Archivio | 26 Maggio 2024

SANTISSIMA TRINITA’

 

SANTISSIMA TRINITA’

 

trinità

La solennità della Santissima Trinità è la festa del “Dio unico in Tre Persone”. Con questo è già detto tutto, ma tutto resta ancora da capire, accogliere con amore, adorare nella contemplazione. Il tema ha una importanza centrale sul fronte missionario. Si afferma, con facilità, che tutti i popoli – anche i non cristiani – sanno che Dio esiste e che anche i ‘pagani’ credono in Dio. Questa verità condivisa – pur con alcune differenze, riserve e la necessità di purificare immagini e rapporti – è la base che rende possibile il dialogo fra le religioni, e in particolare il dialogo fra i cristiani e i seguaci di altre religioni. Sulla base di un Dio unico comune a tutti, è possibile tessere un’intesa fra i popoli in vista di azioni concertate a favore della pace, in difesa di diritti umani, per la realizzazione di progetti di sviluppo e crescita umana e sociale. Su questo fronte abbiamo visto gesti coraggiosi e positivi di intesa e collaborazione, promossi anche da grandi Papi, come Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II; ma sempre nella chiara consapevolezza che tutto questo è soltanto una parte dell’azione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
Per un cattolico l’orizzonte di relazioni fondate sull’esistenza di un Dio unico non è sufficiente, e tanto meno lo è per un missionario cosciente della straordinaria rivelazione ricevuta per mezzo di Gesù Cristo, rivelazione che abbraccia tutto il mistero di Dio, nella sua unità e trinità. Il Vangelo che il missionario porta al mondo, oltre a rafforzare e perfezionare la comprensione del monoteismo, apre all’immenso, sorprendente mistero del Dio-comunione di Persone. La parola ‘mistero’ è da intendersi più per ciò che rivela che per quello che nasconde. In questa materia è meglio lasciare la parola ai mistici. Per S. Giovanni della Croce “c’è ancora molto da approfondire in Cristo. Questi infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze”. Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: “Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna”.
La rivelazione cristiana del Dio trino offre parametri nuovi sul mistero di Dio. Sia in se stesso, sia nei suoi rapporti con l’uomo e il creato, come pure per le relazioni fra le persone umane. Un anonimo ha trasmesso il seguente dialogo, scarno ma essenziale, tra un musulmano e un cristiano.

– Diceva un musulmano: “Dio, per noi, è uno; come potrebbe avere un figlio?”

– Rispose un cristiano: “Dio, per noi, è amore; come potrebbe essere solo?”

Si tratta di una forma stilizzata di ‘dialogo interreligioso’, che manifesta una verità fondamentale del Dio cristiano, capace di arricchire anche il monoteismo ebraico, musulmano e delle altre religioni. Infatti, il Dio rivelato da Gesù (Vangelo) è soprattutto Dio-amore (cf. Gv 3,16; 1Gv 4,8). È un Dio unico, in una piena comunione di Persone. Egli si rivela a noi soprattutto come un “Dio misericordioso e pietoso” (I lettura); “Dio ricco di misericordia” (Ef 2,4).
È questo il vero volto di Dio che tutti i popoli hanno il diritto e il bisogno di conoscere * dai missionari della Chiesa. Per questo, afferma il Concilio, “la Chiesa pellegrinante è missionaria per sua natura, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il progetto di Dio Padre” (Ad Gentes 2). Nei primi numeri dello stesso Decreto il Concilio spiega l’origine e il fondamento trinitario della missione universale della Chiesa, offrendo, tra l’altro, una delle più alte sintesi teologiche di tutto il Concilio.

PREGHIERA ALLA SANTISSIMA TRINITA’

Trinità Santa,
unico Dio infinito ed eterno,
ti rendiamo grazie per i tuoi mirabili interventi
nella storia della salvezza
e ti lodiamo nel tuo ineffabile mistero.

Nella tua immensa condiscendenza
hai colmato di grazia la Vergine Maria,
figlia di Sion e nostra sorella
rendendola madre e discepola del Figlio,
figlia amata del Padre,
tempio vivo dello Spirito Santo.

Contemplando Maria noi pensiamo a te,
adorabile Trinità,
e ci sentiamo con lei amati dal Padre,
redenti da Cristo e rinnovati dallo Spirito.

Una cosa sola ti chiediamo:
rendi le nostre Chiese tua autentica icona,
una sola comunità nel rispetto delle persone,
e nella ricerca di unità nell’amore.

Tu sei il Dio Uno e Trino,
che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

XX Congresso mariologico Mariano Internazionale 15-24 settembre 2000

 

26 maggio: Santa Maria del fonte di Caravaggio

Santa Maria del fonte di Caravaggio

Innamorati di Maria

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Carissimi amici Innamorati di Maria,

anche la storia di questa apparizione ci aiuta a considerare con riconoscenza come la Madre di Dio, perennemente china sui Suoi figli, abbia sempre avuto una parte attiva e determinante nel corso della storia.

