Recitare con frutto il S. Rosario n. 11

Recitare con frutto il S. Rosario n. 11

Innamorati di Maria

rosario

-Le preghiere che compongono il S. Rosario-
L’Ave Maria (seconda parte)

 

Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine santa al beato Alano della Rupe tre sono di maggior rilievo: la prima, che è segno probabile e prossimo di riprovazione eterna la negligenza, la tiepidezza e l’avversione per il Saluto angelico, che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la terza, che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare la Vergine santa e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a continuare ad amarla e servirla, finché suo Figlio per mezzo di lei non li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai loro meriti.

S. Luigi, molto severamente, sottolinea i comportamenti errati di alcuni che non sanno dare il giusto valore alla preghiera di Ave Maria: “Gli eretici, tutti figli del demonio che portano segni evidenti della loro riprovazione, hanno in orrore l’Ave Maria. Imparano bensì il Padre nostro, ma l’Ave Maria no: preferirebbero portare addosso un serpente piuttosto che la corona o un rosario. Anche fra i cattolici coloro che recano il marchio della riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta”.

E continua a spiegarci alcune sfumature: “La mia Ave Maria, il mio Rosario o la mia corona è la mia preghiera, è la mia più sicura pietra di paragone per distinguere quelli che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono nell’illusione dello spirito maligno. Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi con la loro sublime contemplazione, ed erano invece disgraziatamente ingannate dal demonio. Ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto con l’Ave Maria ed il Rosario che essi rigettavano come non meritevoli di stima”.

Ecco allora il valore dell’Ave Maria e cosa questa preghiera può donare a un’anima: “L’Ave Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell’anima di un predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni sorta di virtù. E più l’anima è irrigata da questa preghiera, più diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata contro ogni suo nemico. L’Ave Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli non sia dotato di molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa la saetta segreta che la Vergine santa suggerì a san Domenico e al beato Alano come la più efficace per convertire gli eretici e i peccatori. Da qui è nata l’abitudine dei predicatori — ce l’afferma sant’Antonino — di recitare un’Ave Maria all’inizio dei loro discorsi”.

L’Ave Maria, ci spiega S. Luigi, attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e di Maria. È infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al centuplo le benedizioni ricevute. «Io amo coloro che mi amano… per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri» (Pr 8,17.21). È quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria: «Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro scrigni». «Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà» (2 Cor 9,6). Orbene, recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e glorificare Gesù e Maria?

In ogni Ave Maria rivolgiamo una doppia benedizione, una a Gesù e una a Maria: «Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù». Inoltre con ogni Ave Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola per bocca dell’arcangelo Gabriele. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con maledizioni a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l’Ave Maria? Sarebbe forse la Regina del cielo — si chiedono san Bernardo e san Bonaventura — meno riconoscente e onesta delle persone di qualità elevata in questo mondo? Tutt’altro: ella le supera anzi in questa virtù come in tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi l’onoriamo con rispetto e che ella non ci renda il centuplo. «Maria — soggiunge san Bonaventura — ci saluta con la grazia se noi la salutiamo con l’Ave Maria».

Ed allora, chi mai potrà farsi un’idea delle grazie e benedizioni che il saluto e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?

Nel momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio, santa Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed il bambino che portava in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle benedizioni scambievoli della Vergine santa, noi pure, senza dubbio saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si riverserà nella nostra anima”.

Nella prossima mail concludiamo le riflessioni sulla preghiera di Ave Maria per poi trattare il tema sul valore della meditazione nella recita del Rosario!

I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

«Il beato Alano della Rupe ed altri autori, fra i quali il Bellarmino, riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un anno intero, al fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria. Si tratta — egli diceva — di un segreto ricevuto dal cielo. Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio. Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse erano già a letto, la Madonna, accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera. Era rivestita di un abito splendente di luce, sul quale era scritto da ogni lato in lettere d’oro: “Ave Maria gratia plena“. La celeste Regina si avvicinò al letto della sorella maggiore e le disse: “Ti saluto, figlia mia, che mi hai salutato così spesso e così bene. Vengo a ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato“. Anche le due sante vergini accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e tre scomparvero.

Un’ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due sante. Vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senz’alcuno splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò per l’abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima apparizione costei aveva notato che l’abito della Madonna era molto più splendente, e chiese il motivo della differenza. “Perché — rispose Maria — la tua sorella maggiore mi ha fatto un abito più bello, recitando meglio di te il Rosario“.

Circa un’ora dopo, la Madonna apparve una terza volta alla più giovane delle sorelle, vestita di uno straccio sporco e strappato e le disse: “O figlia, tu mi hai vestita così, ti ringrazio“. Piena di confusione, la giovinetta esclamò: “Possibile, Signora mia? Io vi ho vestita così male? Perdonatemi. Concedetemi del tempo per fare un abito più bello, recitando meglio il mio Rosario”.

Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per raccontargli quanto le era accaduto. Il sacerdote esortò lei e le altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più perfezione che mai; così fecero. Trascorso l’anno, sempre nel medesimo giorno della Purificazione, sull’imbrunire, la Madonna riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la prima volta dalle sante Caterina e Agnese che portavano delle corone, e vestiva un abito meraviglioso. Disse loro: “Siate certe, figlie mie, del paradiso, vi entrerete domani con grande gioia“. A ciò tutte e tre risposero: “Il nostro cuore è pronto, nostra cara Signora, il nostro cuore è pronto”. La visione disparve.

Quella stessa notte le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono di aver insegnato loro quella santa pratica. Dopo compieta la Madonna apparve loro ancora, accompagnata da un gran numero di vergini, fece rivestire le tre sorelle con abiti bianchi, dopo di che esse si avviarono verso la celeste patria mentre gli angeli cantavano: “Venite, spose di Cristo, ricevete le corone che vi sono preparate nell’eternità”» (J. A. Coppestein, Beati F. Alani redivivi tractatus mirabilis, c. 70).

 

 

(Segreto meraviglioso del santo Rosario di S. Luigi Maria Grignion de Montfort)

 

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