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Novena di Natale n. 8: Vivete in Gesu’

Novena di Natale n. 8

Innamorati di Maria

Cari amici,
continuiamo la Novena in preparazione al Santo Natale seguendo le indicazioni che la stessa Regina della Pace ha fornito al Gruppo di Preghiera da Lei guidato attraverso Jelena a Medjugorje: accogliamo i preziosi consigli che ci ha fornito la stessa Madre di Dio!

(15/12/84) Messaggio della Regina della Pace al Gruppo di Preghiera di Medjugorje:
“Desidero che nei giorni della novena di Natale si mediti su questi temi:

8° giorno: Vivete in Gesù

JESUS071207_468x309Vivere in Gesù già da questa vita per  goderlo in eterno…
Come Lui dice nel vangelo di Giovanni al capitolo 15:
Io sono la vera vite e il Padre mio  è il vignaiolo. (…)
Rimanete in me e io in voi (…)
Chi rimane in me  e io in lui fa molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla (…)
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato
Sarebbe opportuno leggerlo fino alla fine, sono parole d’amore che rivelano Gesù vero  Dio fatto uomo per amore delle sue creature.
La Madonna ha portato Gesù in grembo ma tutta la sua vita è stata intimamente unita a Lui: prima che nascesse, nell’infanzia, nella vita pubblica e anche sotto la croce.
Dopo la resurrezione Lei è rimasta in Gesù attraverso la Chiesa… Nella Pentecoste vediamo proprio questo.
Anche noi restiamo “in Gesù” se restiamo “nella” Chiesa attraverso i Sacramenti, il Credo, e gli insegnamenti della nostra fede.

Impegno di oggi: ripeterò ogni volta che riuscirò a ricordarlo, mentre cammino per strada, mentre faccio le faccende di casa, mentre aspetto il bus… fino alla veglia di Natale: VIENI SIGNORE GESÙ !
E aggiungerò ogni volta un mio pensiero: Vieni Signore Gesù… nella mia famiglia… nel mio lavoro… nei miei pensieri…

Riflettiamo…
Vivere in Gesu’….

Andiamo per esclusione

Certamente, non vivo in Gesu’ quando desidero cose contro i Comandamenti, o che cadono nei sette vizi capitali

 

Non vivo in Gesu’, se mi dimentico di Dio….. se vedo il prossimo solo con sospetto o peggio, se desidero cose non lecite, se penso che uccidere sia una scorciatoia per togliere il male dal mondo… se penso di poter dire falsa testimonianza “per un fine buono”

 

Non vivo in Gesu’, quando eccedo nel mangiare, e/ o nel bere

Non vivo in Gesu’, quando me ne sto nella mia comoda poltrona anziche’ andare ad una riunione di qualche tipo (associazioni in cui possiamo dire la nostra, parrocchia, eccetera)

Non vivo in Gesu’, quando guardo – anche solo per un attimo – un’altra donna, o uno spettacolo “piccante”

Non vivo in Gesu’, quando conto gli spiccioli per fare “carita’ ” – superfluo del superfluo!

Non vivo in Gesu’ quando mi arrabbio, ma soprattutto quando conservo rancore

Non vivo in Gesu’, quando guardo con invidia persone felici e “appagate” dalla loro situazione, senza magari sapere quel che gli costa…..

Soprattutto, non vivo in Gesu’, se penso di bastare a me stesso.

 

Vivo allora in Gesu’, se rispetto i comandamenti ed evito di cadere nei vizi capitali…senza dimenticare che la TIEPIDEZZA e’ vista molto male da Cristo !!

 

Vieni Signore Gesù… nella mia famiglia… nel mio lavoro… nei miei pensieri…

 

Meditiamo su questo passo tratto dal Vangelo:

 

“Chi rimane in me  e io in lui fa molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla (…)”

 

Solo restando nella Chiesa, attraverso i Sacramenti soprattutto ma anche collaborando ad iniziative, uscendo da un modo troppo privato di vivere il cristianesimo, solo nella propria camera – salvo le vocazioni di clausura – potremmo supporre di vivere in Gesu’…. soprattutto, ricordiamoci quelle parole “senza di me, non potete far nulla”…siamo servi “inutili”!!