Nei primi anni del 1400, a Caravaggio (BG) una ragazza di nome Giovannetta, particolarmente devota alla Vergine Santissima, per obbedienza al padre sposa un uomo che ben presto si dimostra crudele, maltrattandola con ingiurie, minacce e percosse. Un giorno, il 26 maggio 1432, dopo essere stata ingiustamente picchiata viene obbligata dal marito a recarsi nei campi per procurare il foraggio per le bestie. Mentre falcia l’erba pregando e piangendo, Giovannetta chiede aiuto alla Vergine perché non l’abbandoni.
All’improvviso una bellissima e dolce Signora le appare dicendole di non temere perché le sue preghiere, per mezzo Suo, erano state esaudite da Dio.
!cid_0F351FD507544AAC88E21F7B86FE9AF1@PC719“Ascolta bene e ricorda le mie parole. Mio Figlio Onnipotente voleva distruggere la terra tutta per la cattiveria degli uomini che continuano a compiere sempre nuove scellerataggini e peccati. Ma io l’ho pregato per sette anni perché ciò non facesse. Voglio che tu dica a tutti che digiunino a pane e acqua il venerdì in onore di mio Figlio e che celebrino il sabato dopo il vespro per devozione a Me. Alzati e non temere. Riferisci ciò che ti ho comandato e quanto dirai sarà comprovato da tali meraviglie che nessuno dubiterà della verità delle tue parole”.
Dal terreno, improvvisamente, sgorga una fonte d’acqua mai vista prima. La Signora incarica inoltre Giovannetta di portare un messaggio di pace ai governanti che all’epoca erano tra loro in guerra, invitandoli a costruire una cappella in quel luogo.

Giovannetta porta il messaggio al suo popolo e ai governanti, per sollecitarli, in nome della Madonna, agli accordi e alle opere di concordia e di pace. Si presenta a Filippo Maria Visconti, Signore di Milano; poi al governo della Repubblica Veneta; e, più tardi, su galere veneziane, si porta addirittura fino a Costantinopoli, dall’Imperatore d’Oriente Giovanni III, il cui intervento, sollecitato dalla Madonna a mezzo di Giovannetta, sarà decisivo per il ritorno della Chiesa greca all’unita’ della Chiesa Romana. Dovunque la veggente va, reca con se’ a prova dell’apparizione e della missione avuta, anfore di acqua della fonte miracolosa, che opera prodigi di guarigione su innumerevoli infermi. Ed ecco che – contro ogni previsione e speranza- la pace si realizza per la patria (nel 1433 avviene la pace tra Milano e Venezia) ed anche per la Chiesa, nel ritorno degli scismatici alla Chiesa Cattolica (nel 1438 – ritorno dei Greci all’unita’ della Chiesa Romana, e proclamazione del primato personale del papa su tutta la Chiesa). L’Apparizione di Caravaggio resta, così, mirabilmente legata alla causa della Pace e dell’Unita’ della Chiesa di Cristo.

Come in tutte le apparizioni la Madonna richiama il mondo alla penitenza. In particolare raccomanda, per evitare i castighi divini, la preghiera ed il digiuno a pane e acqua, così come ancora oggi fa amorevolmente. Ascoltiamola ed anche noi contribuiremo alla pace nel mondo ed alla salvezza delle anime.
Caravaggio non é solo uno dei più importanti templi mariani d’Italia, con una storia centenaria ed una sua ricca spiritualità; é anche uno scrigno d’arte. Il 31 luglio 1432, a soli due mesi dall’apparizione, il vescovo di Cremona concedeva la facoltà di “porre in luogo la prima pietra della chiesa”.

Recitare con frutto il S. Rosario n. 13

Recitare con frutto il S. Rosario n. 13

Innamorati di Maria

rosario

-Il S. Rosario nella meditazione-
Come abbiamo compreso attraverso le parole di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, oltre a S. Luigi, il Rosario acquista la sua vera efficacia nella meditazione dei suoi misteri unita alle orazioni. Il noto esorcista don Gabriele Amorth ci spiega l’importanza e la necessità della meditazione nella recita del Rosario: “È più che mai vivo il ricordo della lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”, con la quale Giovanni Paolo II, il 16 ottobre del 2002, incoraggiava di nuovo la cristianità a ricorrere a questa preghiera, così caldamente raccomandata da tutti gli ultimi pontefici e dalle ultime apparizioni mariane. Anzi, per rendere più completa quella prece che Paolo VI definiva “compendio di tutto il Vangelo”, aggiungeva i “misteri della luce”: cinque misteri riguardanti la vita pubblica di Gesù. Sappiamo bene come Padre Pio chiamava la corona: l’arma. Arma di straordinaria potenza contro Satana.
Un giorno un mio collega esorcista si sentì dire dal demonio:
“Ogni Ave è come una mazzata sul mio capo; se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario per me sarebbe finita”.
Ma quale è il segreto che rende tanto efficace questa preghiera? È che il Rosario è insieme preghiera e meditazione; preghiera rivolta al Padre, alla Vergine, alla SS. Trinità; ed è insieme meditazione cristocentrica. Infatti, come espone il S. Padre nella Lettera Apostolica citata, il Rosario è preghiera contemplativa: si ricorda Cristo con Maria, si impara Cristo da Maria, ci si conforma a Cristo con Maria, si supplica Cristo con Maria, si annuncia Cristo con Maria.”
Per recitare con frutto il Rosario dobbiamo imparare a contemplare i suoi misteri!
Il Rosario è autentico quando i misteri vengono meditati profondamente. Noi meditiamo le opere di Gesù e di Maria che, come ci spiega S. Luigi, possono anche essere chiamate fiori stupendi: “Il loro profumo e la loro bellezza sono noti soltanto a coloro che si avvicinano ad essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con una attenta e seria meditazione”.

