.

13. Ho ottenuto da mio Figlio che gli iscritti alla Confraternita del Rosario possano avere per confratelli in vita e in morte tutti i santi del cielo.

14. Coloro che recitano il mio Rosario sono miei figli e fratelli di Gesù Cristo, mio unigenito.

15. La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.

 

Novena a Santa Gemma Galgani ( 8 )

Novena a Santa Gemma Galgani
Ottavo giorno
Innamorati di Maria

“La fine del cammino”

Desidero essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio” (Fil 1, 23)
“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede” (2 Tm 4, 7)

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Prima Orazione

O Dio, che hai reso la vergine santa Gemma Galgani immagine del tuo Figlio crocifisso, donaci, per sua intercessione, di partecipare ai patimenti di Cristo, per meritare di essere associati alla sua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.(Dalla liturgia della Chiesa)

La morte non appare mai come un’ossessione nella vita di santa Gemma. Nemmeno quando vede come si staccano, uno dopo l’altro, tutti i rami del tronco familiare… Soffre, li piange, ma poi continua a vivere intensamente la vita e l’amore. Una vita e un amore dediti incondizionatamente a Gesù.

Io vorrei, o Gesù, che la mia voce arrivasse ai confini di tutto il mondo… chiamerei tutti i peccatori, e gli direi che entrassero tutti nel tuo cuore…“.

Questa è la vera inquietudine, la dolce ossessione di Gemma. La morte, mai. Se l’amore esclude ogni timore, Gemma, che amava tanto Gesù, che viveva già sulla terra una vita da cielo, non aveva altra paura che quella di offendere e non amare abbastanza il Signore.

L’ultimo anno della vita di Gemma – maggio 1902/aprile 1903 – fu oltremodo difficile. Il 19 agosto muore la sorella Giulia. Il 21 ottobre suo fratello Tonino. Lei stessa, dal settembre 1902, vive tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte.

Quando arriva padre Germano, Gemma prova una gioia intensa. “Vado da Gesù, padre. Ora sì. Gesù me lo ha fatto sapere molto chiaramente. In cielo, padre, dove è Gesù. Con Gesù in cielo!

La vita di Gemma è stato un cammino con Gesù verso il cielo. Niente più e niente meno. Adesso la morte è la fine del cammino.

Riceve i sacramenti. Alla sorella Angelina, che piange e chiede perdono, Gemma dice: “…abbiamo una sola anima da salvare. Non dimenticare mai, Angelina, che a questo punto dobbiamo arrivare tutti; anche tu. Pregherò per te perché tu sia buona. Prega anche tu“.

Subito appoggiò la testa sulla spalla della sig.ra Giustina. Tranquilla e serena spirò in quella posizione. Erano le 13.45 del sabato santo, 11 aprile 1903.

Un testimone che era presente scrisse: “Rimase bella come un angelo. Tranquilla, serena, senza perdere il suo consueto sorriso. Da lì a poco incominciò ad arrivare molta gente di ogni condizione sociale che voleva vederla, poiché era tenuta in grande venerazione.

Appena morta, Gemma cominciò a esercitare una irresistibile attrazione. La famiglia Giannini, tutta Lucca, la pianse inconsolabile.

Gemma di Gesù“, “la povera Gemma“, aveva compiuto il suo percorso terreno. Adesso cominciava la sua glorificazione. E Gemma cominciò, come Teresina di Lisieux, a “passare il suo cielo facendo il bene sulla terra”.

Spunti di Riflessione


• Lo dice la Sacra Scrittura: “Raggiunta la perfezione, in poco tempo, è come se avesse vissuto lunghi anni; perché la sua anima era grata al Signore, la trasferì da questa all’altra vita”.

• Santa Gemma non diede molta importanza alla morte. Diede molta più importanza alla vita. Vivere la vita nel bene, la verità, il distacco: è questa la cosa veramente importante.

Preghiera dei Fedeli


Dio dice: “Chi crede in me non morirà…” Perché crediamo fermamente in questa parola del Signore come vi credeva santa Gemma, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Santa Gemma non ebbe paura della morte, perché seppe dare vero senso alla sua vita. Perché anche noi apprezziamo e approfittiamo del tempo e della vita per fare il bene, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Dio promise un’eternità felice a coloro che lo amano e lo servono. Santa Gemma vive quella vita felice con Dio per sempre. Perché Dio conceda il perdono, la pace e la felicità del suo Regno ai nostri che sono già morti, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Preghiera Finale


Signore, sento nel mio cuore una intensa gioia nel vedere santa Gemma che alterna lavoro e preghiera senza vivere in un convento e con la più grande naturalezza. Il suo esempio mi dice che anch’io posso raggiungere la santità a casa mia, nel mio lavoro, nella mia vita di rapporti familiari e sociali. Aiutami, Signore, affinché, senza cessare di guadagnare il pane con il sudore della mia fronte, io non dimentichi mai che ascoltare te, parlare con te, è sempre la cosa più necessaria per essere fedele al mio impegno cristiano. Per Cristo nostro Signore. Amen

Signore Gesù, Tu hai detto: “il chicco di grano deve morire per portare frutto”, e: “chi vive credendo in me anche se muore vivrà in eterno”.

Io credo fermamente nella tua risurrezione, credo altresì che risorgerò quando morirò. La vita e la morte di santa Gemma mi fanno capire meglio il senso e il valore della mia vita e della mia morte.

Aiutami, Signore, a dare senso alla mia vita Perché, come santa Gemma, possa comprendere il senso della morte e la vita eterna che tu mi hai promesso. Amen.

(Si può recitare anche un Pater, Ave, Gloria.)

Novena a S. Rita: 13-21 maggio

Novena a Santa Rita
Innamorati di Maria
santarita
PRIMO GIORNO
O santa Rita, noi vogliamo unirci a Te nel lodare Dio con spirito di riconoscenza per tutti i benefici che ci ha dato: la vita naturale per la quale siamo uniti a tutte le creature che magnificano il Signore; la vita soprannaturale per la quale siamo figli di Dio e fratelli di Gesù nella santa Chiesa.
Lo vogliamo lodare nella gioia e nella sofferenza, perché siamo certi che Egli ci dà tutto con amore e per il nostro bene. Lo vogliamo lodare anche per la nostra morte corporale che ci apre le porte della partecipazione eterna alla sua felicità insieme con Te e con tutti i Beati. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .
SECONDO GIORNO
O santa Rita, aiutaci ad essere fedeli ai nostri doveri quotidiani: al dovere della adorazione che è la prima necessità per la nostra vita spirituale; al dovere che ci unisce agli altri, ai doveri particolari della nostra vocazione, al dovere della carità materiale e spirituale, consapevoli che il dialogo con Dio è soprattutto nel fare la sua volontà e che il dialogo con il prossimo è soprattutto nel compimento dei nostri doveri quotidiani con spirito di fede e di carità. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

TERZO GIORNO

O santa Rita, che hai affrontato con coraggio cristiano e con perseverante fiducia nella Provvidenza, gli impegni, le incomprensioni e le sofferenze di sposa e di madre, mantenendoti sempre fedele alle tue promesse e al tuo dovere di amore, prega il Signore che protegga gli sposi cristiani e dia loro la forza di mantenersi fedeli al Sacramento del matrimonio per il quale si sono uniti come Gesù è unito alla Chiesa e siano esempio costante di vita cristiana per i figli del loro amore santificato. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . . .

QUARTO GIORNO
O santa Rita, noi ammiriamo il tuo coraggio e la tua costanza nell’imitare Gesù nella testimonianza della fede e della carità, sia assolvendo fedelmente i tuoi impegni quotidiani sia affrontando con fede e speranza anche le situazioni più difficili; e sentiamo vergogna per le nostre frequenti incertezze, per la nostra pigrizia e per la nostra incoerenza: aiutaci a diventare pienamente responsabili del dono della fede e quindi ad operare sempre il bene con lo spirito cristiano, affinchè il nostro prossimo possa più facilmente unirsi a noi nel lodare il Padre. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. .

QUINTO GIORNO

O santa Rita, tu hai amato Gesù da chiedere ed ottenere la partecipazione ai dolori della sua Passione: aiutaci a capire che nel mistero della nostra salvezza è essenziale la sofferenza e che lo sforzo per stare bene e per sfuggire ai dolori ci impedisce di seguire Gesù e quindi di entrare nella gloria che ha promesso a chi prende la sua croce e lo segue: aiutaci a superare la inquietudine delle gioie cercate senza Gesù e a vincere l egoismo che rende anche insensibili alle sofferenze degli altri. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . . .

SESTO GIORNO

O santa Rita, che hai imitato Gesù nel perdonare gli assassini del tuo sposo, aiutaci a vincere l orgoglio che ci fa deboli e vili, fino a renderci impossibile il perdono: insegnaci a cercare la vera giustizia e a voler essere simili al Padre del cielo che ama e aiuta anche i peccatori, che ama e aiuta anche noi che lo offendiamo tanto spesso con la nostra indifferenza e con la nostra ingratitudine: insegnaci che il perdonare le offese non è un sopra più, ma un dovere cristiano che ci rende degni della misericordia di Dio; insegnaci a pregare per chi ci offende e a fare del bene ai nostri nemici. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . .Gloria al Padre. . .

SETTIMO GIORNO

O santa Rita, che, seguendo l esempio dei tuoi genitori, sei sempre vissuta in pace con Dio e hai operato per la pace nella tua famiglia e tra coloro che seguivano l abitudine del odio e della vendetta e solo dopo aver persuaso al vicendevole perdono le famiglie divise dal assassinio del tuo sposo, sei entrata in monastero: aiutaci a custodire la pace del Signore, a essere tolleranti ed in pace con tutti, affinchè la nostra preghiera e la nostra partecipazione al sacrificio Eucaristico siano gradite a Dio e ci ottengano anche quei beni che senza la pace interiore ed esteriore non si possono ricevere. Amen.
Padre nostro. . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

OTTAVO GIORNO

O santa Rita, tu hai sempre unito la preghiera alla carità e, prima di partecipare alla Passione di Gesù, hai imparato pazientemente a portare la tua croce e a partecipare alla passione del tuo prossimo, attuando sempre, con spirito di carità, le opere di misericordia: invece noi pensiamo molto al nostro benessere, a stare bene più che fare bene e così siamo indifferenti ai bisogni ed alle sofferenze altrui. Aiutaci ad essere cristiani coerenti e decisi, imploraci il coraggio e conforto nelle tribolazioni; implora per tutti i sofferenti piena fiducia al Padre celeste che li unisce alla Passione del suo Figlio per la salvezza del mondo. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

NONO GIORNO

O santa Rita, che hai vissuto intensamente la tua vocazione cristiana anche nella pratica della povertà, della obbedienza e della castità nel Ordine Agostiniano e hai sempre lavorato per il Regno di Dio, unisci le tue suppliche alle nostre, affinchè il Padre celeste, per i meriti del Signore Gesù, chiami molti cristiani alla vita sacerdotale e religiosa; dia ai chiamati il perseverante coraggio di una risposta generosa e fedele; benedica i sacrifici dei missionari e di tutti coloro che sono generosi testimoni della fede e della carità, cosi che possa giungere a tutti gli uomini, ma specialmente ai piccoli e ai poveri in spirito, la Parola salvatrice di Gesù e della sua Chiesa. Amen.
Padre nostro. . Ave Maria. . Gloria al Padre. . .
A SANTA RITA

O Santa Rita, santa dell’impossibile e avvocata delle cause disperate, sotto il peso della prova, ricorro a te. Libera il mi povero cuore dalle angosce che l’opprimono e rendi la pace al mio spirito affranto.
Tu che sei stata scelta da Dio come avvocata delle cause disperate, ottienimi la grazia che ti chiedo(esprimerla qui)Sarei io il solo a non sperimentare l’efficacia della tua potente intercessione?Se i miei peccati costituiscono un ostacolo all’esaudimento dei miei voti più cari, ottienimi la grande grazia di un sincero pentimento e del perdono, mediante una buona confessione. In ogni caso, non permettere che io continui a vivere in una così grande afflizione. Abbi pietà di me! 0 Signore, vedi la speranza che ho riposto in te!Ascolta Santa Rita che intercede per noi, umanamente afflitti senza speranza. Ascoltala ancora una volta, manifestando in noi la tua misericordia.
Amen.