 

3 luglio: SAN TOMMASO Apostolo

 

 

SAN TOMMASO Apostolo

IdM-Buona giornata!

san tommasoPalestina – India meridionale (?), primo secolo dell’èra cristiana


Chiamato da Gesù tra i Dodici. Si presenta al capitolo 11 di Giovanni quando il Maestro decide di tornare in Giudea per andare a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli temono i rischi, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: «Andiamo anche noi a morire con lui», deciso a non abbandonare Gesù. Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità. Lui è ben altro che un seguace tiepido. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Dopo la morte del Signore, sentendo parlare di risurrezione «solo da loro», esige di toccare con mano. Quando però, otto giorni dopo, Gesù viene e lo invita a controllare esclamerà: «Mio Signore e mio Dio!», come nessuno finora aveva mai fatto. A metà del VI secolo, un mercante egiziano scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo. (Avvenire)

Patronato: Architetti

Etimologia: Tommaso = gemello, dall’ebraico

Emblema: Lancia

Martirologio Romano: Festa di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India.

Lo incontriamo tra gli Apostoli, senza nulla sapere della sua storia precedente. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. Ci sono ignoti luogo di nascita e mestiere. Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 11, ci fa sentire subito la sua voce, non proprio entusiasta. Gesù ha lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: “Andiamo anche noi a morire con lui”. E’ sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche brontolando.
Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità dopo la risurrezione. Lui è ben altro che un seguace tiepido. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta. Eccolo all’ultima Cena (Giovanni 14), stavolta come interrogante un po’ disorientato. Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: “E del luogo dove io vado voi conoscete la via”. Obietta subito Tommaso, candido e confuso: “Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?”. Scolaro un po’ duro di testa, ma sempre schietto, quando non capisce una cosa lo dice. E Gesù riassume per lui tutto l’insegnamento: “Io sono la via, la verità e la vita”. Ora arriviamo alla sua uscita più clamorosa, che gli resterà appiccicata per sempre, e troppo severamente. Giovanni, capitolo 20: Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era Tommaso. E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige di toccare con mano. E’ a loro che parla, non a Gesù. E Gesù viene, otto giorni dopo, lo invita a “controllare”… Ed ecco che Tommaso, il pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fatto. E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i tempi: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”.
Tommaso è ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade. Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo l’Ascensione. Poi più nulla: ignoriamo quando e dove sia morto. Alcuni testi attribuiti a lui (anche un “Vangelo”) non sono ritenuti attendibili. A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo. Sono i “Tommaso-cristiani”, comunità sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al cattolicesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali.

Autore: Domenico Agasso


 

Preghiera a San Tommaso Apostolo

O caro e glorioso San Tommaso,
tu sei modello perché hai creduto:
con il tuo esempio
aiutaci a seguire sempre Gesù
e a riconoscerlo Maestro di verità.

O caro e glorioso San Tommaso,
tu hai creduto perché hai veduto:
con la tua intercessione
aiutaci a credere anche senza vedere
e a sperare oltre ogni umana possibilità.

O caro e glorioso San Tommaso,
tu hai veduto perché cercavi:
con il tuo coraggio
aiutaci a cercare Gesù sopra ogni cosa
e nulla anteporre al Suo amore.

O caro e glorioso San Tommaso,
tu hai cercato perché amavi:
con il tuo esempio
aiutaci ad amare Gesù sopra ogni cosa
e a servirlo nei nostri fratelli.

O caro e glorioso San Tommaso,
tu hai amato perché fosti scelto:
con la tua presenza
aiutaci ad apprezzare la vocazione cristiana
e a condividerne la gioia.

O caro e glorioso San Tommaso,
tu fosti scelto perché prediletto:
con le tue preghiere
aiutaci a riconoscere Gesù presente tra noi
per incontrarlo un giorno in paradiso.

+ Carlo arcivescovo

Immagine di Gesù Misericordioso

 

 

IMMAGINE GESU’ MISERICORDIOSO

IdM-Buona giornata!