I misteri del Rosario ben meditati ci portano a conoscere sempre di più il Signore attraverso il nostro cuore: “San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa in quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali azioni. Sono quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e di guida nel nostro modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai nostri passi in questo mondo. Sono quindici specchi luminosi adatti per conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi stessi e per accendere nel nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici fornaci per consumarci totalmente nelle loro celesti fiamme” (aggiungiamo poi i 5 Misteri della Luce proposti da Giovanni Paolo II).

E’ proprio la nostra Madre del Cielo a chiedere di meditare i Misteri del Rosario a coloro che lo recitano: “Fu la Vergine santa ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare quando gli ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per far rivivere nei cuori l’amore per Gesù Cristo. Lo insegnò anche al beato Alano della Rupe: «La recita di centocinquanta Ave Maria è una preghiera molto utile — gli aveva detto — ed è un omaggio che gradisco immensamente. E questa recita del Saluto angelico mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno la meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù Cristo, poiché tale meditazione è l’anima di questa preghiera». Infatti, senza la meditazione dei sacri misteri della nostra redenzione, il Rosario sarebbe quasi come un corpo senz’anima, una materia eccellente priva di forma, poiché è proprio la meditazione che distingue il Rosario dalle altre devozioni“.

Quali sono i Misteri del Rosario?

La prima parte del Rosario contiene cinque misteri:

I- Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine
II- Visitazione di Maria a santa Elisabetta
III- Nascita di Gesù Cristo
IV- Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Purificazione della santa Vergine
V- Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori.

Questi misteri si chiamano gaudiosi a causa della gioia che recarono all’universo intero. La Vergine santa e gli angeli furono inondati di gioia nel felice istante in cui il Figlio di Dio si incarnò. Santa Elisabetta e san Giovanni Battista furono pieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria. Il cielo e la terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore. Simeone fu consolato e riempito di gioia quando ricevette Gesù fra le braccia. I dottori erano rapiti di ammirazione nell’ascoltare le risposte di Gesù. E chi saprà esprimere la gioia di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù dopo tre giorni di assenza?

La seconda parte del Rosario si compone anch’essa di cinque misteri, detti Misteri dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di piaghe, carico di obbrobri, di dolori e di tormenti.

I- Preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi
II- La sua Flagellazione
III- La sua Coronazione di spine
IV- Salita di Gesù al Calvario, carico della Croce
V- La sua Crocifissione e morte sul Calvario.

La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria.

I- Risurrezione di Gesù Cristo
II- Ascensione al cielo
III- Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli
IV- Assunzione della gloriosa Vergine
V- La sua Incoronazione.

La quarta parte del Rosario contiene i misteri detti della Luce perché si contemplano episodi della vita pubblica di Gesù, lui che è la «luce che illumina ogni uomo».

I- Battesimo di Gesù al Giordano
II- Segno di Cana
III- Annuncio del Regno di Dio
IV- Trasfigurazione di Gesù
V- Istituzione dell’Eucaristia

Sono questi i venti fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime pie amano posarsi come api industriose per coglierne il succo mirabile e comporre il miele di una solida devozione.

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

La Madonna rivelò un giorno al beato Alano della Rupe che dopo il santo sacrificio della Messa, la prima e più viva memoria della passione di Nostro Signore, non vi è devozione più eccellente e più meritoria del Rosario, il quale è come un secondo memoriale e una rappresentazione della vita e della passione di Gesù.

Il padre Dorland riferisce che la Vergine santa disse un giorno al venerabile Domenico, certosino, devotissimo del Rosario, residente a Treviri nel 1431: «Ogni volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i misteri della vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale remissione dei suoi peccati». Anche al beato Alano ella disse: «Sappi che sebbene siano già numerose le indulgenze concesse al mio Rosario, io ne aggiungerò molte altre per ogni cinquanta Ave Maria in favore di quanti le reciteranno in stato di grazia e devotamente in ginocchio. A chi avrà perservato nella recita del Rosario in quelle condizioni e meditandone i quindici misteri, otterrò al termine della sua vita, come ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse e la colpa e la pena di tutte le sue mancanze. Tutto ciò non ti sembri incredibile; mi è facile, poiché sono la Madre del Re dei cieli, che mi chiama piena di grazia, e se ne sono piena, ne distribuirò ampiamente ai miei cari figli».

 

 

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)