Archivio | 13 Maggio 2024

Novena a S. Rita: 13-21 maggio

Novena a Santa Rita
Innamorati di Maria
santarita
PRIMO GIORNO
O santa Rita, noi vogliamo unirci a Te nel lodare Dio con spirito di riconoscenza per tutti i benefici che ci ha dato: la vita naturale per la quale siamo uniti a tutte le creature che magnificano il Signore; la vita soprannaturale per la quale siamo figli di Dio e fratelli di Gesù nella santa Chiesa.
Lo vogliamo lodare nella gioia e nella sofferenza, perché siamo certi che Egli ci dà tutto con amore e per il nostro bene. Lo vogliamo lodare anche per la nostra morte corporale che ci apre le porte della partecipazione eterna alla sua felicità insieme con Te e con tutti i Beati. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .
SECONDO GIORNO
O santa Rita, aiutaci ad essere fedeli ai nostri doveri quotidiani: al dovere della adorazione che è la prima necessità per la nostra vita spirituale; al dovere che ci unisce agli altri, ai doveri particolari della nostra vocazione, al dovere della carità materiale e spirituale, consapevoli che il dialogo con Dio è soprattutto nel fare la sua volontà e che il dialogo con il prossimo è soprattutto nel compimento dei nostri doveri quotidiani con spirito di fede e di carità. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

TERZO GIORNO

O santa Rita, che hai affrontato con coraggio cristiano e con perseverante fiducia nella Provvidenza, gli impegni, le incomprensioni e le sofferenze di sposa e di madre, mantenendoti sempre fedele alle tue promesse e al tuo dovere di amore, prega il Signore che protegga gli sposi cristiani e dia loro la forza di mantenersi fedeli al Sacramento del matrimonio per il quale si sono uniti come Gesù è unito alla Chiesa e siano esempio costante di vita cristiana per i figli del loro amore santificato. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . . .

QUARTO GIORNO
O santa Rita, noi ammiriamo il tuo coraggio e la tua costanza nell’imitare Gesù nella testimonianza della fede e della carità, sia assolvendo fedelmente i tuoi impegni quotidiani sia affrontando con fede e speranza anche le situazioni più difficili; e sentiamo vergogna per le nostre frequenti incertezze, per la nostra pigrizia e per la nostra incoerenza: aiutaci a diventare pienamente responsabili del dono della fede e quindi ad operare sempre il bene con lo spirito cristiano, affinchè il nostro prossimo possa più facilmente unirsi a noi nel lodare il Padre. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. .

QUINTO GIORNO

O santa Rita, tu hai amato Gesù da chiedere ed ottenere la partecipazione ai dolori della sua Passione: aiutaci a capire che nel mistero della nostra salvezza è essenziale la sofferenza e che lo sforzo per stare bene e per sfuggire ai dolori ci impedisce di seguire Gesù e quindi di entrare nella gloria che ha promesso a chi prende la sua croce e lo segue: aiutaci a superare la inquietudine delle gioie cercate senza Gesù e a vincere l egoismo che rende anche insensibili alle sofferenze degli altri. Amen.
Padre nostro. . . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . . .

SESTO GIORNO

O santa Rita, che hai imitato Gesù nel perdonare gli assassini del tuo sposo, aiutaci a vincere l orgoglio che ci fa deboli e vili, fino a renderci impossibile il perdono: insegnaci a cercare la vera giustizia e a voler essere simili al Padre del cielo che ama e aiuta anche i peccatori, che ama e aiuta anche noi che lo offendiamo tanto spesso con la nostra indifferenza e con la nostra ingratitudine: insegnaci che il perdonare le offese non è un sopra più, ma un dovere cristiano che ci rende degni della misericordia di Dio; insegnaci a pregare per chi ci offende e a fare del bene ai nostri nemici. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . .Gloria al Padre. . .

SETTIMO GIORNO

O santa Rita, che, seguendo l esempio dei tuoi genitori, sei sempre vissuta in pace con Dio e hai operato per la pace nella tua famiglia e tra coloro che seguivano l abitudine del odio e della vendetta e solo dopo aver persuaso al vicendevole perdono le famiglie divise dal assassinio del tuo sposo, sei entrata in monastero: aiutaci a custodire la pace del Signore, a essere tolleranti ed in pace con tutti, affinchè la nostra preghiera e la nostra partecipazione al sacrificio Eucaristico siano gradite a Dio e ci ottengano anche quei beni che senza la pace interiore ed esteriore non si possono ricevere. Amen.
Padre nostro. . Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

OTTAVO GIORNO

O santa Rita, tu hai sempre unito la preghiera alla carità e, prima di partecipare alla Passione di Gesù, hai imparato pazientemente a portare la tua croce e a partecipare alla passione del tuo prossimo, attuando sempre, con spirito di carità, le opere di misericordia: invece noi pensiamo molto al nostro benessere, a stare bene più che fare bene e così siamo indifferenti ai bisogni ed alle sofferenze altrui. Aiutaci ad essere cristiani coerenti e decisi, imploraci il coraggio e conforto nelle tribolazioni; implora per tutti i sofferenti piena fiducia al Padre celeste che li unisce alla Passione del suo Figlio per la salvezza del mondo. Amen.
Padre nostro. . .Ave Maria. . . Gloria al Padre. . .

NONO GIORNO

O santa Rita, che hai vissuto intensamente la tua vocazione cristiana anche nella pratica della povertà, della obbedienza e della castità nel Ordine Agostiniano e hai sempre lavorato per il Regno di Dio, unisci le tue suppliche alle nostre, affinchè il Padre celeste, per i meriti del Signore Gesù, chiami molti cristiani alla vita sacerdotale e religiosa; dia ai chiamati il perseverante coraggio di una risposta generosa e fedele; benedica i sacrifici dei missionari e di tutti coloro che sono generosi testimoni della fede e della carità, cosi che possa giungere a tutti gli uomini, ma specialmente ai piccoli e ai poveri in spirito, la Parola salvatrice di Gesù e della sua Chiesa. Amen.
Padre nostro. . Ave Maria. . Gloria al Padre. . .
A SANTA RITA

O Santa Rita, santa dell’impossibile e avvocata delle cause disperate, sotto il peso della prova, ricorro a te. Libera il mi povero cuore dalle angosce che l’opprimono e rendi la pace al mio spirito affranto.
Tu che sei stata scelta da Dio come avvocata delle cause disperate, ottienimi la grazia che ti chiedo(esprimerla qui)Sarei io il solo a non sperimentare l’efficacia della tua potente intercessione?Se i miei peccati costituiscono un ostacolo all’esaudimento dei miei voti più cari, ottienimi la grande grazia di un sincero pentimento e del perdono, mediante una buona confessione. In ogni caso, non permettere che io continui a vivere in una così grande afflizione. Abbi pietà di me! 0 Signore, vedi la speranza che ho riposto in te!Ascolta Santa Rita che intercede per noi, umanamente afflitti senza speranza. Ascoltala ancora una volta, manifestando in noi la tua misericordia.
Amen.

PREGHIERA per il giorno della festa il 22 Maggio

Sotto il peso e tra le angoscie dei dolore, a Voi che tutti chiamano la Santa degli impossibili, io ricorro nella fiducia di presto aver ne soccorsi. Liberate Vi prego il mio povero cuore, dalle angustie che da ogni parte l’opprimono, e ridonare la calma a questo spirito che geme, sempre pieni di affanni. E giacché riesce inutile ogni mezzo a procurarmi sollievo, totalmente confido in Voi che foste da Dio prescelta per avvocata dei casi più disperati.

Se sono di ostacolo al compimento dei miei desideri, i peccati miei, ottenetemi da Dio ravvedimento e perdono. Non permettete, no, che più a lungo sparga lacrime di amarezza, premiate la mia ferma speranza, ed io darò a conoscere dovunque le grandi vostre misericordie verso gli animi afflitti. O ammirabile sposa del Crocefisso, intercedete ora e sempre per i miei bisogni.

3 Pater, Ave e Gloria.

Novena a Santa Gemma Galgani ( 7 )

Novena a Santa Gemma Galgani
Settimo giorno
Innamorati di Maria

“Con Maria madre del Signore”

“Maria serbava e meditava in cuor suo tutte le meraviglie che si dicevano di Gesù” (Lc 2, 19)
“Gesù disse al discepolo che egli amava: Ecco tua madre” (Gv 19, 27)

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Prima Orazione


O Dio, che hai reso la vergine santa Gemma Galgani immagine del tuo Figlio crocifisso, donaci, per sua intercessione, di partecipare ai patimenti di Cristo, per meritare di essere associati alla sua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen. (Dalla liturgia della Chiesa)

Gemma amò e incontrò anche Gesù con Maria madre del Signore, sin da piccina. La formazione ricevuta a casa, nella scuola delle religiose Zitine, fu decisiva in merito. Rimasta orfana, con precocità umana e cristiana, al di là del comune, prega la Madonna di essere sua madre, dal cielo. Tra le risoluzioni prese il giorno della sua prima comunione vi è questa: “Mi preparerò per le feste della Madonna con qualche mortificazione, e tutte le notti chiederò la benedizione alla Mamma del cielo“.

Nelle estasi di Gemma, nei suoi sfoghi con il Signore, compare frequentemente la Vergine Maria che le dice parole di sollievo e di consolazione… Nella sua autobiografia, nelle sue lettere, spiega il suo affetto filiale verso Maria in questi termini: dopo “il rapimento dei sensi… io mi trovai dinanzi alla Mamma mia celeste… La Mamma mi rivolse alcune parole… Dopo, la Mamma mia mi baciò sulla fronte“.

Gemma aveva un’idea molto chiara del ruolo primordiale di Maria nella vita di Gesù, nel mistero della Chiesa, nella conversione dei peccatori. Ed è conscia di essere lei stessa una voce insieme alle altre nel coro grandioso che lungo i secoli “proclama beata” Maria.