PREGHIERA per il giorno della festa il 22 Maggio

Sotto il peso e tra le angoscie dei dolore, a Voi che tutti chiamano la Santa degli impossibili, io ricorro nella fiducia di presto aver ne soccorsi. Liberate Vi prego il mio povero cuore, dalle angustie che da ogni parte l’opprimono, e ridonare la calma a questo spirito che geme, sempre pieni di affanni. E giacché riesce inutile ogni mezzo a procurarmi sollievo, totalmente confido in Voi che foste da Dio prescelta per avvocata dei casi più disperati.

Se sono di ostacolo al compimento dei miei desideri, i peccati miei, ottenetemi da Dio ravvedimento e perdono. Non permettete, no, che più a lungo sparga lacrime di amarezza, premiate la mia ferma speranza, ed io darò a conoscere dovunque le grandi vostre misericordie verso gli animi afflitti. O ammirabile sposa del Crocefisso, intercedete ora e sempre per i miei bisogni.

3 Pater, Ave e Gloria.

Novena a Santa Gemma Galgani ( 7 )

Novena a Santa Gemma Galgani
Settimo giorno
Innamorati di Maria

“Con Maria madre del Signore”

“Maria serbava e meditava in cuor suo tutte le meraviglie che si dicevano di Gesù” (Lc 2, 19)
“Gesù disse al discepolo che egli amava: Ecco tua madre” (Gv 19, 27)

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Prima Orazione


O Dio, che hai reso la vergine santa Gemma Galgani immagine del tuo Figlio crocifisso, donaci, per sua intercessione, di partecipare ai patimenti di Cristo, per meritare di essere associati alla sua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen. (Dalla liturgia della Chiesa)

Gemma amò e incontrò anche Gesù con Maria madre del Signore, sin da piccina. La formazione ricevuta a casa, nella scuola delle religiose Zitine, fu decisiva in merito. Rimasta orfana, con precocità umana e cristiana, al di là del comune, prega la Madonna di essere sua madre, dal cielo. Tra le risoluzioni prese il giorno della sua prima comunione vi è questa: “Mi preparerò per le feste della Madonna con qualche mortificazione, e tutte le notti chiederò la benedizione alla Mamma del cielo“.

Nelle estasi di Gemma, nei suoi sfoghi con il Signore, compare frequentemente la Vergine Maria che le dice parole di sollievo e di consolazione… Nella sua autobiografia, nelle sue lettere, spiega il suo affetto filiale verso Maria in questi termini: dopo “il rapimento dei sensi… io mi trovai dinanzi alla Mamma mia celeste… La Mamma mi rivolse alcune parole… Dopo, la Mamma mia mi baciò sulla fronte“.

Gemma aveva un’idea molto chiara del ruolo primordiale di Maria nella vita di Gesù, nel mistero della Chiesa, nella conversione dei peccatori. Ed è conscia di essere lei stessa una voce insieme alle altre nel coro grandioso che lungo i secoli “proclama beata” Maria.

La relazione spirituale-familiare di Gemma con il giovane santo passionista Gabriele dell’Addolorata influisce perché questa qualifica – Addolorata – le sia particolarmente gradita ed espressiva. Forse anche la vita insieme alla croce o anche sulla croce stessa che Gemma come Maria portò…

Nella sua vita, nelle sue estasi, nelle sue lettere troviamo Gemma che prende sempre come dette a sé le parole pronunciate da Gesù sulla croce: “Ecco tua madre“, serbando e meditando in cuor suo e attuando poi nella sua vita come Maria, le lezioni apprese nel contatto assiduo e familiare al di là del comune, con il Signore.

Nei momenti difficili della sua vita c’è sempre Maria. Nel momento supremo della sua morte Gemma esclama: “Non chiedo niente. Ho offerto a Dio il sacrificio di tutto“. Nel dire queste parole fissò il suo sguardo su un’immagine della Madonna e pregò: “Madre mia, affido a te l’anima mia! Di’ a Gesù che mi usi misericordia!

Spunti di Riflessione


• Santa Gemma, rimasta orfana, trovò in Maria la madre di cui ora cominciava ad avere più bisogno. Tutti siamo orfani di qualcosa o di qualcuno. Non c’è niente che Maria non possa supplire abbondantemente nella nostra vita.

• Davanti ai tuoi problemi e alle tue croci, davanti ai problemi del mondo, l’invocazione di Maria Addolorata accanto alla croce ti deve accattivare e appassionare e portarti ad essere consolazione per quanti soffrono e piangono attorno a te.

Preghiera dei Fedeli


Maria esercitò un influsso decisivo sulla vita di santa Gemma. Perché a imitazione di santa Gemma abbiamo sempre Maria come madre e modello della vita cristiana, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Maria, serva del Signore, aiutò santa Gemma nella sua dedizione incondizionata a Dio. Perché anche noi siamo sinceri e generosi in tutto quello che Dio e il nostro impegno battesimale esigono da noi, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Maria, la Vergine Addolorata, sopportò con amore e fiducia il dolore di vedere Gesù morto sulla croce e tra le sue braccia. Perché a imitazione della Vergine e di santa Gemma offriamo a Dio con amore generoso la croce che è la realizzazione perseverante del dovere di ogni giorno, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Preghiera Finale


Signore, Maria è stata l’amore più grande della tua vita qui sulla terra. Ella, serva del Signore, rimase sempre accanto a Te, in modo particolare quando eri in croce.

Anche santa Gemma prese Maria per Madre e le affidò la sua orfanezza, i suoi dolori e i suoi più grandi amori. Che anch’io affidi a Maria i miei problemi, le mie inquietudini, senza mai stancarmi né perdermi d’animo.

Che quanti soffrono trovino in Maria, come trovasti Tu, Signore, come trovò santa Gemma, il conforto, la compagnia e l’aiuto di cui hanno bisogno. Per Cristo nostro Signore. Amen.

(Si può recitare anche un Pater, Ave, Gloria.)

STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA

STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA

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E’ RITORNATA COME AVEVA PROMESSO
Fatima non esaurisce la sua storia nelle sei appari­zioni che vanno dal maggio all’ottobre del 1917, ma continua in alcune rivelazioni private a Lucia, rima­sta sola dopo la morte di Francesco (1919) e Giacin­ta (1920). La solitudine che l’avvolge ora che non ha più la compagnia dei due cuginetti con cui ha condi­viso tante ore al pascolo alla Cova de Iria, è confor­tata dalla promessa che aveva sentito dalla Madonna: “Non ti scoraggiare, io non ti abbandonerò mai” (13 giugno 1917). Sa bene di dover affrontare la missione di trasmettere il messaggio della “Bianca Signora”: “Gesù vuol servirsi di te per farmi cono­scere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozio­ne al mio cuore immacolato” (id).

Ricorda l’esame di maturità spirituale a cui è stata sottoposta insieme ai suoi cugini: “volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che vorrà man­darvi in riparazione dei peccati con cui egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori?”. Avevano risposto prontamente di si.

Francesco prima e Giacinta poco dopo avevano pre­so sul serio il loro impegno di sacrificio, quello che sa­pevano inventare ma soprattutto quello che loro è sta­to chiesto di accettare.

Ora anche per Lucia viene il momento del forzato distacco dalla famiglia, dai coetanei, dai luoghi tanto amati e ricchi di ricordi.

Si ritiene opportuno allontanare Lucia da Fatima per toglierla alla curiosità indiscreta della gente che, come succede spesso in queste occasioni, voleva incontrar­la per carpire chissà quale particolare sulle apparizioni. Prima di lasciare il suo Paese, vuole però recarsi al­la Cova de Iria ove recita il Rosario ai piedi del picco­lo elce sul quale la “Bianca Signora” aveva posato i suoi piedi.

Inizia così un’altra stagione, lunga, nell’ombra del convento, dove silenzio e preghiera accompagnano la missione definitiva della sua esistenza.

Suor Lucia narra

15 ottobre 1925. «Come postulante a Pontevedra (Galizia-Spagna) ero molto occupata nel mio lavo­ro: andavo a vuotare un secchio di spazzatura fuori dell’orto ed incontrai un bambino. Gli ho chiesto se sapeva l’Ave Maria. Avendomi risposto di si, lo in­vitai a recitarla per assicurarmene. Ma siccome non si decideva la recitai io con lui per tre volte. Alla fi­ne gli chiesi nuovamente di dirla da solo. Se ne stet­te zitto. Allora gli domandai se sapeva dove si trova la chiesa di Santa Maria. Mi rispose di si e io lo in­vitai ad entrarvi tutti i giorni per dire così alla Ma­donna: “O Mamma mia del cielo, dammi il tuo Bambino Gesù!” detto questo me ne venni via. «Il 10 dicembre 1925 mi apparve la santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nube luminosa un bambino. La Vergine mettendomi una mano sulla spalla, mi mostrò con l’altra un cuore coronato di spine. Contemporaneamente il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della Madre Santissima, coronata di spine che gli uomini ingrati vi infliggono, senza che ci sia chi faccia atti di riparazione per strappargliele “.

In seguito la Vergine disse: “Guarda figlia mia, il mio cuore coronato di spine che gli uomini ingrati mi infliggono ad ogni momento con bestemmie ed ingra­titudini. Tu almeno cerca di consolarmi, e a tutti quel­li che, per cinque mesi consecutivi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno il Rosario e mi faranno compagnia per quin­dici minuti, meditandone i misteri, con l’intenzione di propiziarmi, io prometto di assisterli nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Il 15 febbraio 1926, tornando a vuotare la spazza­tura, vi incontrai nuovamente un Bambino che mi pareva quello precedente. Gli domandai: “Hai chie­sto il Bambino Gesù alla Madonna del cielo come ti avevo detto?.

Egli si volta verso di me e dice: “E tu hai diffuso nel mondo quello che la Mamma del Cielo ti ha chiesto? In un istante si trasforma in un bambino luminoso e riconobbi che era Gesù. Gli dissi allora: “Gesù mio, tu sai bene cosa mi ha detto il confessore nella lettera che ti ho letto. Diceva che bisognava che la visione si ripetesse; che ci fossero dei fatti per essere creduta. E la madre superiora, da sola, non ce la fa a propagare questa pratica”.

Gesù allora rispose: “E vero che la tua superiora; da sola, non può niente, ma con la mia grazia può tutto”.

