Archivio | 20 Maggio 2024

Recitare con frutto il S. Rosario n. 7

Recitare con frutto il S. Rosario n. 7

Innamorati di Maria

rosario

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
Il Credo
Come l’inizio della recita del Rosario professiamo la nostra fede con il Credo. Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul crocifisso della corona, essendo il sacro compendio delle verità cristiane, è preghiera molto meritoria, perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere gradite a Dio.
«Chi s’accosta a Dio deve credere» (Eb 11,6). Così comprendiamo che chi si accosta a Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e gloriosa per Dio.

S. Luigi ci introduce a conoscere l’efficacia del nostro atto di fede espresso nella recita del Credo: “Non posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: «Credo in Dio» — le quali contengono gli atti di tre virtù teologali: fede, speranza e carità — hanno una meravigliosa efficacia per santificare le anime e vincere il demonio. Molti santi con questa professione di fede hanno vinto le tentazioni, specialmente quelle contro la fede, la speranza e la carità, sia in vita sia nell’ora della morte. Esse sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva col dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un eretico, stava per spirare.”

IL CREDO

Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen  

Credo (Simbolo Apostolico)

Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;

e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi;

il terzo giorno risuscitò da morte;

salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica,

la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne,

la vita eterna.

Amen.

S. Luigi sostiene che la fede sia l’unica chiave che ci apra la comprensione dei misteri di Gesù e di Maria contenuti nel santo Rosario perciò all’inizio occorre recitare il Credo con grande attenzione e devozione, poiché più viva e forte è la nostra fede e più il Rosario sarà meritorio. E questa fede deve essere viva e animata dalla carità: in altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna essere in grazia di Dio o per lo meno decisi di riacquistarla. Dobbiamo così avere una fede robusta e costante: “nel Rosario non dobbiamo ricercare soltanto il gusto sensibile e la consolazione spirituale. Non dobbiamo quindi abbandonarlo quando fossimo molestati da tante distrazioni involontarie o da uno strano disgusto nell’anima o da un’opprimente noia o torpore prolungato nel corpo. Per recitare bene il Rosario non sono necessari gusti, consolazioni, slanci, sospiri, lacrime. Neppure si richiede una continua applicazione dell’immaginazione. Bastano la fede pura e la retta intenzione. «È sufficiente la sola fede»”.

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

Mentre predicava il Rosario nelle vicinanze di Carcassonne, a san Domenico fu presentato un eretico albigese posseduto dal demonio. Il santo, davanti a una folla che si ritiene composta di oltre dodicimila persone, lo esorcizzò, e i demoni che tenevano in dominio quel miserabile, furono costretti, loro malgrado, a rispondere alle domande dell’esorcista. E confessarono 1) che nel corpo di costui erano in quindicimila perché egli aveva osato combattere i quindici misteri del Rosario; 2) che san Domenico col suo Rosario terrorizzava tutto l’inferno e che essi stessi odiavano lui più di qualsiasi altra persona perché con questa devozione del Rosario strappava loro le anime; 3) rivelarono inoltre parecchi altri particolari.

San Domenico allora gettò la sua corona al collo dell’ossesso e chiese ai demoni chi mai fra tutti i santi del cielo essi temessero di più e chi, a parere loro, meritasse più amore e onore da parte degli uomini. A tale domanda gli spiriti infernali levarono alte grida sì che la maggior parte dei presenti stramazzarono a terra per lo spavento. Poi quei maligni, per non rispondere direttamente alla domanda, cominciarono a piangere e a lamentarsi in modo così pietoso e commovente che parecchi fra gli astanti furono presi da una naturale pietà. Per bocca dell’ossesso e con voce piagnucolosa così dicevano: «Domenico, Domenico, abbi pietà di noi e promettiamo di non nuocerti mai. Tu che tanta compassione hai per i peccatori e per i miserabili, abbi pietà di noi meschini. Oh! soffriamo già tanto, perché ti compiaci di aumentare le nostre pene? Contentati di quelle che ci tormentano. Misericordia! misericordia! misericordia!».

Impassibile davanti ai piagnistei di quegli spiriti, il santo rispose che non avrebbe smesso di tormentarli finché non avessero risposto alla sua domanda. Ed essi replicarono che avrebbero dato la risposta, ma in segreto, all’orecchio e non di fronte a tutti. Domenico tenne duro e comandò che parlassero ad alta voce; ma ogni sua insistenza fu inutile e i demoni si chiusero nel silenzio. Allora il santo si pose in ginocchio e pregò la Madonna: «Vergine potentissima, Maria, in virtù del tuo Rosario comanda a questi nemici del genere umano di rispondere alla mia domanda». Immediatamente dopo questa invocazione, una fiamma ardente uscì dalle orecchie, dalle narici e dalla bocca dell’ossesso; i presenti tremarono dalla paura ma nessuno ne subì danno. E si udirono le grida di quegli spiriti: «Domenico, noi ti preghiamo per la passione di Cristo e per i meriti della sua santa Madre e dei santi: Permettici di uscire da questo corpo senza dir nulla. Gli angeli, quando tu vorrai, te lo riveleranno. Del resto, perché vuoi credere a noi? Non siamo forse dei bugiardi? Non tormentarci oltre, abbi pietà di noi».