La relazione spirituale-familiare di Gemma con il giovane santo passionista Gabriele dell’Addolorata influisce perché questa qualifica – Addolorata – le sia particolarmente gradita ed espressiva. Forse anche la vita insieme alla croce o anche sulla croce stessa che Gemma come Maria portò…

Nella sua vita, nelle sue estasi, nelle sue lettere troviamo Gemma che prende sempre come dette a sé le parole pronunciate da Gesù sulla croce: “Ecco tua madre“, serbando e meditando in cuor suo e attuando poi nella sua vita come Maria, le lezioni apprese nel contatto assiduo e familiare al di là del comune, con il Signore.

Nei momenti difficili della sua vita c’è sempre Maria. Nel momento supremo della sua morte Gemma esclama: “Non chiedo niente. Ho offerto a Dio il sacrificio di tutto“. Nel dire queste parole fissò il suo sguardo su un’immagine della Madonna e pregò: “Madre mia, affido a te l’anima mia! Di’ a Gesù che mi usi misericordia!

Spunti di Riflessione


• Santa Gemma, rimasta orfana, trovò in Maria la madre di cui ora cominciava ad avere più bisogno. Tutti siamo orfani di qualcosa o di qualcuno. Non c’è niente che Maria non possa supplire abbondantemente nella nostra vita.

• Davanti ai tuoi problemi e alle tue croci, davanti ai problemi del mondo, l’invocazione di Maria Addolorata accanto alla croce ti deve accattivare e appassionare e portarti ad essere consolazione per quanti soffrono e piangono attorno a te.

Preghiera dei Fedeli


Maria esercitò un influsso decisivo sulla vita di santa Gemma. Perché a imitazione di santa Gemma abbiamo sempre Maria come madre e modello della vita cristiana, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Maria, serva del Signore, aiutò santa Gemma nella sua dedizione incondizionata a Dio. Perché anche noi siamo sinceri e generosi in tutto quello che Dio e il nostro impegno battesimale esigono da noi, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Maria, la Vergine Addolorata, sopportò con amore e fiducia il dolore di vedere Gesù morto sulla croce e tra le sue braccia. Perché a imitazione della Vergine e di santa Gemma offriamo a Dio con amore generoso la croce che è la realizzazione perseverante del dovere di ogni giorno, preghiamo.

Per intercessione di santa Gemma, ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Preghiera Finale


Signore, Maria è stata l’amore più grande della tua vita qui sulla terra. Ella, serva del Signore, rimase sempre accanto a Te, in modo particolare quando eri in croce.

Anche santa Gemma prese Maria per Madre e le affidò la sua orfanezza, i suoi dolori e i suoi più grandi amori. Che anch’io affidi a Maria i miei problemi, le mie inquietudini, senza mai stancarmi né perdermi d’animo.

Che quanti soffrono trovino in Maria, come trovasti Tu, Signore, come trovò santa Gemma, il conforto, la compagnia e l’aiuto di cui hanno bisogno. Per Cristo nostro Signore. Amen.

(Si può recitare anche un Pater, Ave, Gloria.)

STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA

STORIA E MESSAGGIO DI FATIMA

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E’ RITORNATA COME AVEVA PROMESSO
Fatima non esaurisce la sua storia nelle sei appari­zioni che vanno dal maggio all’ottobre del 1917, ma continua in alcune rivelazioni private a Lucia, rima­sta sola dopo la morte di Francesco (1919) e Giacin­ta (1920). La solitudine che l’avvolge ora che non ha più la compagnia dei due cuginetti con cui ha condi­viso tante ore al pascolo alla Cova de Iria, è confor­tata dalla promessa che aveva sentito dalla Madonna: “Non ti scoraggiare, io non ti abbandonerò mai” (13 giugno 1917). Sa bene di dover affrontare la missione di trasmettere il messaggio della “Bianca Signora”: “Gesù vuol servirsi di te per farmi cono­scere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozio­ne al mio cuore immacolato” (id).

Ricorda l’esame di maturità spirituale a cui è stata sottoposta insieme ai suoi cugini: “volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che vorrà man­darvi in riparazione dei peccati con cui egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori?”. Avevano risposto prontamente di si.

Francesco prima e Giacinta poco dopo avevano pre­so sul serio il loro impegno di sacrificio, quello che sa­pevano inventare ma soprattutto quello che loro è sta­to chiesto di accettare.

Ora anche per Lucia viene il momento del forzato distacco dalla famiglia, dai coetanei, dai luoghi tanto amati e ricchi di ricordi.

Si ritiene opportuno allontanare Lucia da Fatima per toglierla alla curiosità indiscreta della gente che, come succede spesso in queste occasioni, voleva incontrar­la per carpire chissà quale particolare sulle apparizioni. Prima di lasciare il suo Paese, vuole però recarsi al­la Cova de Iria ove recita il Rosario ai piedi del picco­lo elce sul quale la “Bianca Signora” aveva posato i suoi piedi.

Inizia così un’altra stagione, lunga, nell’ombra del convento, dove silenzio e preghiera accompagnano la missione definitiva della sua esistenza.

Suor Lucia narra

15 ottobre 1925. «Come postulante a Pontevedra (Galizia-Spagna) ero molto occupata nel mio lavo­ro: andavo a vuotare un secchio di spazzatura fuori dell’orto ed incontrai un bambino. Gli ho chiesto se sapeva l’Ave Maria. Avendomi risposto di si, lo in­vitai a recitarla per assicurarmene. Ma siccome non si decideva la recitai io con lui per tre volte. Alla fi­ne gli chiesi nuovamente di dirla da solo. Se ne stet­te zitto. Allora gli domandai se sapeva dove si trova la chiesa di Santa Maria. Mi rispose di si e io lo in­vitai ad entrarvi tutti i giorni per dire così alla Ma­donna: “O Mamma mia del cielo, dammi il tuo Bambino Gesù!” detto questo me ne venni via. «Il 10 dicembre 1925 mi apparve la santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nube luminosa un bambino. La Vergine mettendomi una mano sulla spalla, mi mostrò con l’altra un cuore coronato di spine. Contemporaneamente il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della Madre Santissima, coronata di spine che gli uomini ingrati vi infliggono, senza che ci sia chi faccia atti di riparazione per strappargliele “.

In seguito la Vergine disse: “Guarda figlia mia, il mio cuore coronato di spine che gli uomini ingrati mi infliggono ad ogni momento con bestemmie ed ingra­titudini. Tu almeno cerca di consolarmi, e a tutti quel­li che, per cinque mesi consecutivi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno il Rosario e mi faranno compagnia per quin­dici minuti, meditandone i misteri, con l’intenzione di propiziarmi, io prometto di assisterli nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Il 15 febbraio 1926, tornando a vuotare la spazza­tura, vi incontrai nuovamente un Bambino che mi pareva quello precedente. Gli domandai: “Hai chie­sto il Bambino Gesù alla Madonna del cielo come ti avevo detto?.

Egli si volta verso di me e dice: “E tu hai diffuso nel mondo quello che la Mamma del Cielo ti ha chiesto? In un istante si trasforma in un bambino luminoso e riconobbi che era Gesù. Gli dissi allora: “Gesù mio, tu sai bene cosa mi ha detto il confessore nella lettera che ti ho letto. Diceva che bisognava che la visione si ripetesse; che ci fossero dei fatti per essere creduta. E la madre superiora, da sola, non ce la fa a propagare questa pratica”.

Gesù allora rispose: “E vero che la tua superiora; da sola, non può niente, ma con la mia grazia può tutto”.

Riflessioni e note

a) Nel luglio 1917 la Madonna aveva promesso «verrò a chiedere la Comunione riparatrice nei primi sabati». Si possono fare in proposito due osservazioni importanti: 1) La Vergine non chiama l’attenzione su di se ma su Gesù, unico Redentore e Mediatore immolato sul Calvario che rinnova il suo sacrificio nell’Eucaristia. 2) Scopo dei primi sabati è la riparazione (co­me anche la pratica dei primi venerdì). È Gesù stesso che vuole inculcare la riparazione al Cuore della Mamma per la sua partecipazione intima all’opera redentrice.

b) Gesù dà la motivazione del numero cinque dei primi sabati. Lucia stessa scrive il 12-6-1930: «Sono cinque le specie di offese e bestemmie contro il Cuore Immacolato. Mi fu rivelato quanto segue: 1) Le bestemmie contro l’Imma­colata Concezione; 2) Contro la sua Verginità; 3) Contro la Maternità divina rifiutando allo stesso tempo di accoglierla come Madre degli uomini; 4) Le colpe di coloro che cercano pub­blicamente d’infondere nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio con­tro questa Madre Immacolata; 5) Gli oltraggi fatti direttamente nelle sue sacre immagini».

c) L’invito ai quindici minuti di meditazione dei Mi­steri, fatta in sua compagnia di Lei che li ha vis­suti come nessun’altro, è un modo eccellente per prepararsi a partecipare al sacrificio di Cristo che si rinnova nell’eucarestia e per adorare Ge­sù immolato dei nostri tabernacoli. La veggente, desiderando mantenere l’anoni­mato, chiese il permesso al confessore e alla Superiora di descrivere l’apparizione di Ponte­vedra in terza persona.

d) Il 26-5-1935 Suor Lucia scrive: «Il giorno 10 ho scritto al vescovo di Leiria, ricordandogli la promessa fattami di cominciare a propagare la devozione riparatrice al Cuore di Maria». Ma il vescovo non fu di parola. Solo nel 1939 Suor Lucia potrà scrivere: «Non so se lei ha saputo che sua eccellenza nel settembre ed ottobre u.s. fece pubblica la devozione dei primi sabati. Fece stampare alcune immagini della Madon­na con la spiegazione di questa pratica. Me ne mandò copie insieme al giornale . “Voz de Fa­tima” affinché leggessi l’articolo sull’argo­mento… Non mi è parso troppo giusto che ne pubblicassero la sua origine, cioé il mio nome. Pazienza! Un sacrificio di più che sarà il primo anello della catena di molti altri per lo scrigno dell’eternità…».

e) Si deve notare che fino a questa data (1939) a Fatima non si era mai parlato pubblicamente delle rivelazioni circa il Cuore Immacolato di Maria.