Riflessioni e note

a) Nel luglio 1917 la Madonna aveva promesso «verrò a chiedere la Comunione riparatrice nei primi sabati». Si possono fare in proposito due osservazioni importanti: 1) La Vergine non chiama l’attenzione su di se ma su Gesù, unico Redentore e Mediatore immolato sul Calvario che rinnova il suo sacrificio nell’Eucaristia. 2) Scopo dei primi sabati è la riparazione (co­me anche la pratica dei primi venerdì). È Gesù stesso che vuole inculcare la riparazione al Cuore della Mamma per la sua partecipazione intima all’opera redentrice.

b) Gesù dà la motivazione del numero cinque dei primi sabati. Lucia stessa scrive il 12-6-1930: «Sono cinque le specie di offese e bestemmie contro il Cuore Immacolato. Mi fu rivelato quanto segue: 1) Le bestemmie contro l’Imma­colata Concezione; 2) Contro la sua Verginità; 3) Contro la Maternità divina rifiutando allo stesso tempo di accoglierla come Madre degli uomini; 4) Le colpe di coloro che cercano pub­blicamente d’infondere nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio con­tro questa Madre Immacolata; 5) Gli oltraggi fatti direttamente nelle sue sacre immagini».

c) L’invito ai quindici minuti di meditazione dei Mi­steri, fatta in sua compagnia di Lei che li ha vis­suti come nessun’altro, è un modo eccellente per prepararsi a partecipare al sacrificio di Cristo che si rinnova nell’eucarestia e per adorare Ge­sù immolato dei nostri tabernacoli. La veggente, desiderando mantenere l’anoni­mato, chiese il permesso al confessore e alla Superiora di descrivere l’apparizione di Ponte­vedra in terza persona.

d) Il 26-5-1935 Suor Lucia scrive: «Il giorno 10 ho scritto al vescovo di Leiria, ricordandogli la promessa fattami di cominciare a propagare la devozione riparatrice al Cuore di Maria». Ma il vescovo non fu di parola. Solo nel 1939 Suor Lucia potrà scrivere: «Non so se lei ha saputo che sua eccellenza nel settembre ed ottobre u.s. fece pubblica la devozione dei primi sabati. Fece stampare alcune immagini della Madon­na con la spiegazione di questa pratica. Me ne mandò copie insieme al giornale . “Voz de Fa­tima” affinché leggessi l’articolo sull’argo­mento… Non mi è parso troppo giusto che ne pubblicassero la sua origine, cioé il mio nome. Pazienza! Un sacrificio di più che sarà il primo anello della catena di molti altri per lo scrigno dell’eternità…».

e) Si deve notare che fino a questa data (1939) a Fatima non si era mai parlato pubblicamente delle rivelazioni circa il Cuore Immacolato di Maria.

Si parlava soltanto della vergine del Rosario.

Suor Lucia narra

«A Tuy (Galizia-Spagna), già professa, dal 13 al 14 giugno 1929, avevo ottenuto dalle mie superiore e dal confessore di fare l’Ora santa, dalle undici a mezzanotte, tra ogni giovedì e venerdì. Quella notte, trovandomi sola, mi inginocchiai tra due balaustre, nel mezzo della cappella, per recitare, prostrata, le orazioni insegnateci dall’Angelo. Ad un certo punto, sentendomi stanca, mi alzai in ginocchio e continuai a recitarle a braccia aperte in croce. Improvvisa­mente tutta la cappella s’illuminò d’una luce so­prannaturale e sull’altare apparve una croce lumi­nosa che arrivava al soffitto. In una luce più chiara si vedeva, nella parte superiore, il volto di un Uomo e il corpo fino alla cintola; sul petto una Colomba pure di luce e, inchiodato alla croce, il corpo di un altro Uomo. Un pò sotto la cintola, sospesi nell’a­ria, si vedevano un Calice e un’Ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue che scorre­vano dalle guance del Crocifisso e da una ferita del Costato. Scivolando giù per l’Ostia quelle gocce ca­devano nel Calice. Sotto il braccio destro della cro­ce c’era la Madonna (era quella di Fatima… col suo Cuore Immacolato… senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme…). Il Cuore l’aveva sopra la mano. Sotto il braccio sinistro della croce alcune lettere grandi, come se fossero di acqua cri­stallina, scorrevano sopra l’altare e formavano que­ste parole “GRAZIA E MISERICORDIA”.

Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità, e ricevetti luci su questo mistero che non mi è permesso rivelare.

Poi la Madonna mi disse: “È arrivato il momen­to in cui Dio chiede che il santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacra­zione della Russia al mio Cuore Immacolato; pro­mette di salvarla con questo mezzo “».

Riflessioni e note

a) Nella Conca di Iria la Madonna aveva detto: «Verrò a chiedere la consacrazione della Rus­sia al mio Cuore Immacolato». È Maria che porta Cristo che ci ha redenti con la croce; re­denzione resa presente a noi nell’Eucaristia di cui sono «eco» i misteri del Rosario. Ed è, per Cristo, con Cristo e in Cristo, che noi diamo gloria alla Trinità Santissima.

In questa visione che assomma tutto il messag­gio di Fatima, Maria è presente per ripetere: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in genera­zione la sua misericordia su quelli che lo temo­no». È qui «come presenza operante insieme con la quale la Chiesa vuol vivere il mistero di Cristo» (M.C. -11).

b) Suor Lucia non trascurò di ricordare ai suoi con­fessori la richiesta della Madonna!

Il 29-5-1930 scrive al P Gonçalves: «Il buon Dio promette che finirà la persecuzione nella Russia se il santo Padre si degnerà fare e dare ordine ai vescovi del mondo cattolico che fac­ciano pure loro solenne e pubblico atto di ripa­razione e consacrazione della Russia ai Cuori santissimi di Gesù e di Maria.

c) In realtà il vescovo di Leiria, alla fine del 1937, aveva scritto a Pio XI: «La superstite dei tre a cui è apparsa la Madonna ed ora Religiosa Do­rotea, mi chiede di comunicare a vostra Santità che, secondo una rivelazione celeste, il buon Dio promette di porre termine alla persecuzio­ne in Russia se VS si degnerà fare – e coman­derà a tutti i vescovi del mondo di fare – un so­lenne e pubblico atto di riparazione e consacrazione della Russia ai Santissimi Cuori di Gesù e di Maria ed approvare la Comunione riparatrice nei primi sabati».

LA NOSTRA RISPOSTA AL MESSAGGIO DELLA MADONNA

LE GRANDI LINEE DI UN ITINERARIO

Gli avvenimenti di Fatima, – questi singolari inter­venti di Maria nella nostra storia, – non restano un episodio isolato, come un bel monumento nella storia. Essi sollecitano una risposta da parte nostra. Sono come un filo di grazia che attira e coinvolge la nostra collaborazione per intessere quella storia di salvezza che Dio ha disposto per i nostri tempi.

Ma se noi non accogliamo questo «filo di grazia», se non vi intessiamo attorno la nostra vita, noi venia­mo meno alla nostra responsabilità di collaboratori con Dio nel costruire la storia.

Come accoglieremo dunque il Messaggio della Madonna?

1. Dobbiamo, anzitutto, credere nella missione che Iddio Le ha assegnata in ordine alla salvezza degli uomini.

2. Dobbiamo, attuare quella «conversione di vita» alla quale la Madonna ci chiama.

3. Dobbiamo, sentirci solidali con gli uomini e cor­responsabili con loro nel piano della salvezza.

4. Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Maria, con il mondo e degli impegni che ne derivano, con un gesto veramente responsabile qual’è la «consacrazione o affidamento».

5. Dobbiamo vivere ogni giorno il nostro impegno e tenerlo nutrito con sagge pratiche di pietà.

6. E tutto questo piano di lavoro lo dobbiamo im­medesimare con la nostra vita; dobbiamo sen­tirlo radicato nella nostra realtà di «Chiesa»; dobbiamo dilatarlo in tutte le nostre dimensioni di «Chiesa».

CREDERE ALLA MISSIONE DI MARIA

Gli interventi della Madonna a Fatima esprimono la missione che Iddio Le ha assegnata nella storia e si inseriscono nella economia mirabile di Grazia che av­volge tutta la storia della Chiesa, da quando essa nac­que nel «sì» con cui Maria accolse la Volontà di Dio espressaLe dall’Angelo.

Noi affermiamo la missione di Maria con le parole stesse con cui Paolo VI, nella «Professione di fede del Popolo di Dio», nel 1968, esponeva l’insegnamento autentico della Chiesa. «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato Nostro Dio e salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale, e colmata del dono della Grazia più che tutte le altre creature.

Associata ai misteri della Incarnazione e della Re­denzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata, in corpo e anima, al­la gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi cre­diamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle ani­me dei redenti».

La Chiesa riconosce questa singolare e mirabile missione di Maria quando La chiama «Madre dei cri­stiani, Madre della Chiesa, Corredentrice del genere umano, Mediatrice della Grazia, Regina del Mondo…»

Con tale missione, Maria Santissima raggiunge ognuno di noi, nelle varie vicende della vita, negli in­numerevoli rapporti che ci legano a varie comunità e ci inseriscono nella storia che si viene realizzando, dove ciascuno collabora con un proprio compito e una propria responsabilità.

Maria coopera con ognuno di noi, con la nostra famiglia, con la comunità in cui viviamo, con la santa Chiesa…

Chi può esprimere quanto vasto e profondo e poten­te sia il suo intervento nella storia, dal momento che Id­dio volle che Ella fosse «madre di ognuno di noi e di tutta la Chiesa»? Ella «coopera con amore di madre al­la rigenerazione e alla formazione dei fedeli» (LG. 63). La sua maternità nell’economia della Grazia «per­dura … fino al perpetuo coronamento degli eletti e … con la sua molteplice intercessione continua ad otte­nerci le grazie della salute eterna» (LG. 62).

Questo è l’insegnamento autentico della Chiesa e su di esso si fonda la nostra devozione a Maria. Gli interventi prodigiosi di Fatima non sono il fondamen­to della nostra fede, ma sono una «espressione», tra le molte di cui è ricca la storia della Chiesa, di quella missione salvifica che conosciamo e crediamo per il Magistero della Chiesa.

Nulla mancherebbe alla nostra fede circa la mis­sione di Maria nelle sorti del mondo, anche se non avessimo i «segni» di Fatima. Questi «segni» però ci richiamano vigorosamente a considerare questa mis­sione, ci aiutano a prenderne coscienza e ci stimolano a darvi una risposta nella nostra vita.

Sono come un richiamo e una freccia segnalatrice che ci indica una strada che avremmo già dovuto co­noscere, ma si andava a rischio di trascurare.

La nostra devozione alla Madonna non è fondata su fatti straordinari, ma sulla parola di Dio annuncia­ta a noi dalla Chiesa che è Maestra di verità.

ATTUARE LA «CONVERSIONE DELLA VITA»

Nella sua sostanza il Messaggio che la Madonna ci rivol­ge a Fatima è un pressante invito alla «conversione della vita». Quando esorta a non commettere più peccati, quan­do con parole e atteggiamento di profonda tristezza parla dei castighi del peccato, quando al peccato ricol­lega le tristi vicende che il mondo sta attraversando, – la guerra con i suoi orrori, – e le oscure previsioni per l’avvenire, quando esorta a pregare e a fare penitenza per i peccatori, quando mostra l’inferno «dove vanno a finire i peccatori», sempre risuona la parola di Gesù che è programma di tutta la storia della salvezza: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15); «Conver­titevi e fate penitenza, se no perirete tutti» (Lc. 13,3-5).