Grafica1

Venerazione dell’immagine di Gesù Misericordioso (22 febbraio 1931)

Il disegno di questo quadro è stato mostrato a Santa Faustina Kowalska nella visione del 22 febbraio 1931 nella cella del convento di Plock. “La sera, stando nella mia cella – scrive la santa – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido (…) Dopo un istante, Gesù mi disse “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te(Q. I del Diario di Santa Faustina, p. 26). Tre anni dopo Gesù ha spiegato il significato dei raggi: “I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua” (Q. I, p. 132). Non si tratta qui di un qualche effetto artistico, ma di una simbologia del quadro estremamente profonda.

Agli elementi essenziali del quadro appartengono le parole poste in basso: “Gesù, confido in Te”. “Gesù mi ricordò (…) che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza” (Q. I, p. 138). Gesù ha definito un altro particolare di questo quadro, ha detto infatti: “Il Mio sguardo da questa immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce” (Q. I, p. 140).

Qual è il significato di questo quadro?

Gesù ha legato la benedizione del quadro e la sua pubblica venerazione alla liturgia della prima domenica dopo Pasqua, festa della Divina Misericordia. La Chiesa legge in quel giorno il Vangelo sull’apparizione di Gesù risorto nel Cenacolo e sull’istituzione del sacramento della penitenza (Gv 20, 19-29). A questa scena del Cenacolo si sovrappone l’avvenimento del Venerdì Santo: la crocifissione e la trafittura del Cuore di Gesù con la lancia. “Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della Mia misericordia, quando sulla croce il Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia” (Q. I, p. 132). Gesù ha spiegato poi che “il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime” (Q. I, p. 132). Alla luce del Vangelo di Giovanni  l’acqua e il sangue stanno a significare le grazie dello Spirito Santo, che ci sono state donate per la morte di Cristo, ed in modo particolare i sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. L’immagine del Gesù Misericordioso rappresenta quella della Divina Misericordia poiché‚ nella passione, morte e risurrezione di Cristo la misericordia di Dio verso l’uomo si è rivelata con totale pienezza.

In cosa consiste il culto dell’immagine della Divina Misericordia?

L’immagine occupa una posizione chiave in tutta la devozione alla Divina Misericordia, poiché‚ costituisce una sintesi degli elementi essenziali di questa devozione: esso ricorda l’infinita fiducia nel buon Dio e il dovere della carità misericordiosa verso il prossimo. Della fiducia parla chiaramente l’atto che si trova nella parte bassa del quadro: “Gesù, confido in Te”. Inoltre l’immagine che rappresenta la misericordia di Dio deve essere per chiara volontà di Gesù un segno che ricordi l’essenziale dovere cristiano, cioè l’attiva carità verso il prossimo. “Essa deve ricordare le esigenze della Mia misericordia, poiché‚ anche la fede più forte non serve a nulla senza le opere” (Q. II, p. 278). La venerazione del quadro dunque consiste nell’unione di una preghiera fiduciosa con la pratica di atti di misericordia.

Le promesse legate alla venerazione dell’immagine:

Gesù ha definito con molta chiarezza tre promesse:

“L’anima che venererà questa immagine, non perirà” (Q. I, p. 18): cioè ha promesso la salvezza eterna (naturalmente praticando il culto della divina misericordia come esposto sopra).

“Prometto pure già su questa terra (…) la vittoria sui nemici” (Q. I, p. 18): si tratta dei nemici della salvezza e del raggiungimento di grandi progressi sulla via della perfezione cristiana.

“Io stesso la difenderò come Mia propria gloria nell’ora della morte” (Q. I, p. 26): ha cioè promesso la grazia di una morte felice.

La generosità di Gesù non si limita a queste tre grazie particolari. Poiché‚ ha detto: “Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia” (Q. I, p. 141), non ha posto alcun limite ne al campo ne alla grandezza di queste grazie e dei benefici terreni, che ci si può aspettare, venerando con incrollabile fiducia l’immagine della Divina Misericordia.

Ricordiamo infine che la Festa della Divina Misericordia, quest’anno cadrà domenica 27 aprile.

Nel 2002 Giovanni Paolo II ha istituito la Festa della Divina Misericordia con annessa l’Indulgenza Plenaria.