Si parlava soltanto della vergine del Rosario.

Suor Lucia narra

«A Tuy (Galizia-Spagna), già professa, dal 13 al 14 giugno 1929, avevo ottenuto dalle mie superiore e dal confessore di fare l’Ora santa, dalle undici a mezzanotte, tra ogni giovedì e venerdì. Quella notte, trovandomi sola, mi inginocchiai tra due balaustre, nel mezzo della cappella, per recitare, prostrata, le orazioni insegnateci dall’Angelo. Ad un certo punto, sentendomi stanca, mi alzai in ginocchio e continuai a recitarle a braccia aperte in croce. Improvvisa­mente tutta la cappella s’illuminò d’una luce so­prannaturale e sull’altare apparve una croce lumi­nosa che arrivava al soffitto. In una luce più chiara si vedeva, nella parte superiore, il volto di un Uomo e il corpo fino alla cintola; sul petto una Colomba pure di luce e, inchiodato alla croce, il corpo di un altro Uomo. Un pò sotto la cintola, sospesi nell’a­ria, si vedevano un Calice e un’Ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue che scorre­vano dalle guance del Crocifisso e da una ferita del Costato. Scivolando giù per l’Ostia quelle gocce ca­devano nel Calice. Sotto il braccio destro della cro­ce c’era la Madonna (era quella di Fatima… col suo Cuore Immacolato… senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme…). Il Cuore l’aveva sopra la mano. Sotto il braccio sinistro della croce alcune lettere grandi, come se fossero di acqua cri­stallina, scorrevano sopra l’altare e formavano que­ste parole “GRAZIA E MISERICORDIA”.

Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità, e ricevetti luci su questo mistero che non mi è permesso rivelare.

Poi la Madonna mi disse: “È arrivato il momen­to in cui Dio chiede che il santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacra­zione della Russia al mio Cuore Immacolato; pro­mette di salvarla con questo mezzo “».

Riflessioni e note

a) Nella Conca di Iria la Madonna aveva detto: «Verrò a chiedere la consacrazione della Rus­sia al mio Cuore Immacolato». È Maria che porta Cristo che ci ha redenti con la croce; re­denzione resa presente a noi nell’Eucaristia di cui sono «eco» i misteri del Rosario. Ed è, per Cristo, con Cristo e in Cristo, che noi diamo gloria alla Trinità Santissima.

In questa visione che assomma tutto il messag­gio di Fatima, Maria è presente per ripetere: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in genera­zione la sua misericordia su quelli che lo temo­no». È qui «come presenza operante insieme con la quale la Chiesa vuol vivere il mistero di Cristo» (M.C. -11).

b) Suor Lucia non trascurò di ricordare ai suoi con­fessori la richiesta della Madonna!

Il 29-5-1930 scrive al P Gonçalves: «Il buon Dio promette che finirà la persecuzione nella Russia se il santo Padre si degnerà fare e dare ordine ai vescovi del mondo cattolico che fac­ciano pure loro solenne e pubblico atto di ripa­razione e consacrazione della Russia ai Cuori santissimi di Gesù e di Maria.

c) In realtà il vescovo di Leiria, alla fine del 1937, aveva scritto a Pio XI: «La superstite dei tre a cui è apparsa la Madonna ed ora Religiosa Do­rotea, mi chiede di comunicare a vostra Santità che, secondo una rivelazione celeste, il buon Dio promette di porre termine alla persecuzio­ne in Russia se VS si degnerà fare – e coman­derà a tutti i vescovi del mondo di fare – un so­lenne e pubblico atto di riparazione e consacrazione della Russia ai Santissimi Cuori di Gesù e di Maria ed approvare la Comunione riparatrice nei primi sabati».

LA NOSTRA RISPOSTA AL MESSAGGIO DELLA MADONNA

LE GRANDI LINEE DI UN ITINERARIO

Gli avvenimenti di Fatima, – questi singolari inter­venti di Maria nella nostra storia, – non restano un episodio isolato, come un bel monumento nella storia. Essi sollecitano una risposta da parte nostra. Sono come un filo di grazia che attira e coinvolge la nostra collaborazione per intessere quella storia di salvezza che Dio ha disposto per i nostri tempi.

Ma se noi non accogliamo questo «filo di grazia», se non vi intessiamo attorno la nostra vita, noi venia­mo meno alla nostra responsabilità di collaboratori con Dio nel costruire la storia.

Come accoglieremo dunque il Messaggio della Madonna?

1. Dobbiamo, anzitutto, credere nella missione che Iddio Le ha assegnata in ordine alla salvezza degli uomini.

2. Dobbiamo, attuare quella «conversione di vita» alla quale la Madonna ci chiama.

3. Dobbiamo, sentirci solidali con gli uomini e cor­responsabili con loro nel piano della salvezza.

4. Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Maria, con il mondo e degli impegni che ne derivano, con un gesto veramente responsabile qual’è la «consacrazione o affidamento».

5. Dobbiamo vivere ogni giorno il nostro impegno e tenerlo nutrito con sagge pratiche di pietà.

6. E tutto questo piano di lavoro lo dobbiamo im­medesimare con la nostra vita; dobbiamo sen­tirlo radicato nella nostra realtà di «Chiesa»; dobbiamo dilatarlo in tutte le nostre dimensioni di «Chiesa».

CREDERE ALLA MISSIONE DI MARIA

Gli interventi della Madonna a Fatima esprimono la missione che Iddio Le ha assegnata nella storia e si inseriscono nella economia mirabile di Grazia che av­volge tutta la storia della Chiesa, da quando essa nac­que nel «sì» con cui Maria accolse la Volontà di Dio espressaLe dall’Angelo.

Noi affermiamo la missione di Maria con le parole stesse con cui Paolo VI, nella «Professione di fede del Popolo di Dio», nel 1968, esponeva l’insegnamento autentico della Chiesa. «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato Nostro Dio e salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale, e colmata del dono della Grazia più che tutte le altre creature.

Associata ai misteri della Incarnazione e della Re­denzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata, in corpo e anima, al­la gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi cre­diamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle ani­me dei redenti».

La Chiesa riconosce questa singolare e mirabile missione di Maria quando La chiama «Madre dei cri­stiani, Madre della Chiesa, Corredentrice del genere umano, Mediatrice della Grazia, Regina del Mondo…»

Con tale missione, Maria Santissima raggiunge ognuno di noi, nelle varie vicende della vita, negli in­numerevoli rapporti che ci legano a varie comunità e ci inseriscono nella storia che si viene realizzando, dove ciascuno collabora con un proprio compito e una propria responsabilità.

Maria coopera con ognuno di noi, con la nostra famiglia, con la comunità in cui viviamo, con la santa Chiesa…

Chi può esprimere quanto vasto e profondo e poten­te sia il suo intervento nella storia, dal momento che Id­dio volle che Ella fosse «madre di ognuno di noi e di tutta la Chiesa»? Ella «coopera con amore di madre al­la rigenerazione e alla formazione dei fedeli» (LG. 63). La sua maternità nell’economia della Grazia «per­dura … fino al perpetuo coronamento degli eletti e … con la sua molteplice intercessione continua ad otte­nerci le grazie della salute eterna» (LG. 62).

Questo è l’insegnamento autentico della Chiesa e su di esso si fonda la nostra devozione a Maria. Gli interventi prodigiosi di Fatima non sono il fondamen­to della nostra fede, ma sono una «espressione», tra le molte di cui è ricca la storia della Chiesa, di quella missione salvifica che conosciamo e crediamo per il Magistero della Chiesa.

Nulla mancherebbe alla nostra fede circa la mis­sione di Maria nelle sorti del mondo, anche se non avessimo i «segni» di Fatima. Questi «segni» però ci richiamano vigorosamente a considerare questa mis­sione, ci aiutano a prenderne coscienza e ci stimolano a darvi una risposta nella nostra vita.

Sono come un richiamo e una freccia segnalatrice che ci indica una strada che avremmo già dovuto co­noscere, ma si andava a rischio di trascurare.

La nostra devozione alla Madonna non è fondata su fatti straordinari, ma sulla parola di Dio annuncia­ta a noi dalla Chiesa che è Maestra di verità.

ATTUARE LA «CONVERSIONE DELLA VITA»

Nella sua sostanza il Messaggio che la Madonna ci rivol­ge a Fatima è un pressante invito alla «conversione della vita». Quando esorta a non commettere più peccati, quan­do con parole e atteggiamento di profonda tristezza parla dei castighi del peccato, quando al peccato ricol­lega le tristi vicende che il mondo sta attraversando, – la guerra con i suoi orrori, – e le oscure previsioni per l’avvenire, quando esorta a pregare e a fare penitenza per i peccatori, quando mostra l’inferno «dove vanno a finire i peccatori», sempre risuona la parola di Gesù che è programma di tutta la storia della salvezza: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15); «Conver­titevi e fate penitenza, se no perirete tutti» (Lc. 13,3-5).

Non è discorso di chi cerca facili applausi o vuol se­durre la gente per ammassare proseliti.

Ma chi non avverte l’estrema serietà e la insostitui­bilità di un tale richiamo?

Chi lo accoglie e si mette sulla via della penitenza, riconosce anzitutto di essere peccatore. È il primo pas­so della conversione.

Nell’umiltà di questa confessione, gli si aprono gli occhi e vede i suoi peccati; se ne riconosce colpevole; non cerca pretesti per scusarsene.