«Disgraziati che voi siete, indegni di essere esauditi» — riprese san Domenico, e sempre in ginocchio pregò di nuovo la Vergine santa: «O degnissima Madre della Sapienza, ti supplico per il popolo qui presente che ha già appreso a recitare come si deve il Saluto angelico, obbliga questi tuoi nemici a proclamare in pubblico la verità piena e chiara sul Rosario».

Finita la preghiera vide accanto a sé la Vergine Maria, circondata da una moltitudine di angeli, che con una verga d’oro colpiva l’ossesso e gli diceva: «Rispondi al mio servo Domenico conforme alla sua richiesta». Da notare che nessuno udiva né vedeva la Madonna all’infuori di san Domenico.

A tale comando i demoni presero a urlare:

«O nostra nemica, o nostra rovina, o nostra confusione, perché sei venuta dal cielo apposta per tormentarci così fortemente? O avvocata dei peccatori che ritrai dall’inferno, o via sicurissima del paradiso, siamo noi proprio obbligati, a nostro dispetto, a dire tutta la verità? Dobbiamo proprio confessare davanti a tutti ciò che sarà causa della nostra confusione e della nostra rovina? Maledizione a noi, maledizione ai nostri principi delle tenebre.

Ascoltate, dunque, cristiani. Questa Madre di Cristo è onnipotente per impedire che i suoi servi cadano nell’inferno; è lei che, come un sole, dissipa le tenebre dei nostri intrighi e astuzie; è lei che sventa le nostre mene, disfa i nostri tranelli e rende tutte le nostre tentazioni vane e inefficaci. Siamo costretti a confessare che nessuno di quanti perseverano nel suo servizio è dannato con noi. Uno solo dei sospiri ch’ella offra alla SS. Trinità vale più di tutte le preghiere, i voti e i desideri di tutti i santi. Noi la temiamo più di tutti i beati insieme e nulla possiamo contro i suoi fedeli servi.

Vi sia anche noto che molti cristiani che l’invocano nell’ora della morte, che dovrebbero essere dannati secondo le nostre leggi ordinarie, si salvano per sua intercessione. Ah! se questa Marietta — così la chiamavano per rabbia — non si fosse opposta ai nostri disegni e ai nostri sforzi, già da molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto la Chiesa e fatto cadere nell’errore e nell’infedeltà tutti i suoi ordini. Proclamiamo, inoltre, costretti dalla violenza che ci viene usata, che nessuno di quanti perseverano nella recita del Rosario è dannato; perché ella ottiene ai suoi servi devoti una sincera contrizione dei loro peccati per mezzo della quale essi ne ottengono il perdono e l’indulgenza».

Ottenuta questa confessione san Domenico fece recitare il Rosario dagli astanti, adagio e con devozione. Ed ecco una cosa sorprendente! Ad ogni Ave Maria recitata dal santo e dal popolo usciva dal corpo di quell’ossesso una moltitudine di demoni in forma di carboni ardenti. Quando l’infelice ne fu completamente libero, la Vergine santa, sempre non vista, benedisse il popolo e tutti avvertirono una sensibile e vivissima gioia. Questo miracolo causò la conversione e l’iscrizione alla Confraternita del Rosario di molti eretici.

E da quali pericoli la Vergine non liberò Alano de l’Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l’avevano circondato da ogni parte, la Madonna scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani. In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine, grazie al Rosario che recitava ogni giorno, egli fece edificare un convento in Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si fece religioso e morì santamente ad Orléans.

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

Lunedì dopo Pentecoste: BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA

 

BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA

mater ecclesia 2Per la prima volta, se non erro, nello svolgersi misterioso della vita della Chiesa Maria entra nella professione della santa fede non più soltanto in adiecto («ex Maria Virgine»), ma in recto e viene posta al centro del dogma della nostra salvezza. I due capoversi che il Vicario di Cristo, Maestro della Chiesa universale, ha dedicato alla Madre di Dio sono il compendio dei privilegi e dei meriti di Maria e quindi anche dei compiti di una robusta devozione mariana ch’è stata sempre, accanto alla devozione alla Croce ed all’Eucaristia, un pilastro fondamentale della pietà cattolica. Nella solennità che Papa Paolo VI, successore di Pietro, ha voluto dare alla sua professio fidei del 30 giugno «.con tutta la forza che un tale mandato – di confermare nella fede i nostri fratelli – imprime nel nostro spirito» ha presentato il suo solenne pronunciamento come la ripresa sostanziale del Credo di Nicea (325), come già avevano certamente pensato un secolo dopo anche i Padri del Concilio di Efeso (430) quando definirono Maria vera Madre di Dio. E possiamo allora dire che come Pio IX è passato alla storia come il pontefice dell’Immacolata e Pio XII come il pontefice dell’Assunzione, Paolo VI passerà come il pontefice di Maria Mater Ecclesiae alla quale nel 1966 dedicava l’Enciclica per l’invocazione di preghiere per la pace.