Non è discorso di chi cerca facili applausi o vuol se­durre la gente per ammassare proseliti.

Ma chi non avverte l’estrema serietà e la insostitui­bilità di un tale richiamo?

Chi lo accoglie e si mette sulla via della penitenza, riconosce anzitutto di essere peccatore. È il primo pas­so della conversione.

Nell’umiltà di questa confessione, gli si aprono gli occhi e vede i suoi peccati; se ne riconosce colpevole; non cerca pretesti per scusarsene.

La confessione umile e pentita sboccia nella fidu­cia nella bontà di Dio che non vuole la morte del pec­catore ma che si converta e si salvi.

La conversione è dunque la risposta di fede alla ini­ziativa salvifica di Dio e si esprime in quegli atti che sono la vera «penitenza del cuore»: conoscere i nostri peccati; riconoscerci «peccatori» cioè responsabili e colpevoli; detestare il male fatto e impegnarci per una vita nuova, avendo fiducia di poter realizzare questa «novità di vita» non per le nostre forze umane, ma per la Grazia di Dio: Grazia di Dio che è tutta compen­diata nel mistero di Cristo, nella sua Persona di Figlio di Dio incarnato che ci assume e ci incorpora nella sua Incarnazione e si fa «compagno di viaggio», gui­da, maestro: «via, verità e vita».

La conversione è sostanza della vita cristiana. Alla conversione si richiama tutta l’attività liturgi­ca: l’Eucaristia stessa non solo si apre con il richiamo alla conversione nell’atto penitenziale, ma ha come effetto la «remissione dei peccati», per cui viene of­ferto il «calice del sangue di Cristo che è nuova al­leanza».

Frutto dell’Eucaristia è creare in noi un «cuore ve­ramente penitente» che sa valorizzare lo «spazio di vera e fruttuosa penitenza» che la misericordia del Si­gnore ci offre ogni giorno.

Una singolare sorgente di grazia per questo itinera­rio della conversione è il Sacramento della Penitenza. Esso rende più viva la consapevolezza che dob­biamo convertirci; attua, sviluppa e arricchisce gli at­ti con cui noi collaboriamo alla Grazia del Signore che ci converte; ci infonde un aumento di Grazia proprio perché realizziamo il proposito della conversione.

Nella spiritualità che si ispira al Messaggio di Fa­tima il sacramento della Penitenza, – la Confessione, – trova quel posto centrale e vitale che Cristo gli ha assegnato nella vita della Chiesa.

È un posto, purtroppo, che ai nostri giorni per mol­ti sta diventando marginale, per causa di una non cri­stiana interpretazione antropologica che, non confron­tando più l’uomo con Cristo, non sa più vederlo peccatore; come chi avesse perso il senso dell’«uomo sano» non saprebbe più riconoscere chi è un «malato».

La spiritualità di Fatima non accentuerà mai abba­stanza l’impegno della conversione.

SENTIRCI CORRESPONSABILI

Ci sorprende che, a Fatima, ai tre veggenti – tre fan­ciulli che non potevano interessarsi che del loro pae­se, dei loro pascoli, delle loro pecore, dei loro giochi! – la Madonna parli delle sorti del mondo. Parla della guerra, della Russia, di nazioni che scompariranno, di avvenimenti mondiali… Anzi li interessa vivamente a tali avvenimenti, li esorta a sentirsene partecipi con la loro preghiera, con i sacrifici, richiamando a tali av­venimenti l’attenzione degli uomini…

Il cristiano non è mai un isolato.

Se egli non deve essere «del mondo» – come inse­gna Gesù, – vive però «nel mondo».

Anzi la sua missione si diffonde in tutto il mondo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo…».

Egli è stato posto come «lievito nel mondo» e de­ve sentire l’impegno di diffondervi il fermento di Cristo.

Per il Vangelo che gli è stato affidato, per la fede e la Grazia che possiede, per la Chiesa di cui è parte, il cristiano deve sentirsi depositario dei beni in cui è la salvezza per tutti.

Deve quindi sentirsi responsabile di tutti; respon­sabile delle sorti del mondo.

L’autentica spiritualità cristiana è aperta verso tut­ti; impegna a lavorare per tutti; sospinge a farsi cari­co degli altri.

L’accusa sovente rivolta alla spiritualità di «allie­nare» dai problemi del mondo, di richiudere in un in­timismo egoistico» è ingiusto nei riguardi della vera spiritualità.

Se talora i cristiani sembrano meritarla, è perché la loro spiritualità non è sincera, è superficiale, è solo apparente.

Chi si ispira al messaggio di Fatima deve sentire l’in­vito della Madonna a interessarsi del mondo intero.

E questo interessamento non si rinchiude solo nel­l’aspetto religioso. Ogni apertura di «partecipazione» alle molteplici attività della vita sociale, nel quartiere, nella scuola, nel sindacato, nella politica, nella cultu­ra…- sollecita il cristiano ad essere presente, operoso, intraprendente; testimone sempre di Cristo e del pro­getto di uomo e di società che i cristiani professano alla luce del Vangelo.

LA CONSACRAZIONE O AFFIDAMENTO, ESPRESSIONE DI RAPPORTI E IMPEGNI

«Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Cristo, con Ma­ria, con il mondo, – e degli impegni che ne derivano – con un gesto veramente responsabile, qual’è la con­sacrazione al Cuore Immacolato di Maria».

Nel Messaggio di Fatima si parla di «consacrazio­ne» al Cuore Immacolato di Maria.

Vediamo in quali termini il Messaggio della Ma­donna si propone diventando garanzia di speranza.

1 – “Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato—. (13-06-1917).

2 – “Verrò a chiedere la Consacrazione al mio Cuo­re Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati” (13-07-1917).

3 – “È arrivato il momento in cui Dio chiede che si faccia la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato in unione con tutti i Vesco­vi del mondo” (Tuy – 13/14-06-1929).

4 – “Sua Santità otterrà l’abbreviazione di que­ste tribolazioni… facendo l’atto di Consa­crazione al Cuore Immacolato di Maria” (Tuy 20-10-1940).

5 – La consacrazione richiesta verrà ufficialmente fatta il 25 marzo 1984 dal S. Padre Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro dopo tanti ri­chiami e attese.

Da qualche tempo alla parola `consacrazione’ si pre­ferisce quella di `affidamento’. Infatti il gesto solenne compiuto dal Santo Padre Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo, l’8 ottobre 2000, alla presenza di 1400 Vescovi convenuti da ogni regione del mondo, con la piazza gremita di fedeli, è stato l’affidamento al Cuore Immacolato di Maria per il terzo millennio.

I due termini esprimono la stessa realtà. Il termine ,consacrazione’ è più antico, quello di `affidamento’ sembra più adatto a sottolineare come la consacrazio­ne del cristiano è quella battesimale (“battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”) e affidarsi totalmente a Maria, che più di ogni altra creatura ha vissuto la sua consacrazione a Dio, diven­ta per noi ispirazione e richiamo ad essere come lei, incomparabile modello e sentirci aiutati costantemen­te dalla sua materna tenerezza a mantenerci fedeli al­le promesse battesimali.

La consacrazione, prima di essere una richiesta di Maria, è chiamata di Dio, perchè “Dio ci ha scelti co­me primizie per la salvezza attraverso l’opera santifi­catrice dello Spirito” (II Tessalonicesi 2,13).

Chi fra tutte le creature ha saputo realizzare in se stessa questa primizia di salvezza, se non la Vergine Maria, attraverso la totale adesione al suo Signore?

Alla volontà di Dio che la coinvolge nel mistero dell’Incarnazione risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”, una obbedienza che dura tutta la vita, a Betlemme come a Nazareth, al Calvario come al Cenacolo.

Come Gesù ha voluto passare attraverso Maria per venire nel mondo e salvare l’uomo, così siamo invita­ti a passare attraverso Maria per arrivare a Dio.

“Guardare a Maria significa specchiare noi stessi in un modello che Dio ci ha donato per la nostra ele­vazione e la nostra santificazione” (Giovanni Paolo II).

L’apostolo di Fatima deve farsi promotore di una educazione che porti a capire la consacrazione e a far­la con illuminata lealtà. E chi fa la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria si preoccupi che non sia un gesto formalistico come sarebbe l’offerta di un mazzo di fiori o di una candela, ma abbia il suo pro­fondo contenuto di fede, di consapevolezza dei rap­porti che ci collegano con lei, di impegno leale verso di lei, per il bene della Chiesa e del mondo.

E non la si vive con alcuni occasionali gesti gran­diosi, ma in quel tessuto umile, nascosto e sovente crocifiggente che è la vita quotidiana.

Ogni mattino dobbiamo rinnovare l’offerta delle proprie preghiere, delle azioni e dei sacrifici.

Lungo il giorno dobbiamo vigilare, con serenità e vigore, che ogni azione sia fedele all’orientamento del mattino; se ci si accorge di aver sbagliato, con umiltà e decisione, ci si riprende; si rettifica la strada …

È questa tenace fedeltà nel «vissuto» quotidiano che realizza l’amore di Dio, e ci fa camminare docili ai richiami dello Spirito Santo e ci rende «educabili» per le premure materne che Maria ha per noi.

Una tale fedeltà ha bisogno di alimentarsi come ha bisogno di fare il pieno di benzina una macchina. La alimentano la preghiera quotidiana – il Rosario! – e i Sacramenti.

La nostra spiritualità dev’essere attenta all’insi­stente richiamo al Rosario che viene da Fatima. Non per un gusto pietistico ma per i valori che il Rosario ci comunica.

Esso infatti «sviluppa una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica ed ha una sua con­naturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico» (M.C. 42).

«Preghiera evangelica», perché «dal Vangelo trae l’enunciato dei misteri e le principali formule; si ispi­ra al Vangelo … per suggerire l’atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo e del Vangelo propone un mi­stero fondamentale, l’Incarnazione del Verbo, con­templato nel momento decisivo dell’Annuncio fatto a Maria» (M.C. 44).

Tra le pratiche di pietà che il Messaggio di Fatima propone ha un risultato particolare il «Primo sabato» del mese (Pontevedra, 10 dicembre 1925).

Ci viene proposto, per quel giorno, la partecipa­zione all’Eucaristia, preparata dalla Confessione, la meditazione dei misteri della Redenzione e la recita del Rosario.

Confluiscono, in questo pio esercizio, come si ve­de, alcuni tra i più validi sussidi della vita cristiana. La partecipazione all’Eucaristia è sempre l’espres­sione più alta del mistero cristiano. È esercizio per­fetto di fede: suppone la sincerità del cuore ché vuole far spazio a Cristo nella propria vita, per instaurare un rapporto personale con Lui nella fedeltà, nella seque­la evangelica; suppone la lealtà di una volontà retta e sincera che, accogliendo Cristo e unendosi a Lui, si impegna a restare nel suo amore».

L’Eucaristia esprime e realizza la pienezza della vi­ta cristiana; ne accresce la consapevolezza; stimola la lealtà; corrobora la volontà; opera con la misericordia e trasformante potenza di Cristo.

Alla partecipazione all’Eucaristia è collegata, nella prassi del Primo sabato, la confessione sacramentale. Essa può essere necessaria per ricuperare la Grazia di Cristo, se fossimo caduti in peccato mortale; cosa, purtroppo, sempre possibile!

In essa infatti Dio ci concede, «mediante il mini­stero della Chiesa, il perdono e la pace».