La confessione umile e pentita sboccia nella fidu­cia nella bontà di Dio che non vuole la morte del pec­catore ma che si converta e si salvi.

La conversione è dunque la risposta di fede alla ini­ziativa salvifica di Dio e si esprime in quegli atti che sono la vera «penitenza del cuore»: conoscere i nostri peccati; riconoscerci «peccatori» cioè responsabili e colpevoli; detestare il male fatto e impegnarci per una vita nuova, avendo fiducia di poter realizzare questa «novità di vita» non per le nostre forze umane, ma per la Grazia di Dio: Grazia di Dio che è tutta compen­diata nel mistero di Cristo, nella sua Persona di Figlio di Dio incarnato che ci assume e ci incorpora nella sua Incarnazione e si fa «compagno di viaggio», gui­da, maestro: «via, verità e vita».

La conversione è sostanza della vita cristiana. Alla conversione si richiama tutta l’attività liturgi­ca: l’Eucaristia stessa non solo si apre con il richiamo alla conversione nell’atto penitenziale, ma ha come effetto la «remissione dei peccati», per cui viene of­ferto il «calice del sangue di Cristo che è nuova al­leanza».

Frutto dell’Eucaristia è creare in noi un «cuore ve­ramente penitente» che sa valorizzare lo «spazio di vera e fruttuosa penitenza» che la misericordia del Si­gnore ci offre ogni giorno.

Una singolare sorgente di grazia per questo itinera­rio della conversione è il Sacramento della Penitenza. Esso rende più viva la consapevolezza che dob­biamo convertirci; attua, sviluppa e arricchisce gli at­ti con cui noi collaboriamo alla Grazia del Signore che ci converte; ci infonde un aumento di Grazia proprio perché realizziamo il proposito della conversione.

Nella spiritualità che si ispira al Messaggio di Fa­tima il sacramento della Penitenza, – la Confessione, – trova quel posto centrale e vitale che Cristo gli ha assegnato nella vita della Chiesa.

È un posto, purtroppo, che ai nostri giorni per mol­ti sta diventando marginale, per causa di una non cri­stiana interpretazione antropologica che, non confron­tando più l’uomo con Cristo, non sa più vederlo peccatore; come chi avesse perso il senso dell’«uomo sano» non saprebbe più riconoscere chi è un «malato».

La spiritualità di Fatima non accentuerà mai abba­stanza l’impegno della conversione.

SENTIRCI CORRESPONSABILI

Ci sorprende che, a Fatima, ai tre veggenti – tre fan­ciulli che non potevano interessarsi che del loro pae­se, dei loro pascoli, delle loro pecore, dei loro giochi! – la Madonna parli delle sorti del mondo. Parla della guerra, della Russia, di nazioni che scompariranno, di avvenimenti mondiali… Anzi li interessa vivamente a tali avvenimenti, li esorta a sentirsene partecipi con la loro preghiera, con i sacrifici, richiamando a tali av­venimenti l’attenzione degli uomini…

Il cristiano non è mai un isolato.

Se egli non deve essere «del mondo» – come inse­gna Gesù, – vive però «nel mondo».

Anzi la sua missione si diffonde in tutto il mondo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo…».

Egli è stato posto come «lievito nel mondo» e de­ve sentire l’impegno di diffondervi il fermento di Cristo.

Per il Vangelo che gli è stato affidato, per la fede e la Grazia che possiede, per la Chiesa di cui è parte, il cristiano deve sentirsi depositario dei beni in cui è la salvezza per tutti.

Deve quindi sentirsi responsabile di tutti; respon­sabile delle sorti del mondo.

L’autentica spiritualità cristiana è aperta verso tut­ti; impegna a lavorare per tutti; sospinge a farsi cari­co degli altri.

L’accusa sovente rivolta alla spiritualità di «allie­nare» dai problemi del mondo, di richiudere in un in­timismo egoistico» è ingiusto nei riguardi della vera spiritualità.

Se talora i cristiani sembrano meritarla, è perché la loro spiritualità non è sincera, è superficiale, è solo apparente.

Chi si ispira al messaggio di Fatima deve sentire l’in­vito della Madonna a interessarsi del mondo intero.

E questo interessamento non si rinchiude solo nel­l’aspetto religioso. Ogni apertura di «partecipazione» alle molteplici attività della vita sociale, nel quartiere, nella scuola, nel sindacato, nella politica, nella cultu­ra…- sollecita il cristiano ad essere presente, operoso, intraprendente; testimone sempre di Cristo e del pro­getto di uomo e di società che i cristiani professano alla luce del Vangelo.

LA CONSACRAZIONE O AFFIDAMENTO, ESPRESSIONE DI RAPPORTI E IMPEGNI

«Dobbiamo esprimere questa presa di coscienza dei rapporti che abbiamo con Dio, con Cristo, con Ma­ria, con il mondo, – e degli impegni che ne derivano – con un gesto veramente responsabile, qual’è la con­sacrazione al Cuore Immacolato di Maria».

Nel Messaggio di Fatima si parla di «consacrazio­ne» al Cuore Immacolato di Maria.

Vediamo in quali termini il Messaggio della Ma­donna si propone diventando garanzia di speranza.

1 – “Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato—. (13-06-1917).

2 – “Verrò a chiedere la Consacrazione al mio Cuo­re Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati” (13-07-1917).

3 – “È arrivato il momento in cui Dio chiede che si faccia la Consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato in unione con tutti i Vesco­vi del mondo” (Tuy – 13/14-06-1929).

4 – “Sua Santità otterrà l’abbreviazione di que­ste tribolazioni… facendo l’atto di Consa­crazione al Cuore Immacolato di Maria” (Tuy 20-10-1940).

5 – La consacrazione richiesta verrà ufficialmente fatta il 25 marzo 1984 dal S. Padre Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro dopo tanti ri­chiami e attese.

Da qualche tempo alla parola `consacrazione’ si pre­ferisce quella di `affidamento’. Infatti il gesto solenne compiuto dal Santo Padre Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo, l’8 ottobre 2000, alla presenza di 1400 Vescovi convenuti da ogni regione del mondo, con la piazza gremita di fedeli, è stato l’affidamento al Cuore Immacolato di Maria per il terzo millennio.

I due termini esprimono la stessa realtà. Il termine ,consacrazione’ è più antico, quello di `affidamento’ sembra più adatto a sottolineare come la consacrazio­ne del cristiano è quella battesimale (“battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”) e affidarsi totalmente a Maria, che più di ogni altra creatura ha vissuto la sua consacrazione a Dio, diven­ta per noi ispirazione e richiamo ad essere come lei, incomparabile modello e sentirci aiutati costantemen­te dalla sua materna tenerezza a mantenerci fedeli al­le promesse battesimali.

La consacrazione, prima di essere una richiesta di Maria, è chiamata di Dio, perchè “Dio ci ha scelti co­me primizie per la salvezza attraverso l’opera santifi­catrice dello Spirito” (II Tessalonicesi 2,13).

Chi fra tutte le creature ha saputo realizzare in se stessa questa primizia di salvezza, se non la Vergine Maria, attraverso la totale adesione al suo Signore?

Alla volontà di Dio che la coinvolge nel mistero dell’Incarnazione risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”, una obbedienza che dura tutta la vita, a Betlemme come a Nazareth, al Calvario come al Cenacolo.

Come Gesù ha voluto passare attraverso Maria per venire nel mondo e salvare l’uomo, così siamo invita­ti a passare attraverso Maria per arrivare a Dio.

“Guardare a Maria significa specchiare noi stessi in un modello che Dio ci ha donato per la nostra ele­vazione e la nostra santificazione” (Giovanni Paolo II).

L’apostolo di Fatima deve farsi promotore di una educazione che porti a capire la consacrazione e a far­la con illuminata lealtà. E chi fa la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria si preoccupi che non sia un gesto formalistico come sarebbe l’offerta di un mazzo di fiori o di una candela, ma abbia il suo pro­fondo contenuto di fede, di consapevolezza dei rap­porti che ci collegano con lei, di impegno leale verso di lei, per il bene della Chiesa e del mondo.

E non la si vive con alcuni occasionali gesti gran­diosi, ma in quel tessuto umile, nascosto e sovente crocifiggente che è la vita quotidiana.

Ogni mattino dobbiamo rinnovare l’offerta delle proprie preghiere, delle azioni e dei sacrifici.

Lungo il giorno dobbiamo vigilare, con serenità e vigore, che ogni azione sia fedele all’orientamento del mattino; se ci si accorge di aver sbagliato, con umiltà e decisione, ci si riprende; si rettifica la strada …

È questa tenace fedeltà nel «vissuto» quotidiano che realizza l’amore di Dio, e ci fa camminare docili ai richiami dello Spirito Santo e ci rende «educabili» per le premure materne che Maria ha per noi.

Una tale fedeltà ha bisogno di alimentarsi come ha bisogno di fare il pieno di benzina una macchina. La alimentano la preghiera quotidiana – il Rosario! – e i Sacramenti.

La nostra spiritualità dev’essere attenta all’insi­stente richiamo al Rosario che viene da Fatima. Non per un gusto pietistico ma per i valori che il Rosario ci comunica.

Esso infatti «sviluppa una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica ed ha una sua con­naturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico» (M.C. 42).

«Preghiera evangelica», perché «dal Vangelo trae l’enunciato dei misteri e le principali formule; si ispi­ra al Vangelo … per suggerire l’atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo e del Vangelo propone un mi­stero fondamentale, l’Incarnazione del Verbo, con­templato nel momento decisivo dell’Annuncio fatto a Maria» (M.C. 44).

Tra le pratiche di pietà che il Messaggio di Fatima propone ha un risultato particolare il «Primo sabato» del mese (Pontevedra, 10 dicembre 1925).