Non stupisce allora che il documento della professio fidei paolina vibri tutto di fermezza e tenerezza nel proposito di «rendere una ferma testimonianza alla Verità divina, affidata alla Chiesa, perché essa ne dia l’annunzio a tutte le genti». E vuole essere «a gloria di Dio Beatissimo e di Nostro Signore Gesù Cristo e con la fiducia nell’aiuto della Beata Vergine Maria e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo» la voce ferma «per confessare veramente, al di là delle umane opinioni, Cristo Figlio di Dio vivente. per il bene e l’edificazione della Chiesa». Così il Papa dell’epoca della scienza e della tecnica, quando tutto il mondo – mentre è scosso da parte a parte dai fremiti di libertà – è dovunque in tensione di catastrofi che possono ad ogni momento cambiare la figura dell’umanità, invita i credenti a stringersi nella fede alle verità che non mutano e che zampillano nello spirito una certezza di speranza per la vita eterna.

Il nucleo della mariologia di Paolo VI è quello che la Chiesa di tutti i tempi ha attinto direttamente dal Vangelo ossia la professione della Maternità divina di Maria: «Egli (Gesù Cristo, Figlio di Dio) si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». È attorno a questo nucleo che si muove l’intero organismo della nostra fede, poiché è grazie al consenso di Maria che «Dio è entrato nel tempo» (Kierkegaard) così che il tempo, e quando la libertà dell’uomo può scegliere nel tempo davanti a Dio e con la grazia di Cristo, può avere un’importanza eterna ossia liberamente decide della propria salvezza o dannazione eterna.

Non v’è dubbio che una robusta teologia dell’esistenza cristiana più penetrerà la ricchezza, l’altezza e la profondità del dogma cristologico, più dilaterà ed approfondirà le dimensioni del dogma mariano nel tessuto più vivo dello spirito nel circolo operante della persona come un tutto. La pietà mariana discende direttamente dal dogma, come i frutti con i fiori e le foglie discendono dal tronco. Ed anche ove la conoscenza del dogma resta elementare od appena embrionale, nella gente umile e poco adusata alla precisione dei termini ed al nesso astratto delle conseguenze, la fede che Maria è Madre di Dio dà la certezza che l’uomo può ormai avere accesso a Dio e confidare nella sua misericordia poiché Dio stesso ha avuto e voluto una donna per «madre». Il potere illuminante del nome di «madre», che non ha l’eguale nella semantica umana, l’uomo dell’esilio terreno lo trasfigura in Maria immediatamente in una rosa di fulgori celestiali ch’è la corona dei suoi privilegi.

Paolo VI intreccia questa corona con la mano ferma di maestro di verità e con la commozione del figlio devoto, deciso a fugare insinuazioni e oscillazioni vecchie e nuove che il pensiero moderno e la recente teologia protestante avevano messo in circolazione. La dichiarazione si può dividere in due parti: nella prima Maria è considerata soprattutto nel suo rapporto a Cristo: «Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Signore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, essa, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature». È la Madre di Dio nei privilegi d’Immacolata e sempre Vergine, primizia purissima della redenzione di Cristo Salvatore.

La seconda parte espone l’attuazione dei compiti e dei privilegi di Maria verso Cristo e verso la Chiesa come suo Corpo mistico: «Associata ai Misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e Noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti». È la Madre di Dio ch’è diventata madre degli uomini per formare nei credenti, coi misteriosi tocchi della divina misericordia, l’Immagine del suo Figlio.

«Madre della Chiesa» Maria è stata fin dal fiat dell’Annunciazione e soprattutto dal fiat ai piedi della Croce, ma oggi abbiamo la gioia che questo titolo è entrato nella professione di fede dataci dal nostro Padre nella fede, il Papa. «Madre della Chiesa» Paolo VI aveva proclamato solennemente Maria nell’Allocuzione di chiusura della III Sessione del Concilio Vaticano II del 21 novembre 1964: «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano» (cf. Mater Ecclesiae 1965, 1, p. 5).

Padre Cornelio Fabro

Fonte: http://www.santiebeati.it