Ma anche se non fosse necessaria, ci viene sugge­rita la Confessione per la singolare efficacia che ha in ordine alla purificazione del cuore e alla coltiva­zione delle disposizioni morali che ci rendono capaci di piena partecipazione a Cristo nell’Eucaristia.

La Confessione, infatti, ci educa alla delicatezza di coscienza; favorisce lo spirito della «permanente conversione cristiana»; educa in noi un cuore veramente pentito; ci offre particolari soccorsi di Grazia per pro­seguire l’itinerario della nostra conversione; tiene de­sto l’impegno di lealtà e di fedeltà nella sequela di Cristo; ci arricchisce anche dei consigli e delle esorta­zioni del confessore.

Ben praticata, la Confessione mensile è un validis­simo sussidio di vigorosa vita cristiana.

Chi si è preparato con la Confessione con sinceri­tà di sentimenti e di propositi, in questo rifornimento di Grazia potrà attingere dalla meditazione dei miste­ri della Redenzione e dalla recita del Rosario tutta quella efficacia soprannaturale che ci educa alla con­formità a Cristo e all’amore verso di Lui e ci fa vive­re più sinceramente nell’unione con lui, «vivendo il mistero eucaristico» e impegnandoci nell’opera della salvezza del mondo.

Chi non vede quanto tutto ciò sia valido per la no­stra formazione cristiana?

E chi non vede, in questa profonda opera di forma­zione in Cristo, l’aspetto più misterioso della missione materna di Maria, ispiratrice del «Primo sabato?».

INTEGRATI NELLA CHIESA

Un’autentica devozione alla Madonna, – qual’é quella con cui vogliamo rispondere al Messaggio di Fatima, – è una dimensione della vita cristiana; la se­gue quindi, in tutte le sue espressioni; fa parte di quel «vivere in un modo nuovo» che è dovere di quell’«uo­mo nuovo» che è il cristiano.

Ci serviremo dunque delle pratiche di pietà, dei pii esercizi che il Movimento di Fatima propone, per «vi­vere meglio»; attingeremo da essi aiuto e forza per la vita nuova del cristiano, in tutte le sue espressioni, nella famiglia, nei doveri sociali, nella responsabilità civica …

Il cristiano autentico è quello che è «testimone di Cristo» e «operaio del suo Regno». Questa è la pro­spettiva che il Movimento di Fatima ci propone e ver­so cui ci stimola.

Impegnato così con tutta la sua vita e nel pieno del­la storia, il cristiano sa di essere «Chiesa»: «partecipe di una grande “assemblea” di “chiamati”»; più anco­ra, partecipa del mistero di Cristo, come membro vi­vente del suo Corpo mistico. Vive quindi da «Chiesa».

Vive da «Chiesa» quando partecipa alla Liturgia, soprattutto alla Eucaristia; e sente il bisogno di parte­ciparvi. E quando vi partecipa porta questo «spirito di Chiesa». Non si rassegna mai ad essere un semplice spettatore; si sente «attore».

Vive da «Chiesa» nella sua comunità, – la sua par­rocchia, – condividendo i vari impegni di evangeliz­zazione, di assistenza, di carità …

Vive da «Chiesa» nella sua diocesi, unito al suo Ve­scovo, impegnato con lui nel ministero del Vangelo. Vive da «Chiesa» nella sua regione, nella sua na­zione, condividendo gli impegni apostolici, le attività ecclesiali; partecipando alle premure, alle scelte, alle sofferenze della Chiesa.

Vive da «Chiesa» nella sua storia, accettandone le speranze e le bufere; cogliendo le possibilità di bene e partecipando al mistero della Croce, di cui ricono­sce la singolare virtù costruttrice del Regno di Dio.

Il cristiano non è un pavido che si isola; non si sen­te estraneo a coloro con cui vive e alla storia in cui opera. Sempre si sente «testimone di Cristo» e «ope­raio del suo Regno».

Una vita cristiana vissuta in tale autenticità si dila­ta a tutte le «dimensioni della Chiesa».

– alla dimensione trinitaria: e sente, con fede viva, «l’amore del Divin Padre, la Grazia di Cristo e la comunione dello Spirito Santo»;

– alla dimensione cristologica: e sente, «Cristo cuo­re dell’universo; e Salvatore del mondo;

– alla dimensione pneumatologica: e crede alla pre­senza e all’opera trasformante e santificante dello Spirito Santo;

– alla dimensione mariana: e sente con fede la Ma­ternità di Maria verso la Chiesa intera e verso ogni singolo cristiano;

– alla dimensione ecclesiale: e vive «nella Chiesa»; anzi «da Chiesa», con l’apertura antropologica, missionaria, ecumenica;

– alla dimensione escatologica: e non si stanca di contemplare la Madonna che «brilla al peregrinan­te Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando verrà il giorno del Signore» (LG 68).

In conclusione: la spiritualità dell’Apostolato di Fa­tima è un richiamo, uno stimolo, un aiuto a vivere l’autentica vita cristiana nella luce di Maria e con l’assistenza di Lei.

Tratto da: Edizioni «Il Cuore della Madre» – Apostolato Mondiale di Fatima Via Boccea, 1180 – 00166 ROMA Via Po, 30 – 10036 SETTIMO TORINESE

Con approvazione ecclesiastica. Edizione extracommerciale.

Per richiesta di copie scrivere a: Apostolato Mondiale di Fatima
Via Boccea, Il 80 – 00166 Roma – Tel. 06 6159.7311
Via Po, 30 – 10036 Settimo Torinese (Torino) – Tel. 011 800.18.75

13 maggio: Madonna di Fatima

Madonna di Fatima

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Innamorati di Maria

LE APPARIZIONI DELLA VERGINE A FATIMA

Fatima è un villaggio situato al centro del Portogallo, a circa 125 km a nord di Lisbona. Gli avveni­menti narrati non si svolgono nel paese suddetto, ma nelle immediate vicinanze, in una località denominata Cova da Iria.

Il 13 maggio 1917 Maria SS. appare presentandosi come Madonna del santo Rosario e come Cuore Immacolato di Ma­ria, a tre ragazzini: Lucia dos Santos, Francesco e Giacinta Marto, rispettivamente di dieci, nove e sette anni. Le loro fa­miglie, dedite al lavoro dei campi, sono umili ma non miserabi­li. La Madonna appare complessivamente sei volte fino a otto­bre e sempre alla stessa data: il 13 di ogni mese. Prima di que­ste apparizioni, i ragazzi avevano già ricevuto apparizioni pre­paratorie da parte di un Angelo. Essi vedranno poi, oltre alla Madonna, anche altre presenze celesti e una visione dell’Infer­no. I veggenti ricevono da Maria SS. messaggi e “segreti” d’im­portanza mondiale. La Vergine chiede preghiere e penitenza per la conversione dei peccatori e in particolare per la Russia. Il suo messaggio fu di grande attualità e strettamente connesso agli eventi storici e politici del tempo e le sue profezie, una a una, si realizzarono. Queste apparizioni hanno dato impulso a un grande movimento spirituale da parte di masse di fedeli sempre più numerosi. Una grande impressione suscita il gran­dioso miracolo dell’eclissi solare, vista il 13 ottobre da mol­te persone. Dopo un approfondito esame da parte del vesco­vo J. Correia de Silvà, il 13 ottobre 1930 le apparizioni di Fa­tima vengono riconosciute come autentico fenomeno sopran­naturale.

Nel corso degli anni successivi alle apparizioni sono stati costruiti una basilica e alcuni conventi. Fatima è divenuta uno dei più famosi e importanti santuari del mondo. Suor Lucia del Cuore Immacolato di Maria scrisse I Ricordi (tra il 1935 e il 1941), che uniti ai voluminosi protocolli delle inchieste eccle­siastiche e degli interrogatori ai piccoli veggenti formano una testimonianza voluminosa e dettagliata degli avvenimenti. Nel 1991 si calcola che fossero presenti a Fatima circa due milioni di pellegrini.

Apparizioni preliminari prima del 1917- Lucia nasce il 30 marzo 1907, è la più piccola dei sette figli di Maria Rosa e di Antonio. A sei anni fa la prima comunione e depone simboli­camente il suo cuoricino nelle mani di Maria dinanzi a una statua della SS. Vergine. Questo gesto lo ripete più volte spontaneamente e con sincera letizia alcuni giorni prima di ricevere il SS. Sacramento. La fanciulla riceve anche la sensa­zione di vedere l’immagine della Madonna sorriderle, come se avesse accettato la sua devozione. Lucia percepisce una gioia mai conosciuta fino a quel momento. Il sacramento del­l’Eucaristia rinforza in lei quest’esperienza di piena letizia interiore e si sente legata anche a Gesù Cristo. Nell’anno 1915 Lucia, aiutata da tre amiche, porta al pascolo il gregge della famiglia sul Monte Cabaco. Un giorno, le quattro amiche ini­ziano a recitare il Rosario; appena iniziate le preghiere vedo­no improvvisamente sugli alberi una figura di luce chiarissi­ma librarsi nell’aria. Al termine della preghiera la figura scom­pare. Lucia e le sue amiche notano, per due volte, nei giorni successivi la stessa presenza. I genitori richiamano le loro bambine. Lucia si separa dalle sue compagne e si occupa del gregge con Giacinta e Francesco ai piedi del Monte Cabaco. Un pomeriggio i ragazzi vedono distintamente la figura bian­ca e trasparente andare loro incontro. Era quella di un Ange­lo. Il cherubino appare da quel momento tre volte per prepa­rarli a ricevere la visita della Vergine. La creatura celeste si autodefinisce «Angelo della pace» e «Angelo del Portogallo». Egli assume l’aspetto di un giovane di 14-15 anni e dice ai ragazzi: «Non abbiate paura sono l’Angelo della pace, prega­te con me! ». Nella prima apparizione comunica loro lo spiri­to di riparazione, insegnando una bella preghiera: «Mio Dio, io credo, spero e vi amo. Vi domando perdono per quelli che non credono, non sperano e non vi amano». L’Angelo, nel recitare la preghiera, si genuflette rivolgendo il capo verso il terreno. Alla fine si rialza e dice: «Così dovete pregare. Il Cuore di Gesù e Maria si apriranno alle vostre preghiere». Nella seconda apparizione, mentre i ragazzi giocano vicino a una fontana nel cortile dei Santos, l’Angelo compare loro e gli insegna la pratica del sacrificio, soprattutto di quello quoti­diano.

La terza volta l’Angelo appare ai ragazzi mentre questi, sul pascolo e vicini al loro gregge, erano assorti nella sua preghie­ra. Questa volta lo vedono immerso negli strali di una luce stra­na a loro sconosciuta: egli tiene nella sinistra un calice dentro il quale gocciola sangue da un’ostia sospesa nell’aria. L’Angelo lascia librare il calice nell’aria, poi si inginocchia vicino ai tre ragazzi e inizia a pregare in questo modo:

«Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi adoro profon­damente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi, delle indifferenze con le quali egli è offeso; e per i meriti infiniti del Cuore sacratissimo di Gesù e per l’interces­sione del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori».

Poi dà ai ragazzi la comunione mistica: prende il calice e l’ostia dall’aria e porge quest’ultima a Lucia e il sangue del calice a Giacinta e Francesco, mentre pronuncia le seguenti parole: «Ricevete il Corpo e bevete il Sangue di Gesù Cristo che è offeso così terribilmente dall’ingratitudine umana. Espia­te i vostri peccati e consolate il vostro Dio!». Poi si genuflette di nuovo e ripete ancora tre volte con i ragazzi la preghiera della SS. Trinità. Infine l’Angelo scompare nell’aria mentre i ragazzi si sentono riempiti di pace e di gioia interiore.