Ci viene proposto, per quel giorno, la partecipa­zione all’Eucaristia, preparata dalla Confessione, la meditazione dei misteri della Redenzione e la recita del Rosario.

Confluiscono, in questo pio esercizio, come si ve­de, alcuni tra i più validi sussidi della vita cristiana. La partecipazione all’Eucaristia è sempre l’espres­sione più alta del mistero cristiano. È esercizio per­fetto di fede: suppone la sincerità del cuore ché vuole far spazio a Cristo nella propria vita, per instaurare un rapporto personale con Lui nella fedeltà, nella seque­la evangelica; suppone la lealtà di una volontà retta e sincera che, accogliendo Cristo e unendosi a Lui, si impegna a restare nel suo amore».

L’Eucaristia esprime e realizza la pienezza della vi­ta cristiana; ne accresce la consapevolezza; stimola la lealtà; corrobora la volontà; opera con la misericordia e trasformante potenza di Cristo.

Alla partecipazione all’Eucaristia è collegata, nella prassi del Primo sabato, la confessione sacramentale. Essa può essere necessaria per ricuperare la Grazia di Cristo, se fossimo caduti in peccato mortale; cosa, purtroppo, sempre possibile!

In essa infatti Dio ci concede, «mediante il mini­stero della Chiesa, il perdono e la pace».

Ma anche se non fosse necessaria, ci viene sugge­rita la Confessione per la singolare efficacia che ha in ordine alla purificazione del cuore e alla coltiva­zione delle disposizioni morali che ci rendono capaci di piena partecipazione a Cristo nell’Eucaristia.

La Confessione, infatti, ci educa alla delicatezza di coscienza; favorisce lo spirito della «permanente conversione cristiana»; educa in noi un cuore veramente pentito; ci offre particolari soccorsi di Grazia per pro­seguire l’itinerario della nostra conversione; tiene de­sto l’impegno di lealtà e di fedeltà nella sequela di Cristo; ci arricchisce anche dei consigli e delle esorta­zioni del confessore.

Ben praticata, la Confessione mensile è un validis­simo sussidio di vigorosa vita cristiana.

Chi si è preparato con la Confessione con sinceri­tà di sentimenti e di propositi, in questo rifornimento di Grazia potrà attingere dalla meditazione dei miste­ri della Redenzione e dalla recita del Rosario tutta quella efficacia soprannaturale che ci educa alla con­formità a Cristo e all’amore verso di Lui e ci fa vive­re più sinceramente nell’unione con lui, «vivendo il mistero eucaristico» e impegnandoci nell’opera della salvezza del mondo.

Chi non vede quanto tutto ciò sia valido per la no­stra formazione cristiana?

E chi non vede, in questa profonda opera di forma­zione in Cristo, l’aspetto più misterioso della missione materna di Maria, ispiratrice del «Primo sabato?».

INTEGRATI NELLA CHIESA

Un’autentica devozione alla Madonna, – qual’é quella con cui vogliamo rispondere al Messaggio di Fatima, – è una dimensione della vita cristiana; la se­gue quindi, in tutte le sue espressioni; fa parte di quel «vivere in un modo nuovo» che è dovere di quell’«uo­mo nuovo» che è il cristiano.

Ci serviremo dunque delle pratiche di pietà, dei pii esercizi che il Movimento di Fatima propone, per «vi­vere meglio»; attingeremo da essi aiuto e forza per la vita nuova del cristiano, in tutte le sue espressioni, nella famiglia, nei doveri sociali, nella responsabilità civica …

Il cristiano autentico è quello che è «testimone di Cristo» e «operaio del suo Regno». Questa è la pro­spettiva che il Movimento di Fatima ci propone e ver­so cui ci stimola.

Impegnato così con tutta la sua vita e nel pieno del­la storia, il cristiano sa di essere «Chiesa»: «partecipe di una grande “assemblea” di “chiamati”»; più anco­ra, partecipa del mistero di Cristo, come membro vi­vente del suo Corpo mistico. Vive quindi da «Chiesa».

Vive da «Chiesa» quando partecipa alla Liturgia, soprattutto alla Eucaristia; e sente il bisogno di parte­ciparvi. E quando vi partecipa porta questo «spirito di Chiesa». Non si rassegna mai ad essere un semplice spettatore; si sente «attore».

Vive da «Chiesa» nella sua comunità, – la sua par­rocchia, – condividendo i vari impegni di evangeliz­zazione, di assistenza, di carità …

Vive da «Chiesa» nella sua diocesi, unito al suo Ve­scovo, impegnato con lui nel ministero del Vangelo. Vive da «Chiesa» nella sua regione, nella sua na­zione, condividendo gli impegni apostolici, le attività ecclesiali; partecipando alle premure, alle scelte, alle sofferenze della Chiesa.

Vive da «Chiesa» nella sua storia, accettandone le speranze e le bufere; cogliendo le possibilità di bene e partecipando al mistero della Croce, di cui ricono­sce la singolare virtù costruttrice del Regno di Dio.

Il cristiano non è un pavido che si isola; non si sen­te estraneo a coloro con cui vive e alla storia in cui opera. Sempre si sente «testimone di Cristo» e «ope­raio del suo Regno».

Una vita cristiana vissuta in tale autenticità si dila­ta a tutte le «dimensioni della Chiesa».

– alla dimensione trinitaria: e sente, con fede viva, «l’amore del Divin Padre, la Grazia di Cristo e la comunione dello Spirito Santo»;

– alla dimensione cristologica: e sente, «Cristo cuo­re dell’universo; e Salvatore del mondo;

– alla dimensione pneumatologica: e crede alla pre­senza e all’opera trasformante e santificante dello Spirito Santo;

– alla dimensione mariana: e sente con fede la Ma­ternità di Maria verso la Chiesa intera e verso ogni singolo cristiano;

– alla dimensione ecclesiale: e vive «nella Chiesa»; anzi «da Chiesa», con l’apertura antropologica, missionaria, ecumenica;

– alla dimensione escatologica: e non si stanca di contemplare la Madonna che «brilla al peregrinan­te Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando verrà il giorno del Signore» (LG 68).

In conclusione: la spiritualità dell’Apostolato di Fa­tima è un richiamo, uno stimolo, un aiuto a vivere l’autentica vita cristiana nella luce di Maria e con l’assistenza di Lei.

Tratto da: Edizioni «Il Cuore della Madre» – Apostolato Mondiale di Fatima Via Boccea, 1180 – 00166 ROMA Via Po, 30 – 10036 SETTIMO TORINESE

Con approvazione ecclesiastica. Edizione extracommerciale.

Per richiesta di copie scrivere a: Apostolato Mondiale di Fatima
Via Boccea, Il 80 – 00166 Roma – Tel. 06 6159.7311
Via Po, 30 – 10036 Settimo Torinese (Torino) – Tel. 011 800.18.75

13 maggio: Madonna di Fatima

Madonna di Fatima

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Innamorati di Maria

LE APPARIZIONI DELLA VERGINE A FATIMA

Fatima è un villaggio situato al centro del Portogallo, a circa 125 km a nord di Lisbona. Gli avveni­menti narrati non si svolgono nel paese suddetto, ma nelle immediate vicinanze, in una località denominata Cova da Iria.

Il 13 maggio 1917 Maria SS. appare presentandosi come Madonna del santo Rosario e come Cuore Immacolato di Ma­ria, a tre ragazzini: Lucia dos Santos, Francesco e Giacinta Marto, rispettivamente di dieci, nove e sette anni. Le loro fa­miglie, dedite al lavoro dei campi, sono umili ma non miserabi­li. La Madonna appare complessivamente sei volte fino a otto­bre e sempre alla stessa data: il 13 di ogni mese. Prima di que­ste apparizioni, i ragazzi avevano già ricevuto apparizioni pre­paratorie da parte di un Angelo. Essi vedranno poi, oltre alla Madonna, anche altre presenze celesti e una visione dell’Infer­no. I veggenti ricevono da Maria SS. messaggi e “segreti” d’im­portanza mondiale. La Vergine chiede preghiere e penitenza per la conversione dei peccatori e in particolare per la Russia. Il suo messaggio fu di grande attualità e strettamente connesso agli eventi storici e politici del tempo e le sue profezie, una a una, si realizzarono. Queste apparizioni hanno dato impulso a un grande movimento spirituale da parte di masse di fedeli sempre più numerosi. Una grande impressione suscita il gran­dioso miracolo dell’eclissi solare, vista il 13 ottobre da mol­te persone. Dopo un approfondito esame da parte del vesco­vo J. Correia de Silvà, il 13 ottobre 1930 le apparizioni di Fa­tima vengono riconosciute come autentico fenomeno sopran­naturale.

Nel corso degli anni successivi alle apparizioni sono stati costruiti una basilica e alcuni conventi. Fatima è divenuta uno dei più famosi e importanti santuari del mondo. Suor Lucia del Cuore Immacolato di Maria scrisse I Ricordi (tra il 1935 e il 1941), che uniti ai voluminosi protocolli delle inchieste eccle­siastiche e degli interrogatori ai piccoli veggenti formano una testimonianza voluminosa e dettagliata degli avvenimenti. Nel 1991 si calcola che fossero presenti a Fatima circa due milioni di pellegrini.

