Recitare con frutto il S. Rosario n. 9

Recitare con frutto il S. Rosario n. 9

Innamorati di Maria

rosario

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-

Continuiamo il nostro cammino di conoscenza sul S. Rosario per perfezionarci nella preghiera e nella devozione. Il S. Rosario è una preghiera che dona grandi benefici ma va recitato con fede e attenzione in modo da ottenere copiosi frutti spirituali! Continuiamo ad ascoltare i suggerimenti di S. Luigi Grignion de Montfort e le sue meditazioni sulla preghiera del Padre nostro.

 

Il Padre nostro (seconda parte)

Con ogni parola dell’Orazione domenicale onoriamo le perfezioni di Dio. Onoriamo la sua fecondità chiamandolo Padre: «Padre, tu generi da tutta l’eternità un Figlio che è Dio come te, eterno, consustanziale, una stessa essenza, una stessa potenza, una stessa bontà, una stessa sapienza con te. Padre e Figlio, amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi. Tre Persone adorabili, voi siete un solo Dio».

«Padre nostro»! Padre degli uomini per mezzo della creazione, della conservazione, della redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico dei giusti, Padre magnifico dei beati.

«Che sei». Con queste parole ammiriamo l’infinità, la grandezza e la pienezza dell’essenza di Dio, che con tutta verità si chiama «Colui che è». È colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed eternamente. È l’Essere degli esseri, la causa di tutti gli esseri, che contiene in modo eminente in se stesso le perfezioni di tutti gli altri esseri. È in tutti con la sua essenza, con la sua presenza, con la sua potenza senza esservi circoscritto.

Onoriamo la sua sublimità, gloria e maestà con le parole: «che sei nei cieli», cioè come assiso sul trono, intento a esercitare la sua giustizia su tutti gli uomini.

Desiderando che il suo nome sia santificato, adoriamo la sua santità. Riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue leggi auspicando che venga il suo regno e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci il pane di ogni giorno, crediamo alla sua Provvidenza. Chiedendogli la remissione dei nostri peccati, invochiamo la sua clemenza. Supplicandolo di non lasciarci soccombere alla tentazione, ricorriamo alla sua potenza. E sperando che ci libererà dal male ci affidiamo alla sua bontà.

Il Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel mondo per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di onorarlo con questa preghiera che si compiacque egli stesso di dettare. Dobbiamo perciò recitarla spesso, con attenzione e nel medesimo spirito con cui egli la compose.

Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti delle più nobili virtù cristiane quante sono le parole che pronunciamo.

Alle parole «Padre nostro che sei nei cieli», facciamo atti di fede, di adorazione e di umiltà. Desiderando che il suo nome sia santificato e glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando che il suo volere si compia sulla terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta obbedienza. Chiedendogli il pane di ogni giorno, pratichiamo la povertà di spirito ed il distacco dai beni della terra. Pregandolo di perdonare i nostri peccati, facciamo un atto di pentimento. Perdonando a coloro che ci hanno offeso, esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando l’aiuto nelle tentazioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di fortezza. Aspettando che ci liberi dal male, pratichiamo la pazienza. Finalmente domandando tutte queste cose non soltanto per noi ma anche per il prossimo e per tutti i membri della Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo nella sua carità che abbraccia tutti gli uomini e adempiamo il comandamento di amare il prossimo.

Detestiamo tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di Dio, quando nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono concordi, e le nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in cielo, cioè infinitamente al di sopra di noi per la grandezza della sua maestà, proviamo sentimenti di profondo rispetto per la divina presenza e, presi da giusto timore, respingiamo l’orgoglio e ci abbassiamo fino al nulla.

Quando pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d’aver ricevuto da Dio la nostra esistenza per mezzo dei genitori e l’istruzione per mezzo dei maestri, i quali tutti — genitori e maestri — quaggiù fanno le veci di Dio e di lui sono immagini viventi. Allora sentiamo anche l’obbligo di onorarli, o per meglio dire, di onorare Dio nelle loro persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e dal contristarli.

Quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben lontani dal profanarlo. Quando consideriamo il regno di Dio come nostra eredità, rinunciamo ad ogni attaccamento ai beni di questo mondo. Quando chiediamo sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo per noi stessi, rinunciamo all’odio, alle discordie e all’invidia. Quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo la golosità e la voluttà che si nutrono dell’abbondanza. Quando imploriamo con sincerità il perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha offesi, reprimiamo la nostra collera, le nostre vendette, rendiamo bene per male ed amiamo i nostri nemici. Quando supplichiamo Dio di non lasciarci cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci. Infine, quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il principio della sapienza, il timore di Dio fa evitare il peccato”.

Attraverso queste meravigliose meditazioni possiamo recitare da oggi il Padre nostro con più coscienza e amore in tutte le occasioni: nella S. Messa, nel Rosario, nelle preghiere personali!

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a vanità e a piaceri. Il confessore, uomo di Dio e fervente devoto del Rosario, desiderando guidare sulla via della perfezione almeno questa giovane religiosa, le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario in onore della Madonna, meditando la vita, la passione e la gloria di Gesù Cristo. La religiosa gradì assai il consiglio e l’accettò; a poco a poco si nauseò della vita disordinata delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si curava d’essere tacciata di bigotta.

In quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre pregava ebbe una singolare visione. Gli parve di vedere una religiosa in preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente bellezza, accompagnata da uno stuolo di angeli, i quali con frecce infocate tenevano a bada una moltitudine di demoni che tentavano di entrare nella cella. Gli parve, inoltre, di vedere questi maligni spiriti sotto forma di immondi animali rifugiarsi nelle celle delle altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale parecchie infelici acconsentivano.

Per tale visione l’abate comprese la deplorevole condizione del monastero e credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e l’incoraggiò a perseverare. Riflettendo, poi, sull’eccellenza del Rosario decise di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò un buon numero di corone, le distribuì a tutte le religiose consigliandole a recitare il Rosario ogni giorno, promettendo loro, se avessero accettato il consiglio, di non costringerle a riformarsi. Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella condizione, di recitarlo. Ebbene! cosa ammirabile: a poco a poco tutte le religiose rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva operato sui loro cuori più di quanto avrebbe potuto ottenere l’abate con le esortazioni e l’autorità» (Rosier mystique, 7ª decina, c. 5).

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

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