Prima apparizione (13 maggio) – Dopo la santa Messa dome­nicale i ragazzi portano a pascolare il gregge alla Cova da Iria, al Cabaco, poi divenuto famoso per le apparizioni dell’Ange­lo. Dopo aver consumato un breve pasto e aver recitato il Rosario, iniziano a giocare. Verso le ore 12, un fulgore strano percorre l’atmosfera nel cielo sereno, i ragazzi lo interpreta­no come un lampo e perciò, prevedendo una tempesta, rac­colgono il gregge e lo spingono verso casa. Passando vicino ad alcuni cespugli di lecci, in particolare vicino a uno alto un metro, sono abbagliati da una luce bianca chiarissima al cui centro vedono la figura di una Signora bellissima che li chia­ma. È la Madonna. La veste della Madre di Dio ha il candore della neve, dalle mani congiunte all’altezza del petto le pende una graziosa corona del rosario, terminante con una croce d’oro. La Madonna reca impressi sul volto i segni di una pro­fonda tristezza. Con un gesto amichevole trattiene i ragazzi e inizia loro a parlare.

Questo primo incontro è riportato chiaramente da Lucia nei suoi Ricordi.

«”Non abbiate timore! Non voglio farvi del male!”. “Da dove venite?” le domandai (Lucia).

Io sono del Cielo!“. “E cosa volete da me?”. “Sono venuta da voi per pregarvi di ritornare in questo luogo sempre alla stessa data, ogni 13 del mese, e alla stessa ora. Allora vi dirò chi sono e cosa voglio. Ritornerò una settima volta ancora”.

“Verrò anch’io in cielo?”. “Sì”.

“E Giacinta?”. “Anche! “.

“E Francesco?”.

“Anche ma deve recitare ancora molti Rosari”.

Mi ricordai di domandarle di due ragazze morte da poco tempo che erano state mie amiche:

“Maria di Neves è già in cielo?” (Maria aveva 16 anni). “Sì”.

“E Amelia?” (Amelia aveva 18 o 20 anni, non ricordo bene). “Aspetterà la fine del mondo in Purgatorio”.

“Volete offrirvi a Dio per esercitare le pratiche di riparazione, espiare per tutti i peccati con i quali Egli viene offeso e per la conversione dei peccatori?”.

“Sì lo vogliamo!”.

“Voi dovrete soffrire molto, ma la Grazia di Dio sarà la vostra forza!”. Appena finì di pronunciare queste parole Maria SS. aprì le mani e ci trasmise una luce fortissima, come un riflesso, che fuoriuscì dalle sue mani e sentimmo penetrare e ardere nel nostro petto fino alla più pro­fonda delle profondità della nostra anima. Allora cademmo in ginocchio e recitammo interiormente la preghiera Trinitaria. Poi la Vergine ci esor­tò alla recita frequente del santo Rosario per la pace del mondo e la fine della guerra.

Dette queste ultime parole la Madonna iniziò lentamente a salire in di­rezione delle infinità celesti. La luce che la circondava le segnava la via nel firmamento del cielo».

Lucia scrive ancora nei suoi Ricordi che i ragazzi non eb­bero nemmeno per un attimo timore di quell’apparizione, ma solo di un probabile temporale. Solo più tardi capirono che i lampi erano solo un riflesso della luce che circondava la San­ta Vergine; da allora impararono che quando quella luce si mostrava era prossima l’apparizione della nostra amata Si­gnora.

Seconda apparizione (13 giugno) – È la festa di sant’Anto­nio, il patrono della parrocchia di Fatima. Dopo la santa Messa i ragazzi accompagnati da una quarantina di persone, che avevano udito delle apparizioni, si dirigono sul luogo di grazia.

Il testo essenziale di questa apparizione si riferisce alla mis­sione affidata a Lucia: «”Cosa desiderate da me?”, le domandai (scrive Lucia).

“Io vorrei che voi il 13 del prossimo mese ritornaste in questo luogo, che tutti i giorni recitiate il santo Rosario. Vi dirò poi più precisamente cosa desidero da voi”.

“Vi prego per la guarigione di un malato”. “Se si converte sarà guarito in quest’anno”. “Io vorrei pregarvi di prenderci con voi nel Cielo”.

“Sì, verrò presto a prendere Giacinta e Francesco. Ma tu dovrai restare quaggiù più a lungo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacola­to. A chi la praticherà prometto la salvezza. Queste anime saranno predilette da Dio e come fiori saranno collocate da me dinanzi al suo trono”.

Da quel giorno sentimmo nascere nel nostro cuore un fortissimo amore per il Cuore Immacolato di Maria».

A casa i veggenti sono trattati dai loro genitori come bugiar­di e perfino picchiati. Sulla sua tristezza e amarezza profonda per questo trattamento e per essere considerata a tutti costi come bugiarda, Lucia così scrive: «Ricordandomi dei tempi passati mi domandavo: “Dov’è l’amore che la mia famiglia mi mostrava solo poco tempo fa?”. La mia unica conso­lazione erano le lacrime che versavo dinanzi al Signore, Gesù Cristo, quando gli offrivo il mio sacrificio espiatorio. In questo giorno di pro­fonda tristezza vidi la SS. Madre del Cielo che mi disse: “Tu soffri molto? Non perdere il coraggio! Non ti abbandonerò mai. Il mio Cuo­re Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti guiderà a Dio”.

Quando Giacinta mi vide piangere mi consolò dicendomi: “Non pian­gere. Questi sono certamente i sacrifici che Dio ci manda e di cui ci parlò l’Angelo. Tu soffri per adempiere al tuo compito espiatorio e convertire i peccatori”».

Terza apparizione (13 giugno) – Di questa apparizione Lucia così scrive: «Poco tempo dopo che noi giungemmo sul luogo e avevamo recitato il santo Rosario insieme con una moltitudine di fedeli, vedemmo i soliti strali luminosi e presto comparve la nostra amata Signora…». L’essenziale del messaggio di quest’apparizione è la comu­nicazione delle prime due parti conosciute del famoso segreto. Dopo che la Madonna ha trasmesso loro la visione dell’Inferno così dice: «Avete visto dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per sal­varli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò molte anime si salveranno e vi sarà PACE.
La guerra sta per finire; ma se gli uomini non cessano di offendere il Signore, nel regno di Pio XI ne incomincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta sappiate che la prossima punizione del mondo è alle porte. Quello è il grande segno di Dio per indicare la fine del mondo a causa dei delitti dell’umanità, me­diante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre. Per impedire ciò, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Molti buoni saranno martirizzati, il Santo Pa­dre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno annientate. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia. Se questa si convertirà, una pausa di pace sarà concessa al mondo. Il Porto­gallo si manterrà sempre nell’ambito della dottrina della fede… Non dite questo a nessuno, solo a Francesco però potete dirlo».

Poi Maria SS., secondo quanto Lucia scrive, conclude così il messaggio: «Quando recitate il santo Rosario dite dopo ogni singola contemplazio­ne: “O mio Gesù, perdona i nostri peccati; conservaci dinanzi al fuoco dell’Inferno, guida tutte le anime in Cielo, in particolare quelle che più abbisognano della tua misericordia”. Dopo una pausa di silenzio, le chie­si: “Desiderate ancora qualcosa da me?”. “No! Oggi non voglio più nulla da te”. Poi come sempre la Madonna disparve nell’infinità del firmamen­to celeste verso oriente».

Oltre duemila persone hanno assistito all’apparizione. Sono presenti anche alcuni parenti dei ragazzi. Pochi giorni dopo l’apparizione, la madre di Lucia porta la ragazza dal parroco che si mostra piuttosto scettico riguardo le manifestazioni so­prannaturali mariane, mostrando dubbi sulla possibilità ingan­natrice del demonio e decide di attendere i prossimi sviluppi dell’insolita vicenda prima di esprimersi.

Quarta apparizione (19 agosto) – Nonostante la stampa anti­cattolica abbia attaccato duramente le manifestazioni miraco­lose, ben quindicimila persone confluiscono sul luogo dell’ap­parizione il 13 agosto, nella data preannunciata. La moltitudi­ne però non vede la Madonna e nemmeno i veggenti, ma vede solo un fulmine e vengono uditi due tuoni. Poi, quando tutti rivolgono lo sguardo verso il cielo, possono osservare con me­raviglia che le nuvole irradiano i colori luminosi dell’arco­baleno. Quella mattina del 13 agosto il sindaco di Villa Nova di Ourem aveva sequestrato i tre veggenti per riconsegnarli ai genitori solo tre giorni dopo. Tempo prima aveva già tentato di strappar loro di bocca il segreto e di terrorizzarli con tutti i mezzi più violenti.

La quarta apparizione quindi non avviene nello stesso luogo di grazia ma il giorno 19 agosto. Lucia e Francesco sono con il gregge sul pascolo quando vedono lampeggiare due volte, poi appare la Madonna. Maria SS. raccomanda ai ragazzi di prega­re per i peccatori che vanno all’Inferno perché costoro non hanno nessuno che pensa a loro. Inoltre preannuncia un mira­colo e alcune guarigioni per rinforzare la fede dei fedeli. Poi scompare come sempre verso oriente.

Quinta apparizione (13 settembre) – Dai Ricordi di Lucia così leggiamo: «Quando l’ora si avvicinò, io Giacinta e Francesco passammo tra molte persone che ci stringevano, tutti volevano sapere qualcosa, avevano do­mande da porre, grazie da chiedere alla Madonna.

Tutti chiedevano a noi di intercedere presso Maria SS. per loro. Chi non riusciva ad arrivare a noi, a causa della folla enorme che ci stringeva e si inginocchiava ai nostri piedi, gridava a più non posso per farsi sentire. Queste scene mi riportavano alle vicende meravigliose del Nuovo Testa­mento quando Gesù percorreva le moltitudini della Palestina. “Come stringe questo popolo e quanto chiede a tre poveri ragazzi che hanno la grazia di parlare con Maria. Cosa farebbe se avesse di fronte di nuovo Gesù Cristo?”. Tali erano i pensieri che mi attraversavano la mente men­tre cercavamo di farci spazio tra la moltitudine di fedeli. Infine riuscim­mo a giungere sul luogo di grazia in Cova da Iria, quindi presso i lecci iniziammo a pregare con la massa dei fedeli e a recitare il santo Rosario. Dopo poco notammo il solito bagliore e il lampo, allora rivedemmo la nostra amata Signora sui lecci che così disse: “Recitate sempre il Rosario per chiedere la fine della guerra. A ottobre verrà anche nostro Signore, la nostra amata Signora dei dolori e del Car­melo, san Giuseppe con il Bambino Gesù, per benedire il mondo. Dio è contento delle vostre espiazioni, portate il cilicio solo durante il giorno, Egli non vuole che lo facciate anche mentre dormite.
Sono stata implorata da molti per esaudire numerose guarigioni, in par­ticolare quelle di un malato e di un sordomuto.
Alcuni li guarirò, altri no. A ottobre inoltre opererò il miracolo in modo che tutti credano”. Dopo aver pronunciato queste parole si allontanò nell’infinità».