Apparizioni preliminari prima del 1917- Lucia nasce il 30 marzo 1907, è la più piccola dei sette figli di Maria Rosa e di Antonio. A sei anni fa la prima comunione e depone simboli­camente il suo cuoricino nelle mani di Maria dinanzi a una statua della SS. Vergine. Questo gesto lo ripete più volte spontaneamente e con sincera letizia alcuni giorni prima di ricevere il SS. Sacramento. La fanciulla riceve anche la sensa­zione di vedere l’immagine della Madonna sorriderle, come se avesse accettato la sua devozione. Lucia percepisce una gioia mai conosciuta fino a quel momento. Il sacramento del­l’Eucaristia rinforza in lei quest’esperienza di piena letizia interiore e si sente legata anche a Gesù Cristo. Nell’anno 1915 Lucia, aiutata da tre amiche, porta al pascolo il gregge della famiglia sul Monte Cabaco. Un giorno, le quattro amiche ini­ziano a recitare il Rosario; appena iniziate le preghiere vedo­no improvvisamente sugli alberi una figura di luce chiarissi­ma librarsi nell’aria. Al termine della preghiera la figura scom­pare. Lucia e le sue amiche notano, per due volte, nei giorni successivi la stessa presenza. I genitori richiamano le loro bambine. Lucia si separa dalle sue compagne e si occupa del gregge con Giacinta e Francesco ai piedi del Monte Cabaco. Un pomeriggio i ragazzi vedono distintamente la figura bian­ca e trasparente andare loro incontro. Era quella di un Ange­lo. Il cherubino appare da quel momento tre volte per prepa­rarli a ricevere la visita della Vergine. La creatura celeste si autodefinisce «Angelo della pace» e «Angelo del Portogallo». Egli assume l’aspetto di un giovane di 14-15 anni e dice ai ragazzi: «Non abbiate paura sono l’Angelo della pace, prega­te con me! ». Nella prima apparizione comunica loro lo spiri­to di riparazione, insegnando una bella preghiera: «Mio Dio, io credo, spero e vi amo. Vi domando perdono per quelli che non credono, non sperano e non vi amano». L’Angelo, nel recitare la preghiera, si genuflette rivolgendo il capo verso il terreno. Alla fine si rialza e dice: «Così dovete pregare. Il Cuore di Gesù e Maria si apriranno alle vostre preghiere». Nella seconda apparizione, mentre i ragazzi giocano vicino a una fontana nel cortile dei Santos, l’Angelo compare loro e gli insegna la pratica del sacrificio, soprattutto di quello quoti­diano.

La terza volta l’Angelo appare ai ragazzi mentre questi, sul pascolo e vicini al loro gregge, erano assorti nella sua preghie­ra. Questa volta lo vedono immerso negli strali di una luce stra­na a loro sconosciuta: egli tiene nella sinistra un calice dentro il quale gocciola sangue da un’ostia sospesa nell’aria. L’Angelo lascia librare il calice nell’aria, poi si inginocchia vicino ai tre ragazzi e inizia a pregare in questo modo:

«Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io vi adoro profon­damente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi, delle indifferenze con le quali egli è offeso; e per i meriti infiniti del Cuore sacratissimo di Gesù e per l’interces­sione del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori».

Poi dà ai ragazzi la comunione mistica: prende il calice e l’ostia dall’aria e porge quest’ultima a Lucia e il sangue del calice a Giacinta e Francesco, mentre pronuncia le seguenti parole: «Ricevete il Corpo e bevete il Sangue di Gesù Cristo che è offeso così terribilmente dall’ingratitudine umana. Espia­te i vostri peccati e consolate il vostro Dio!». Poi si genuflette di nuovo e ripete ancora tre volte con i ragazzi la preghiera della SS. Trinità. Infine l’Angelo scompare nell’aria mentre i ragazzi si sentono riempiti di pace e di gioia interiore.

Prima apparizione (13 maggio) – Dopo la santa Messa dome­nicale i ragazzi portano a pascolare il gregge alla Cova da Iria, al Cabaco, poi divenuto famoso per le apparizioni dell’Ange­lo. Dopo aver consumato un breve pasto e aver recitato il Rosario, iniziano a giocare. Verso le ore 12, un fulgore strano percorre l’atmosfera nel cielo sereno, i ragazzi lo interpreta­no come un lampo e perciò, prevedendo una tempesta, rac­colgono il gregge e lo spingono verso casa. Passando vicino ad alcuni cespugli di lecci, in particolare vicino a uno alto un metro, sono abbagliati da una luce bianca chiarissima al cui centro vedono la figura di una Signora bellissima che li chia­ma. È la Madonna. La veste della Madre di Dio ha il candore della neve, dalle mani congiunte all’altezza del petto le pende una graziosa corona del rosario, terminante con una croce d’oro. La Madonna reca impressi sul volto i segni di una pro­fonda tristezza. Con un gesto amichevole trattiene i ragazzi e inizia loro a parlare.

Questo primo incontro è riportato chiaramente da Lucia nei suoi Ricordi.

«”Non abbiate timore! Non voglio farvi del male!”. “Da dove venite?” le domandai (Lucia).

Io sono del Cielo!“. “E cosa volete da me?”. “Sono venuta da voi per pregarvi di ritornare in questo luogo sempre alla stessa data, ogni 13 del mese, e alla stessa ora. Allora vi dirò chi sono e cosa voglio. Ritornerò una settima volta ancora”.

“Verrò anch’io in cielo?”. “Sì”.

“E Giacinta?”. “Anche! “.

“E Francesco?”.

“Anche ma deve recitare ancora molti Rosari”.

Mi ricordai di domandarle di due ragazze morte da poco tempo che erano state mie amiche:

“Maria di Neves è già in cielo?” (Maria aveva 16 anni). “Sì”.

“E Amelia?” (Amelia aveva 18 o 20 anni, non ricordo bene). “Aspetterà la fine del mondo in Purgatorio”.

“Volete offrirvi a Dio per esercitare le pratiche di riparazione, espiare per tutti i peccati con i quali Egli viene offeso e per la conversione dei peccatori?”.

“Sì lo vogliamo!”.

“Voi dovrete soffrire molto, ma la Grazia di Dio sarà la vostra forza!”. Appena finì di pronunciare queste parole Maria SS. aprì le mani e ci trasmise una luce fortissima, come un riflesso, che fuoriuscì dalle sue mani e sentimmo penetrare e ardere nel nostro petto fino alla più pro­fonda delle profondità della nostra anima. Allora cademmo in ginocchio e recitammo interiormente la preghiera Trinitaria. Poi la Vergine ci esor­tò alla recita frequente del santo Rosario per la pace del mondo e la fine della guerra.

Dette queste ultime parole la Madonna iniziò lentamente a salire in di­rezione delle infinità celesti. La luce che la circondava le segnava la via nel firmamento del cielo».

Lucia scrive ancora nei suoi Ricordi che i ragazzi non eb­bero nemmeno per un attimo timore di quell’apparizione, ma solo di un probabile temporale. Solo più tardi capirono che i lampi erano solo un riflesso della luce che circondava la San­ta Vergine; da allora impararono che quando quella luce si mostrava era prossima l’apparizione della nostra amata Si­gnora.

Seconda apparizione (13 giugno) – È la festa di sant’Anto­nio, il patrono della parrocchia di Fatima. Dopo la santa Messa i ragazzi accompagnati da una quarantina di persone, che avevano udito delle apparizioni, si dirigono sul luogo di grazia.

Il testo essenziale di questa apparizione si riferisce alla mis­sione affidata a Lucia: «”Cosa desiderate da me?”, le domandai (scrive Lucia).

“Io vorrei che voi il 13 del prossimo mese ritornaste in questo luogo, che tutti i giorni recitiate il santo Rosario. Vi dirò poi più precisamente cosa desidero da voi”.

“Vi prego per la guarigione di un malato”. “Se si converte sarà guarito in quest’anno”. “Io vorrei pregarvi di prenderci con voi nel Cielo”.

“Sì, verrò presto a prendere Giacinta e Francesco. Ma tu dovrai restare quaggiù più a lungo. Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacola­to. A chi la praticherà prometto la salvezza. Queste anime saranno predilette da Dio e come fiori saranno collocate da me dinanzi al suo trono”.

Da quel giorno sentimmo nascere nel nostro cuore un fortissimo amore per il Cuore Immacolato di Maria».

A casa i veggenti sono trattati dai loro genitori come bugiar­di e perfino picchiati. Sulla sua tristezza e amarezza profonda per questo trattamento e per essere considerata a tutti costi come bugiarda, Lucia così scrive: «Ricordandomi dei tempi passati mi domandavo: “Dov’è l’amore che la mia famiglia mi mostrava solo poco tempo fa?”. La mia unica conso­lazione erano le lacrime che versavo dinanzi al Signore, Gesù Cristo, quando gli offrivo il mio sacrificio espiatorio. In questo giorno di pro­fonda tristezza vidi la SS. Madre del Cielo che mi disse: “Tu soffri molto? Non perdere il coraggio! Non ti abbandonerò mai. Il mio Cuo­re Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti guiderà a Dio”.

Quando Giacinta mi vide piangere mi consolò dicendomi: “Non pian­gere. Questi sono certamente i sacrifici che Dio ci manda e di cui ci parlò l’Angelo. Tu soffri per adempiere al tuo compito espiatorio e convertire i peccatori”».

Terza apparizione (13 giugno) – Di questa apparizione Lucia così scrive: «Poco tempo dopo che noi giungemmo sul luogo e avevamo recitato il santo Rosario insieme con una moltitudine di fedeli, vedemmo i soliti strali luminosi e presto comparve la nostra amata Signora…». L’essenziale del messaggio di quest’apparizione è la comu­nicazione delle prime due parti conosciute del famoso segreto. Dopo che la Madonna ha trasmesso loro la visione dell’Inferno così dice: «Avete visto dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per sal­varli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò molte anime si salveranno e vi sarà PACE.
La guerra sta per finire; ma se gli uomini non cessano di offendere il Signore, nel regno di Pio XI ne incomincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta sappiate che la prossima punizione del mondo è alle porte. Quello è il grande segno di Dio per indicare la fine del mondo a causa dei delitti dell’umanità, me­diante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre. Per impedire ciò, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace. Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa. Molti buoni saranno martirizzati, il Santo Pa­dre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno annientate. Infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia. Se questa si convertirà, una pausa di pace sarà concessa al mondo. Il Porto­gallo si manterrà sempre nell’ambito della dottrina della fede… Non dite questo a nessuno, solo a Francesco però potete dirlo».

Poi Maria SS., secondo quanto Lucia scrive, conclude così il messaggio: «Quando recitate il santo Rosario dite dopo ogni singola contemplazio­ne: “O mio Gesù, perdona i nostri peccati; conservaci dinanzi al fuoco dell’Inferno, guida tutte le anime in Cielo, in particolare quelle che più abbisognano della tua misericordia”. Dopo una pausa di silenzio, le chie­si: “Desiderate ancora qualcosa da me?”. “No! Oggi non voglio più nulla da te”. Poi come sempre la Madonna disparve nell’infinità del firmamen­to celeste verso oriente».

Oltre duemila persone hanno assistito all’apparizione. Sono presenti anche alcuni parenti dei ragazzi. Pochi giorni dopo l’apparizione, la madre di Lucia porta la ragazza dal parroco che si mostra piuttosto scettico riguardo le manifestazioni so­prannaturali mariane, mostrando dubbi sulla possibilità ingan­natrice del demonio e decide di attendere i prossimi sviluppi dell’insolita vicenda prima di esprimersi.

Quarta apparizione (19 agosto) – Nonostante la stampa anti­cattolica abbia attaccato duramente le manifestazioni miraco­lose, ben quindicimila persone confluiscono sul luogo dell’ap­parizione il 13 agosto, nella data preannunciata. La moltitudi­ne però non vede la Madonna e nemmeno i veggenti, ma vede solo un fulmine e vengono uditi due tuoni. Poi, quando tutti rivolgono lo sguardo verso il cielo, possono osservare con me­raviglia che le nuvole irradiano i colori luminosi dell’arco­baleno. Quella mattina del 13 agosto il sindaco di Villa Nova di Ourem aveva sequestrato i tre veggenti per riconsegnarli ai genitori solo tre giorni dopo. Tempo prima aveva già tentato di strappar loro di bocca il segreto e di terrorizzarli con tutti i mezzi più violenti.

La quarta apparizione quindi non avviene nello stesso luogo di grazia ma il giorno 19 agosto. Lucia e Francesco sono con il gregge sul pascolo quando vedono lampeggiare due volte, poi appare la Madonna. Maria SS. raccomanda ai ragazzi di prega­re per i peccatori che vanno all’Inferno perché costoro non hanno nessuno che pensa a loro. Inoltre preannuncia un mira­colo e alcune guarigioni per rinforzare la fede dei fedeli. Poi scompare come sempre verso oriente.

Quinta apparizione (13 settembre) – Dai Ricordi di Lucia così leggiamo: «Quando l’ora si avvicinò, io Giacinta e Francesco passammo tra molte persone che ci stringevano, tutti volevano sapere qualcosa, avevano do­mande da porre, grazie da chiedere alla Madonna.

Tutti chiedevano a noi di intercedere presso Maria SS. per loro. Chi non riusciva ad arrivare a noi, a causa della folla enorme che ci stringeva e si inginocchiava ai nostri piedi, gridava a più non posso per farsi sentire. Queste scene mi riportavano alle vicende meravigliose del Nuovo Testa­mento quando Gesù percorreva le moltitudini della Palestina. “Come stringe questo popolo e quanto chiede a tre poveri ragazzi che hanno la grazia di parlare con Maria. Cosa farebbe se avesse di fronte di nuovo Gesù Cristo?”. Tali erano i pensieri che mi attraversavano la mente men­tre cercavamo di farci spazio tra la moltitudine di fedeli. Infine riuscim­mo a giungere sul luogo di grazia in Cova da Iria, quindi presso i lecci iniziammo a pregare con la massa dei fedeli e a recitare il santo Rosario. Dopo poco notammo il solito bagliore e il lampo, allora rivedemmo la nostra amata Signora sui lecci che così disse: “Recitate sempre il Rosario per chiedere la fine della guerra. A ottobre verrà anche nostro Signore, la nostra amata Signora dei dolori e del Car­melo, san Giuseppe con il Bambino Gesù, per benedire il mondo. Dio è contento delle vostre espiazioni, portate il cilicio solo durante il giorno, Egli non vuole che lo facciate anche mentre dormite.
Sono stata implorata da molti per esaudire numerose guarigioni, in par­ticolare quelle di un malato e di un sordomuto.
Alcuni li guarirò, altri no. A ottobre inoltre opererò il miracolo in modo che tutti credano”. Dopo aver pronunciato queste parole si allontanò nell’infinità».

In questo giorno molta gente vede librare in aria e verso oriente una sfera luminosa all’orizzonte. Una nuvola bianca avvolge i ragazzi e contemporaneamente sono visti cadere sulla Terra dei piccoli fiocchi come fiori bianchi che si sciolgono al suolo.

Sesta apparizione (13 ottobre) – E’ un giorno piovoso, inver­nale. I grandi quotidiani di Lisbona pubblicano la notizia che la Vergine compirà un miracolo. La notizia attira a Cova da Iria più di cinquantamila persone, tutti sono genuflessi in riverente attesa. L’essenza del messaggio di quest’apparizione e la se­guente: «Sono la Madonna del Rosario. Voglio che si costruisca qui una cappel­la in mio onore. Si continui sempre a recitare il santo Rosario tutti i gior­ni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto a casa».

Poi Lucia prega la Madonna di guarire alcuni malati ed Ella risponde: «Alcuni saranno guariti altri no perché devono mi­gliorare e pregare per l’espiazione dei loro peccati». Poi con un atteggiamento triste dice ancora: «Non si dovrebbe più of­fendere il Signore, che è stato già tanto offeso».

Scomparsa la visione i ragazzi vedono intorno al sole altre visioni indistinte. Improvvisamente la sfera solare prende a roteare in un moto vertiginoso; è il prodigio annunciato dalla Madonna alcuni mesi prima. In questo moto vertiginoso il sole proietta sulle persone i colori dell’arcobaleno in tutte le dire­zioni.

Apparizioni complementari– Scrive Lucia: «Un giorno trascorrevamo l’ora della pausa vicino alla fontana dei miei genitori. Giacinta era seduta vicino alla fontana, mentre io e Francesco cercavamo miele selvatico tra gli arbusti. Improvvisamente Giacinta ci chiamò dicendo: “Avete visto il Santo Padre?”.

Io non posso dire come, ma ho visto il Santo Padre in una casa molto grande e inginocchiato dinanzi a un tavolo, aveva il viso nascosto tra le mani e piangeva. Fuori stava molta gente e alcuni gli scagliavano pietre contro, altri lo rimproveravano gridandogli parole odiose. Povero Santo Padre, noi dobbiamo pregare moltissimo per lui.

Un’altra volta andammo sull’altura di Cabaco. Giunti in quel luogo ci genuflettemmo profondamente al suolo per recitare le preghiere dell’An­gelo. Dopo poco Giacinta si alzò e mi chiamò dicendomi: “Non vedi le strade, le vie e i campi pieni di gente che piange di fame, perché non ha nulla da mangiare, il Santo Padre assorto in preghiera in una chiesa di­nanzi al Cuore Immacolato di Maria e tanta gente che prega con lui?”. Alcuni giorni dopo mi chiese: “Posso dire agli altri che ho visto il Santo Padre e che molta gente gli era intorno?”.

“Non capisci dunque che questo appartiene tutto allo stesso segreto?”. “Va bene non dirò nulla”, mi rispose lei».

In un’altra parte dei Ricordi leggiamo: «Venerabilissimo Signor vescovo. Vostra Eccellenza saprà bene, come alcuni anni fa Dio ha rivelato questo segno, che gli astronomi volevano denominare con il nome “aurora boreale”. Io non so, ma penso solo che se si fosse esaminato attentamente, allora si sarebbe riconosciuto che sia per la forma e sia per le sembianze in nessun caso avrebbe potuto essere un’aurora boreale. Come invece avevo saputo, questo era un segno di Dio per mostrare che la spada della sua giustizia era pronta a cadere sulle nazioni colpevoli. Allora ho iniziato energicamente a preparare le comu­nioni espiatrici il primo sabato di ogni mese e le preghiere per la consa­crazione della Russia. Lo scopo non era solo quello di chiedere la mise­ricordia di Dio per il mondo intero, bensì in particolar modo per l’Eu­ropa.

Dio mi ha concesso nella sua infinita misericordia di farmi percepire come sarà tremenda la prossima guerra e quanta gente scenderà nell’In­ferno; Vostra eccellenza conosce già così bene queste cose, poiché io la informo di ogni cosa. Io dico sempre che le preghiere e le pratiche espia­trici in Portogallo non hanno ancora raggiunto l’armonia della giustizia divina perché queste non sono accompagnate dal miglioramento inte­riore delle persone e dal vero pentimento. Speriamo che Giacinta sia accolta in Paradiso e possa esserci di aiuto. Come ho scritto già nella prefazione al libro Giacinta, che le ho inviato, ella aveva avuto già la vi­sione di alcune cose che le erano state rivelate in segreto. Così come le visioni dell’Inferno, la prossima guerra, la miscredenza degli uomini, le infermità ecc.

Quando vedevo Giacinta molto pensierosa le domandavo: “Cos’hai? A cosa pensi?”.

“Alla guerra che verrà e a tanti uomini che dovranno morire. Mi fa tanto male. Se solo volessero smettere di offendere Dio, non ci sarebbe alcuna guerra e non entrerebbero più tante anime nell’Inferno”.

Un’altra volta Giacinta mi ha detto: “Mi fa molto male sapere che io e Francesco entreremo in Paradiso e tu resterai ancora un lungo periodo sulla Terra. Io desidero pregare la SS. Vergine di prendere anche te in Paradiso. Quando verrà la guerra non aver paura, io sarò in cielo e pregherò per te”.