In questo giorno molta gente vede librare in aria e verso oriente una sfera luminosa all’orizzonte. Una nuvola bianca avvolge i ragazzi e contemporaneamente sono visti cadere sulla Terra dei piccoli fiocchi come fiori bianchi che si sciolgono al suolo.

Sesta apparizione (13 ottobre) – E’ un giorno piovoso, inver­nale. I grandi quotidiani di Lisbona pubblicano la notizia che la Vergine compirà un miracolo. La notizia attira a Cova da Iria più di cinquantamila persone, tutti sono genuflessi in riverente attesa. L’essenza del messaggio di quest’apparizione e la se­guente: «Sono la Madonna del Rosario. Voglio che si costruisca qui una cappel­la in mio onore. Si continui sempre a recitare il santo Rosario tutti i gior­ni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto a casa».

Poi Lucia prega la Madonna di guarire alcuni malati ed Ella risponde: «Alcuni saranno guariti altri no perché devono mi­gliorare e pregare per l’espiazione dei loro peccati». Poi con un atteggiamento triste dice ancora: «Non si dovrebbe più of­fendere il Signore, che è stato già tanto offeso».

Scomparsa la visione i ragazzi vedono intorno al sole altre visioni indistinte. Improvvisamente la sfera solare prende a roteare in un moto vertiginoso; è il prodigio annunciato dalla Madonna alcuni mesi prima. In questo moto vertiginoso il sole proietta sulle persone i colori dell’arcobaleno in tutte le dire­zioni.

Apparizioni complementari– Scrive Lucia: «Un giorno trascorrevamo l’ora della pausa vicino alla fontana dei miei genitori. Giacinta era seduta vicino alla fontana, mentre io e Francesco cercavamo miele selvatico tra gli arbusti. Improvvisamente Giacinta ci chiamò dicendo: “Avete visto il Santo Padre?”.

Io non posso dire come, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande e inginocchiato dinanzi a un tavolo, aveva il viso nascosto tra le mani e piangeva. Fuori stava molta gente e alcuni gli scagliavano pietre contro, altri lo rimproveravano gridandogli parole odiose. Povero Santo Padre, noi dobbiamo pregare moltissimo per lui.

Un’altra volta andammo sull’altura di Cabaco. Giunti in quel luogo ci genuflettemmo profondamente al suolo per recitare le preghiere dell’An­gelo. Dopo poco Giacinta si alzò e mi chiamò dicendomi: “Non vedi le strade, le vie e i campi pieni di gente che piange di fame, perché non ha nulla da mangiare, il Santo Padre assorto in preghiera in una chiesa di­nanzi al Cuore Immacolato di Maria e tanta gente che prega con lui?”. Alcuni giorni dopo mi chiese: “Posso dire agli altri che ho visto il Santo Padre e che molta gente gli era intorno?”.

“Non capisci dunque che questo appartiene tutto allo stesso segreto?”. “Va bene non dirò nulla”, mi rispose lei».

In un’altra parte dei Ricordi leggiamo: «Venerabilissimo Signor vescovo. Vostra Eccellenza saprà bene, come alcuni anni fa Dio ha rivelato questo segno, che gli astronomi volevano denominare con il nome “aurora boreale”. Io non so, ma penso solo che se si fosse esaminato attentamente, allora si sarebbe riconosciuto che sia per la forma e sia per le sembianze in nessun caso avrebbe potuto essere un’aurora boreale. Come invece avevo saputo, questo era un segno di Dio per mostrare che la spada della sua giustizia era pronta a cadere sulle nazioni colpevoli. Allora ho iniziato energicamente a preparare le comu­nioni espiatrici il primo sabato di ogni mese e le preghiere per la consa­crazione della Russia. Lo scopo non era solo quello di chiedere la mise­ricordia di Dio per il mondo intero, bensì in particolar modo per l’Eu­ropa.

Dio mi ha concesso nella sua infinita misericordia di farmi percepire come sarà tremenda la prossima guerra e quanta gente scenderà nell’In­ferno; Vostra eccellenza conosce già così bene queste cose, poiché io la informo di ogni cosa. Io dico sempre che le preghiere e le pratiche espia­trici in Portogallo non hanno ancora raggiunto l’armonia della giustizia divina perché queste non sono accompagnate dal miglioramento inte­riore delle persone e dal vero pentimento. Speriamo che Giacinta sia accolta in Paradiso e possa esserci di aiuto. Come ho scritto già nella prefazione al libro Giacinta, che le ho inviato, ella aveva avuto già la vi­sione di alcune cose che le erano state rivelate in segreto. Così come le visioni dell’Inferno, la prossima guerra, la miscredenza degli uomini, le infermità ecc.

Quando vedevo Giacinta molto pensierosa le domandavo: “Cos’hai? A cosa pensi?”.

“Alla guerra che verrà e a tanti uomini che dovranno morire. Mi fa tanto male. Se solo volessero smettere di offendere Dio, non ci sarebbe alcuna guerra e non entrerebbero più tante anime nell’Inferno”.

Un’altra volta Giacinta mi ha detto: “Mi fa molto male sapere che io e Francesco entreremo in Paradiso e tu resterai ancora un lungo periodo sulla Terra. Io desidero pregare la SS. Vergine di prendere anche te in Paradiso. Quando verrà la guerra non aver paura, io sarò in cielo e pregherò per te”.

Quando venne il tempo in cui dovette partire per Lisbona, nel momento del dolore della separazione, la consolai dicendole di recitare spesso le parole a lei care sul Cuore Immacolato di Maria. Mi rispose che non si sarebbe mai stancata di ripetere questa preghiera e poi un giorno dopo la sua morte avrebbe potuto cantare spesso con la Madre del Cielo».

Apparizione di Maria SS. prima della morte di Giacinta – Gia­cinta si ammala nell’ottobre del 1918 e subito dopo anche Francesco.

Giacinta così racconta a Lucia che si era recata da lei per una visita: «La nostra amata Signora mi visitò e disse che presto Francesco sarebbe stato chiamato in cielo. Poi mi domandò se io avessi voluto convertire ancor più peccatori. Io le dissi di sì. Allora la Santa Vergine mi avvertì che però avrei dovuto patire molto in un ospedale per la conversione dei peccatori, come oggetto espiatorio per lavare i peccati contro il Cuore Immacolato di Maria e di Gesù. Le domandai se fosse stato possibile che tu venissi con me ed Ella rifiutò”.

Giacinta ha ancora un ultimo colloquio con Lucia, prima della separazione finale: «Maria SS. mi ha detto che io sarò inviata in un altro ospedale. Non ti vedrò più, così anche non vedrò più i miei genitori. Io soffrirò molto e poi morirò. Ma non dovrò avere paura perché Ella sarà con me e mi porterà in Paradiso».

Francesco morì il 4 aprile 1919. Giacinta lo seguì il 20 feb­braio 1920.

Il riconoscimento ecclesiastico – Subito dopo le apparizioni di Fatima, nulla lasciava sperare in un possibile riconoscimento ecclesiastico. Anzi si notava un atteggiamento prudente e riservato della Chiesa. I genitori di Lucia morirono e così Francesco e Giacinta. Le indagini ecclesiastiche conti­nuavano però a pieno ritmo. Dovevano durare ancora dieci anni. Il vescovo di Leira mandò a chiamare Lucia per l’inchie­sta e per avere egli stesso un’impressione più completa di un avvenimento mistico di tale portata.

Nel 1925 Lucia entrò in un convento delle dorotee, ma si trasferì nel 1948 nel Carmelo di Coimbra. Con l’arrivo del nuovo vescovo, da Silva, nell’agosto del 1920, la commissio­ne ecclesiastica d’indagine passò dall’atteggiamento di riser­va a una posizione più aperta. Nel 1930 le indagini furono concluse, da Silva poté dichiarare, con la lettera pastorale del 13 ottobre 1930, le apparizioni degne di fede e ne riconobbe il culto pubblico.

Poi tutto l’episcopato portoghese produsse prove ancor più convincenti a favore dell’autenticità soprannaturale dei fatti. Per volontà del vescovo di Leiria, Lucia scrisse nel 1935 la prima parte dei suoi Ricordi dove il punto centrale è Giacin­ta, per la quale era già stato introdotto processo di beatifi­cazione. Poi, sempre per volontà del vescovo, nel 1941 la veg­gente completò una nuova edizione del libro su Giacinta spie­gandone diversi punti molto importanti.

Dopo le sei apparizioni la Madonna rimase ancora in con­tatto con Lucia. Infatti la veggente, dopo aver descritta una visione abbagliante della SS. Trinità, narrò al suo direttore spi­rituale, padre Gonçalves, un altro messaggio della Madonna. «In questo messaggio la Madonna mi disse: “È arrivato il momento in cui il Signore domanda che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore immaco­lato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per i peccati commessi contro di me. Vengo a chiedere riparazione. Sacrificati per questa intenzione e prega. Non hanno voluto fare attenzione alle mie richieste, lo faranno ma sarà tardi. Allora la Russia avrà sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa; il Santo Padre dovrà soffrire molto”».

IL SEGRETO DI FATIMA

La visione dell’ Inferno

“Nel dire queste parole aprì nuovamente le mani, come nei due mesi precedenti. Il messo (dei raggi della luce) parve penetrare nel terreno e vedemmo come un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco, i demoni e le anime, come fossero tizzoni di brace trasparenti e neri, o abbronzati, in forma umana, fluttuavano nell’incendio, sollevati dalle fiamme che uscivano da loro stessi insieme a nuvole di fumo che cadevano da tutte le parti. Essi somigliavano al cadere delle faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che terrorizzavano e facevano tremare dalla paura. (Deve essere stato all’apparire di questa visione che gridai questo “hai! ” che dicono di aver udito). I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma incandescenti come neri carboni di brace “.

L’annuncio del castigo e i mezzi per evitarlo

“Spaventati e come per chiedere aiuto, levammo gli occhi verso Nostra Signora, che ci disse con bontà e tristezza: Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri pec­catori. Per salvarli, Dio vuole stabilire nel mondo la devozio­ne al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi ho det­to, si salveranno molte anime ed avranno pace. La guerra sta per finire. Ma se non smet­teranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando ve­drete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio manda per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e di perse­cuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirlo, verrò a chie­dere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immaco­lato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteran­no le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà la pace. Al­trimenti, spargerà i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saran­no distrutte. Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della Fede, ecc… ­

Questa era la parte del messaggio conosciuta fino al giorno 13 di Maggio del 2000, data in cui il Papa Giovanni Paolo II ha ritenuto di comunicare la terza parte del segreto di Fatima al mondo.

“Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Peniten­za, Penitenza! E vedemmo in una luce im­mensa che è Dio, “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quan­do vi passano davanti, un vescovo vestito di bianco “ab­biamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, Sacerdoti, reli­giosi e religiose salire su una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arri­varvi, attraversò una grande città mettà in rovina, e quasi tremante con passo vacillan­te, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frec­ce. Allo stesso modo morirono l’uni dopo l’altri i vescovi, i sa­cerdoti, i religiosi, le religiose e varie persone secolari, uo­mini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Cro­ce c’erano due Angeli ognuno con un annaffiatoio di cristallo nella mano, con essi raccoglie­vano il sangue dei Martiri e ir­rigavano le anime che si avvi­cinavano a Dio. Questo non ditelo a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo. Quando reciterete il Rosa­rio, direte dopo ogni mistero: O Gesù mio, perdona le nos­tre colpe, preservaci dal fuo­co dell’inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua mise­ricordia. Seguì un istante di silenzio e domandai: – Vostra Signoria non vuole nient’altro? – No, oggi non voglio più nulla. E, come al solito, cominciò ad alzarsi in direzione d’oriente fino a scomparire nell’immensa distanza del firmamento”. Si udì allora, ancora secondo il signor Marto, una specie di tuono che indicava la fine dell’apparizione.