Quando venne il tempo in cui dovette partire per Lisbona, nel momento del dolore della separazione, la consolai dicendole di recitare spesso le parole a lei care sul Cuore Immacolato di Maria. Mi rispose che non si sarebbe mai stancata di ripetere questa preghiera e poi un giorno dopo la sua morte avrebbe potuto cantare spesso con la Madre del Cielo».

Apparizione di Maria SS. prima della morte di Giacinta – Gia­cinta si ammala nell’ottobre del 1918 e subito dopo anche Francesco.

Giacinta così racconta a Lucia che si era recata da lei per una visita: «La nostra amata Signora mi visitò e disse che presto Francesco sarebbe stato chiamato in cielo. Poi mi domandò se io avessi voluto convertire ancor più peccatori. Io le dissi di sì. Allora la Santa Vergine mi avvertì che però avrei dovuto patire molto in un ospedale per la conversione dei peccatori, come oggetto espiatorio per lavare i peccati contro il Cuore Immacolato di Maria e di Gesù. Le domandai se fosse stato possibile che tu venissi con me ed Ella rifiutò”.

Giacinta ha ancora un ultimo colloquio con Lucia, prima della separazione finale: «Maria SS. mi ha detto che io sarò inviata in un altro ospedale. Non ti vedrò più, così anche non vedrò più i miei genitori. Io soffrirò molto e poi morirò. Ma non dovrò avere paura perché Ella sarà con me e mi porterà in Paradiso».

Francesco morì il 4 aprile 1919. Giacinta lo seguì il 20 feb­braio 1920.

Il riconoscimento ecclesiastico – Subito dopo le apparizioni di Fatima, nulla lasciava sperare in un possibile riconoscimento ecclesiastico. Anzi si notava un atteggiamento prudente e riservato della Chiesa. I genitori di Lucia morirono e così Francesco e Giacinta. Le indagini ecclesiastiche conti­nuavano però a pieno ritmo. Dovevano durare ancora dieci anni. Il vescovo di Leira mandò a chiamare Lucia per l’inchie­sta e per avere egli stesso un’impressione più completa di un avvenimento mistico di tale portata.

Nel 1925 Lucia entrò in un convento delle dorotee, ma si trasferì nel 1948 nel Carmelo di Coimbra. Con l’arrivo del nuovo vescovo, da Silva, nell’agosto del 1920, la commissio­ne ecclesiastica d’indagine passò dall’atteggiamento di riser­va a una posizione più aperta. Nel 1930 le indagini furono concluse, da Silva poté dichiarare, con la lettera pastorale del 13 ottobre 1930, le apparizioni degne di fede e ne riconobbe il culto pubblico.

Poi tutto l’episcopato portoghese produsse prove ancor più convincenti a favore dell’autenticità soprannaturale dei fatti. Per volontà del vescovo di Leiria, Lucia scrisse nel 1935 la prima parte dei suoi Ricordi dove il punto centrale è Giacin­ta, per la quale era già stato introdotto processo di beatifi­cazione. Poi, sempre per volontà del vescovo, nel 1941 la veg­gente completò una nuova edizione del libro su Giacinta spie­gandone diversi punti molto importanti.

Dopo le sei apparizioni la Madonna rimase ancora in con­tatto con Lucia. Infatti la veggente, dopo aver descritta una visione abbagliante della SS. Trinità, narrò al suo direttore spi­rituale, padre Gonçalves, un altro messaggio della Madonna. «In questo messaggio la Madonna mi disse: “È arrivato il momento in cui il Signore domanda che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore immaco­lato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per i peccati commessi contro di me. Vengo a chiedere riparazione. Sacrificati per questa intenzione e prega. Non hanno voluto fare attenzione alle mie richieste, lo faranno ma sarà tardi. Allora la Russia avrà sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre e persecuzioni contro la Chiesa; il Santo Padre dovrà soffrire molto”».

IL SEGRETO DI FATIMA

La visione dell’ Inferno

“Nel dire queste parole aprì nuovamente le mani, come nei due mesi precedenti. Il messo (dei raggi della luce) parve penetrare nel terreno e vedemmo come un mare di fuoco. Immersi in questo fuoco, i demoni e le anime, come fossero tizzoni di brace trasparenti e neri, o abbronzati, in forma umana, fluttuavano nell’incendio, sollevati dalle fiamme che uscivano da loro stessi insieme a nuvole di fumo che cadevano da tutte le parti. Essi somigliavano al cadere delle faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che terrorizzavano e facevano tremare dalla paura. (Deve essere stato all’apparire di questa visione che gridai questo “hai! ” che dicono di aver udito). I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma incandescenti come neri carboni di brace “.

L’annuncio del castigo e i mezzi per evitarlo

“Spaventati e come per chiedere aiuto, levammo gli occhi verso Nostra Signora, che ci disse con bontà e tristezza: Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri pec­catori. Per salvarli, Dio vuole stabilire nel mondo la devozio­ne al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi ho det­to, si salveranno molte anime ed avranno pace. La guerra sta per finire. Ma se non smet­teranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando ve­drete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio manda per punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e di perse­cuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirlo, verrò a chie­dere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immaco­lato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteran­no le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà la pace. Al­trimenti, spargerà i suoi errori nel mondo provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saran­no distrutte. Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della Fede, ecc… ­

Questa era la parte del messaggio conosciuta fino al giorno 13 di Maggio del 2000, data in cui il Papa Giovanni Paolo II ha ritenuto di comunicare la terza parte del segreto di Fatima al mondo.

“Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: L’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Peniten­za, Penitenza! E vedemmo in una luce im­mensa che è Dio, “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quan­do vi passano davanti, un vescovo vestito di bianco “ab­biamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri vescovi, Sacerdoti, reli­giosi e religiose salire su una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arri­varvi, attraversò una grande città mettà in rovina, e quasi tremante con passo vacillan­te, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frec­ce. Allo stesso modo morirono l’uni dopo l’altri i vescovi, i sa­cerdoti, i religiosi, le religiose e varie persone secolari, uo­mini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Cro­ce c’erano due Angeli ognuno con un annaffiatoio di cristallo nella mano, con essi raccoglie­vano il sangue dei Martiri e ir­rigavano le anime che si avvi­cinavano a Dio. Questo non ditelo a nessuno. A Francesco sì, potete dirlo. Quando reciterete il Rosa­rio, direte dopo ogni mistero: O Gesù mio, perdona le nos­tre colpe, preservaci dal fuo­co dell’inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua mise­ricordia. Seguì un istante di silenzio e domandai: – Vostra Signoria non vuole nient’altro? – No, oggi non voglio più nulla. E, come al solito, cominciò ad alzarsi in direzione d’oriente fino a scomparire nell’immensa distanza del firmamento”. Si udì allora, ancora secondo il signor Marto, una specie di tuono che indicava la fine dell’apparizione.

La consacrazione a Maria
La Vergine Santissima, visti questi tempi e que­sti momenti tanto tristi, ci chiese anche una cosa bellissima: «Consacratevi al mio Cuore Immacolato».
La consacrazione a Maria non consiste nel legge­re una preghiera e poi uscire dalla chiesa e conti­nuare ad essere come prima. No. Consacrarsi alla Madonna vuol dire cambiar vita. Vuol dire conversione. Vuol dire essere dei cristiani autentici.
La Madonna intende la consacrazione in questo modo: « Se non siamo stati finora dei buoni cristia­ni, ecco inizia la nostra conversione. Da ora in poi sarò un buon cristiano ».
La consacrazione a Maria è il cambiamento del­la nostra vita.
Dobbiamo vedere quello che abbiamo fatto nella nostra vita fino ad oggi di bene e di male. Se abbia­mo fatto delle azioni di cui la Madonna non è con­tenta, ecco, con una buona confessione si chiede perdono a Dio e coll’aiuto della Madonna si cambia vita.

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A TE, MADRE AFFIDIAMO L’UMANITÀ INTERA

Madre del Redentore, esultanti Ti proclamiamo Beata.
Dio Padre Ti ha scelta prima della creazione del mondo per attuare il Suo provvidenziale disegno di salvezza; Tu hai creduto al Suo amore ed obbe­dito alla Sua Parola.
Il Figlio di Dio Ti ha voluto Sua Madre, quan­do si fece uomo per salvare l’uomo.
Tu l’hai accolto con pronta obbedienza e cuore indiviso.
Lo Spirito santo Ti ha amata come sua mistica Sposa e Ti ha colmata di doni singolari.
Tu ti sei lasciata docilmente plasmare dalla Sua azione nascosta e potente.
All’inizio del terzo millennio cristiano, a Te adia­mo la Chiesa, che Ti conosce ed invoca come Madre.
Tu, che sulla terra l’hai preceduta nella fede con­fortala nelle difficoltà e nelle prove.
Fa che nel mondo sia sempre più efficacemen­te segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’umanità del genere umano.
A Te Madre dei cristiani, affidiamo in modo spe­ciale i popoli che celebrano il sesto centenario o il millennio della loro adesione al vangelo.
La lunga storia segnata profondamente dalla devozione verso di Te.
Volgi ad essi il Tuo sguardo ammirevole; dà for­za a quanti soffrono per la fede.
A Te, Madre degli uomini e delle nazioni, fidu­ciosi affidiamo l’umanità con i suoi timori e le sue speranze.
Non lasciarle mancare la luce della vera sa­pienza.
Guidala nella ricerca della libertà e della giu­stizia per tutti.
Indirizza i suoi passi sulle vie della Pace.
Fa che tutti incontrino Cristo, Via, Verità e Vita. Sostieni, o Vergine Maria, il nostro cammino di fede e ottienici la grazia della salvezza eterna.
O Clemente, o Pia, o Dolce Madre di Dio e Ma­-dre nostra, Maria!

Joannes Paolus PP II