La consacrazione a Maria
La Vergine Santissima, visti questi tempi e que­sti momenti tanto tristi, ci chiese anche una cosa bellissima: «Consacratevi al mio Cuore Immacolato».
La consacrazione a Maria non consiste nel legge­re una preghiera e poi uscire dalla chiesa e conti­nuare ad essere come prima. No. Consacrarsi alla Madonna vuol dire cambiar vita. Vuol dire conversione. Vuol dire essere dei cristiani autentici.
La Madonna intende la consacrazione in questo modo: « Se non siamo stati finora dei buoni cristia­ni, ecco inizia la nostra conversione. Da ora in poi sarò un buon cristiano ».
La consacrazione a Maria è il cambiamento del­la nostra vita.
Dobbiamo vedere quello che abbiamo fatto nella nostra vita fino ad oggi di bene e di male. Se abbia­mo fatto delle azioni di cui la Madonna non è con­tenta, ecco, con una buona confessione si chiede perdono a Dio e coll’aiuto della Madonna si cambia vita.

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A TE, MADRE AFFIDIAMO L’UMANITÀ INTERA

Madre del Redentore, esultanti Ti proclamiamo Beata.
Dio Padre Ti ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il Suo provvidenziale disegno di salvezza; Tu hai creduto al Suo amore ed obbe­dito alla Sua Parola.
Il Figlio di Dio Ti ha voluto Sua Madre, quan­do si fece uomo per salvare l’uomo.
Tu l’hai accolto con pronta obbedienza e cuore indiviso.
Lo Spirito santo Ti ha amata come sua mistica Sposa e Ti ha colmata di doni singolari.
Tu ti sei lasciata docilmente plasmare dalla Sua azione nascosta e potente.
All’inizio del terzo millennio cristiano, a Te adia­mo la Chiesa, che Ti conosce ed invoca come Madre.
Tu, che sulla terra l’hai preceduta nella fede con­fortala nelle difficoltà e nelle prove.
Fa che nel mondo sia sempre più efficacemen­te segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’umanità del genere umano.
A Te Madre dei cristiani, affidiamo in modo spe­ciale i popoli che celebrano il sesto centenario o il millennio della loro adesione al vangelo.
La lunga storia segnata profondamente dalla devozione verso di Te.
Volgi ad essi il Tuo sguardo ammirevole; dà for­za a quanti soffrono per la fede.
A Te, Madre degli uomini e delle nazioni, fidu­ciosi affidiamo l’umanità con i suoi timori e le sue speranze.
Non lasciarle mancare la luce della vera sa­pienza.
Guidala nella ricerca della libertà e della giu­stizia per tutti.
Indirizza i suoi passi sulle vie della Pace.
Fa che tutti incontrino Cristo, Via, Verità e Vita. Sostieni, o Vergine Maria, il nostro cammino di fede e ottienici la grazia della salvezza eterna.
O Clemente, o Pia, o Dolce Madre di Dio e Ma­-dre nostra, Maria!

Joannes Paolus PP II

Ascensione del Signore

Ascensione del Signore
Innamorati di Maria

ascensione

L’Ascensione di Gesù al Cielo, è la grandiosa conclusione della permanenza visibile di Dio fra gli uomini, preludio della Pentecoste, inizia la storia della Chiesa e apre la diffusione del cristianesimo nel mondo.

Senso biblico del termine ‘Ascensione’
Secondo una concezione spontanea e universale, riconosciuta dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e l’uomo per incontrarlo deve elevarsi, salire.
L’idea dell’avvicinamento con Dio, è data spontaneamente dal monte e nell’Esodo (19, 3), a Mosè viene trasmessa la proibizione di salire verso il Sinai, che sottintendeva soprattutto quest’avvicinamento al Signore; “Delimita il monte tutt’intorno e dì al popolo; non salite sul monte e non toccate le falde. Chiunque toccherà le falde sarà messo a morte”.
Il comando di Iavhè non si riferisce tanto ad una salita locale, ma ad un avvicinamento spirituale; bisogna prima purificarsi e raccogliersi per poter udire la sua voce. Non solo Dio abita in alto, ma ha scelto i luoghi elevati per stabilirvi la sua dimora; anche per andare ai suoi santuari bisogna ‘salire’.
Così lungo tutta la Bibbia, i riferimenti al ‘salire’ sono tanti e continui e quando Gerusalemme prende il posto degli antici santuari, le folle dei pellegrini ‘salgono’ festose il monte santo; “Ascendere” a Gerusalemme, significava andare a Iavhè, e il termine, obbligato dalla reale posizione geografica, veniva usato sia dalla simbologia popolare per chi entrava nella terra promessa, come per chi ‘saliva’ nella città santa.
Nel Nuovo Testamento, lo stesso Gesù ‘sale’ a Gerusalemme con i genitori, quando si incontra con i dottori nel Tempio e ancora ‘sale’ alla città santa, quale preludio all’”elevazione” sulla croce e alla gloriosa Ascensione.

I testi che segnalano l’Ascensione
I Libri del Nuovo Testamento contengono sporadici accenni al mistero dell’Ascensione; i Vangeli di Matteo e di Giovanni non ne parlano e ambedue terminano con il racconto di apparizioni posteriori alla Resurrezione.
Marco finisce dicendo: “Gesù… fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio” (XVI, 10); ne parla invece Luca: “Poi li condusse fin verso Betania, e alzate le mani, li benedisse. E avvenne che nel benedirli si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (XXIV, 50-51).
Ancora Luca negli Atti degli Apostoli, attribuitigli come autore sin dai primi tempi, al capitolo iniziale (1, 11), colloca l’Ascensione sul Monte degli Ulivi, al 40° giorno dopo la Pasqua e aggiunge: “Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”.
Gli altri autori accennano solo saltuariamente al fatto o lo presuppongono, lo stesso s. Paolo pur conoscendo il rapporto tra la Risurrezione e la glorificazione, non si pone il problema del come Gesù sia entrato nel mondo celeste e si sia trasfigurato; infatti nelle varie lettere egli non menziona il passaggio dalla fase terrestre a quella celeste.
Ma essi ribadiscono l’intronizzazione di Cristo alla destra del Padre, dove rimarrà fino alla fine dei secoli, ammantato di potenza e di gloria; “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo sta assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra; siete morti infatti, e la vostra vita è nascosta conCristo in Dio!” (Colossesi, 3, 1-3).

I dati storici dell’Ascensione
Luca, il terzo evangelista, negli “Atti degli Apostoli” specifica che Gesù dopo la sua passione, si mostrò agli undici apostoli rimasti, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio; bisogna dire che il numero di ‘quaranta giorni’ è denso di simbolismi, che ricorre spesso negli avvenimenti del popolo ebraico errante, ma anche con Gesù, che digiunò nel deserto per 40 giorni.
San Paolo negli stessi ‘Atti’ (13, 31) dice che il Signore si fece vedere dai suoi per “molti giorni”, senza specificarne il numero, quindi è ipotesi attendibile, che si tratti di un numero simbolico.
L’Ascensione secondo Luca, avvenne sul Monte degli Ulivi, quando Gesù con gli Apostoli ai quali era apparso, si avviava verso Betania, dopo aver ripetuto le sue promesse e invocato su di loro la protezione e l’assistenza divina, ed elevandosi verso il cielo come descritto prima (Atti, 1-11).
Il monte Oliveto, da cui Gesù salì al Cielo, fu abbellito da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino con una bella basilica; verso la fine del secolo IV, la ricca matrona Poemenia edificò un’altra grande basilica, ricca di mosaici e marmi pregiati, sul tipo del Pantheon di Roma, nel luogo preciso dell’Ascensione segnato al centro da una piccola rotonda.
Poi nelle alterne vicende che videro nei secoli contrapposti Musulmani e Cristiani, Arabi e Crociati, alla fine le basiliche furono distrutte; nel 1920-27 per voto del mondo cattolico, sui resti degli scavi fu eretto un grandioso tempio al Sacro Cuore, mentre l’edicola rotonda della chiesa di Poemenia, divenne dal secolo XVI una piccola moschea ottagonale.

Il significato dell’Ascensione
San Giovanni nel quarto Vangelo, pone il trionfo di Cristo nella sua completezza nella Resurrezione, e del resto anche gli altri evangelisti, dando scarso rilievo all’Ascensione, confermano che la vera ascensione, cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria, sia avvenuta il mattino di Pasqua, evento sfuggito ad ogni esperienza e fuori da ogni umano controllo.
Quindi correggendo una mentalità sufficientemente diffusa, i testi evangelici invitano a collocare l’ascensione e l’intronizzazione di Gesù alla destra del Padre, nello stesso giorno della sua morte, egli è tornato poi dal Cielo per manifestarsi ai suoi e completare la sua predicazione per un periodo di ‘quaranta’ giorni.
Quindi l’Ascensione raccontata da Luca, Marco e dagli Atti degli Apostoli, non si riferisce al primo ingresso del Salvatore nella gloria, quanto piuttosto l’ultima apparizione e partenza che chiude le sue manifestazioni visibili sulla terra.
Pertanto l’intento dei racconti dell’Ascensione non è quello di descrivere il reale ritorno al Padre, ma di far conoscere alcuni tratti dell’ultima manifestazione di Gesù, una manifestazione di congedo, necessaria perché Egli deve ritornare al Padre per completare tutta la Redenzione: “Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò” (Giov. 16, 5-7).
Il catechismo della Chiesa Cattolica dà all’Ascensione questa definizione: “Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto”.

La celebrazione della festa liturgica e civile
La prima testimonianza della festa dell’Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il vescovo di Cesarea, Eusebio (265-340); la festa cadendo nel giovedì che segue la quinta domenica dopo Pasqua, è festa mobile e in alcune Nazioni cattoliche è festa di precetto, riconosciuta nel calendario civile a tutti gli effetti.
In Italia previo accordo con lo Stato Italiano, che richiedeva una riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti festivi, la CEI ha fissato la festa liturgica e civile, nella domenica successiva ai canonici 40 giorni dopo Pasqua.
Al giorno dell’Ascensione si collegano molte feste popolari italiane in cui rivivono antiche tradizioni, soprattutto legate al valore terapeutico, che verrebbe conferito da una benedizione divina alle acque (o in altre regioni alle uova).
A Venezia aveva luogo una grande fiera, accompagnata dallo ‘Sposalizio del mare’, cerimonia nella quale il Doge a bordo del ‘Bucintoro’, gettava nelle acque della laguna un anello, per simboleggiare il dominio di Venezia sul mare; a Bari la benedizione delle acque marine, a Firenze si celebra la ‘Festa del grillo’.

Preghiere
Padre, che nell’Ascensione di Tuo Figlio proclami la Sua gloriosa Resurrezione e indichi a noi la nostra futura destinazione, donaci la volontà di inserire questa destinazione, il nostro futuro, cioè, nella vita di tutti i giorni, come presenza che ci liberi dalle strette frontiere delle cose terrene e ci dia la forza di sopportarne i momenti difficili.

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.